Per oltre trenta anni al Servizio Studi di uno dei maggiori gruppi bancari italiani con l’incarico di monitorare le problematiche del credito in Italia e nei maggiori paesi avanzati.
Nel suo percorso di formazione professionale l’Istituto Adriano Olivetti (ISTAO, Ancona), la University of Pennsylvania (Filadelfia, Stati Uniti) e l’Institute of International Finance (IIF, Washington DC, Stati Uniti).
La possibile acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit è una mossa impegnativa. Anche perché si prospetta non facile il rilancio del gruppo bancario tedesco
Le banche italiane allungano la serie di brillanti risultati. E alcune importanti operazioni lasciano intravedere in Europa una possibile ridefinizione degli assetti di mercato. Ecco quali
Il processo di costituzione dell’Unione Bancaria Europea ha consentito finora una strutturale rifondazione del circuito bancario continentale che oggi appare decisamente più solido. La febbre sovranista ed euroscettica allontana la possibilità di un suo completamento?
I risultati del primo trimestre, insieme al rinvio del taglio dei tassi, confermano il momento favorevole delle banche. Ma la Banca d’Italia invita alla prudenza e vara una nuova riserva di capitale: il SyRB
Le banche italiane continuano a vivere una stagione fortunata in Borsa. Quanto ai conti, l'andamento deludente dei ricavi da commissione è ampiamente compensato dalla crescita dei servizi di pagamento: merito della diffusione degli strumenti digitali e degli investimenti in IT
La bancassicurazione ha guadagnato ampio spazio in Italia, prevalentemente attorno alle polizze vita. Meno sviluppato il ramo danni, un’opzione possibile solo per un numero ristretto di aziende di credito
Ciclicamente le banche italiane sono al centro dei riflettori per l’ampiezza del loro portafoglio in titoli di Stato domestici. Un portafoglio che, di fatto, costituisce un'alternativa all'attività di finanziamento. Ecco le cifre e il confronto con gli altri paesi
I consuntivi 2023 si prospettano brillanti per le banche italiane. L’aumento del costo raccolta, la diminuzione dei volumi del credito, il possibile aumento delle rettifiche e la necessità di qualche aggiustamento patrimoniale prospettano però un futuro impegnativo
La quasi totalità delle banche centrali è impegnata nello sviluppo di una moneta digitale. Il primo passo è quello di costruire l’indispensabile sostegno politico. Mentre gli operatori privati in campo elaborano le loro strategie di difesa
Al posto dell'inconcludente battaglia contro gli extra-profitti, sarebbe il caso di occuparsi della rendita che, con i tassi in rialzo, le banche stanno lucrando sul deposito delle disponibilità liquide presso la Bce. Per di più con l'effetto singolare che il nostro Paese sta contribuendo alla remunerazione di banche di altri paesi dell’area euro
La soddisfazione degli azionisti delle banche italiane per la forte crescita del margine d’interesse potrebbe essere raffreddata dalla crescita dei prestiti irregolari. Tutte le cifre e i confronti internazionali
La decisa crescita degli utili facilita la navigazione delle banche italiane. Nel primo semestre 2023 il margine di interesse dei primi cinque gruppi è cresciuto del 56% e l'utile netto del 64%. Un quadro positivo destinato a permanere per buona parte del 2024. Con l’indebolimento della congiuntura economica e la correzione dei tassi preoccupano le rate dei mutui? Nonostante tutto, la crescita delle inadempienze potrebbe risultare contenuta
La dinamica favorevole degli utili lenisce i problemi, ma il sistema bancario italiano non ha risolto tutte le sue debolezze.Per i conti delle banche il rischio più ravvicinato sembra quello di una riduzione dell’attività di finanziamento, dovuto sia all’irrigidimento dei criteri di selezione degli intermediari (lato offerta) sia all’aumento dei tassi attivi, sia al deteriorarsi della congiuntura
Il circuito finanziario si propone sempre più come una realtà di vasi comunicanti. Da qui la preoccupazione per le difficoltà di alcune banche minori e per lo “stato di salute” dei fondi immobiliari rivolti al mercato non residenziale, con l’Europa come osservata speciale
I timori di una crisi acuta e diffusa a gran parte del circuito bancario internazionale sembrano allontanati. Il lavoro di riforma di questi anni è stato quindi utile per evitare il coinvolgimento dell’economia reale. Le vicende di queste ultime settimane, però, pongono problemi cui è difficile ma necessario dare rapida risposta. Come il costo per la collettività del moral hazard
Le banche festeggiano i risultati 2022. E alcuni trend positivi sono destinati a proseguire anche nell’anno in corso. I casi di Intesa, Unicredit, Bper, Mps
Per ora le banche brindano alla crescita del margine di interesse e del Roe. Ma gli effetti di inflazione e modifica dei tassi di riferimento sui bilanci si vedranno nel tempo. E se alcune regole contabili consentono alle banche di nascondere o ridimensionare le ricadute negative di questa evoluzione, non possono evitare un impoverimento patrimoniale
La svolta di politica monetaria decisa dalla Bce ha riflessi importanti per i mercati dei titoli di stato italiano ed europei. Banche e assicurazioni dovranno tenerne conto: ecco alcuni dettagli non secondari che pesano nei loro conti
Le banche sono state componente importante nel processo di contrasto delle spinte recessive determinate dall’esplodere della pandemia a livello globale. Aver verificato la tenuta del sistema può essere di conforto ora che la congiuntura economica volge nuovamente in senso sfavorevole
Il completamento della ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena assicura la sopravvivenza. La sua condizione, tuttavia, resta di gran lunga più critica degli altri gruppi europei travolti dalla crisi del 2008-09 e ancora beneficiari di un importante sostegno pubblico
È in atto un cambio di scenario rapido e intenso, con tempi e spazi di adeguamento molto limitati. Ne deriveranno conseguenze visibili sui conti delle banche, impatto difficile da valutare perché contenuto da alcune circostanze di segno favorevole. Crescerà la differenziazione di risultati tra banca e banca.
Affinché lo sviluppo digitale possa diffondere i suoi benefici deve realizzarsi “in piena sicurezza”. Questo soprattutto nell'attività di finanziamento esterna al circuito bancario. Ecco perché la Ue deve affrontare un processo di revisione dell’infrastruttura normativa
L’invasione dell’Ucraina sta determinando un radicale cambio di scenario. In senso decisamente sfavorevole per tutte le banche ma soprattutto per i due gruppi leader, Intesa e UniCredit
Non è facile stabilire a che punto è la rivoluzione digitale nelle banche italiane. Per ora sembra poco ambiziosa e si intravedono alcune criticità, come rivela una indagine della Banca d'Italia
Le istituzioni in crisi irreversibile non sono molto numerose in Italia. Eppure la sistemazione dei casi più importanti si sta rivelando un nodo difficile da sciogliere, molto più del passato
Le banche italiane si apprestano a chiudere il 2021 con risultati relativamente brillanti. Diversamente dal passato, questa volta i fattori di rischio sono prevalentemente nello scenario economico generale
Le IFNB stanno occupando uno spazio crescente nel circuito finanziario globale. Un processo in atto da tempo che determina profonde ripercussioni per le banche, per la politica monetaria, per la stabilità sistemica del circuito finanziario globale. Ecco il loro identikit aggiornato
Per MPS il tempo delle decisioni si sta avvicinando. Situazione complicata sotto ogni punto di vista, dalla debolezza patrimoniale alla scarsa redditività. Ecco tutti i fattori in campo e le soluzioni possibili
I fattori che stanno ridefinendo il profilo dei sistemi bancari sono numerosi, ma tra essi uno svetta decisamente sugli altri: il ridimensionamento del margine d’interesse. Come gestire l’impatto di questo processo è problema che riguarda l’intero circuito bancario globale.
La prima trimestrale del 2021 è risultata migliore delle attese. Troppo presto per parlare di una ripresa della redditività. Il governatore Visco invita le banche ad adottare un approccio attivo nella gestione del rischio di credito.
Il digitale ridisegnerà nel profondo la mappa del circuito bancario. Si tratta di un fenomeno irreversibile che tocca tutte le fasi della gestione dei finanziamenti, dalla concessione al rimborso, inclusi gli interventi sui prestiti problematici. Ne deriva un’erosione dei ricavi, la necessità di upgrading delle competenze e un investimento crescente in cybersecurity
Il risultato di un'indagine durata cinque anni sui rischi di 120 banche europee ha portato a correzioni dei ratio patrimoniali dell'ordine di 275 miliardi di euro del totale delle attività ponderate per il rischio. Questo si è tradotto nella decurtazione del Common Equity Tier 1 di oltre un quinto dell’aumento del CET1 ratio conseguito in media dalle banche europee tra il primo trimestre 2016 e fine 2020.
Secondo le rilevazioni della Bce, nell’ultimo giorno di marzo 2021 le banche dell’eurosistema hanno registrato un eccesso di riserve pari a quasi 3.200 miliardi, il doppio di quanto rilevato nella parte finale del 2019. Questo vuol dire un ammontare di raccolta ben più ampio della domanda di impieghi. Che cosa può risvegliare l'uso di questa liquidità nel sistema economico finanziario?
Le banche si stanno muovendo per contrastare il processo di deterioramento del portafoglio prestiti atteso nei prossimi mesi. Dopo i magri bilanci del 2020, il recupero di redditività è quanto mai legato al successo delle iniziative su questo terreno
Le operazioni di aggregazione bancaria si contano sulla punta delle dita di una mano. La prospettiva è che la situazione rimanga a lungo così: singole esperienze, non un flusso continuo e consistente. Una previsione che ovviamente esclude operazioni di M&A pesantemente finanziate dalla finanza pubblica
Ecco come le autorità dei diversi paesi hanno imposto alle banche limiti (fino al divieto) alle erogazioni a favore dei propri azionisti.Tra il dissenso dei detentori di capitale bancario e i sostenitori dell'obiettivo di rafforzamento patrimoniale. Con questi risultati.
Il risultato netto che le banche italiane hanno conseguito nel 2020 si prospetta - sulla base dei conti al 30 settembre - in forte flessione: dal price to book value ratio alle rettifiche sui crediti alle sofferenze, ecco tutte le debolezze del nostro sistema del credito
Se all’inizio della pandemia si tendeva a percepire come prevalenti i problemi di riduzione dell’offerta ora a preoccupare sono quelli di grave carenza della domanda. Con tasso di risparmio e depositi bancari a livelli record: questi.
Che influsso ha la diffusione del Covid-19 nel rapporto tra circuito creditizio e mercato immobiliare? Ecco i dati aggiornati, nell'Eurozona e in Italia
Molte circostanze rendono auspicabile un consolidamento del sistema bancario europeo, processo che invece procede lentamente. Il nuovo orientamento in materia della Bce e il perfezionamento nel 2020 di due significative operazioni di aggregazione bancaria possono mutare questo scenario?
Mentre la congiuntura economica è negativa, i finanziamenti a imprese e famiglie nei primi mesi della pandemia sono stati in forte espansione. Merito degli interventi della Bce e del varo dei programmi di garanzia statale. Ma quanti di questi prestiti potranno essere considerati in bonis, con apprezzabili “risparmi” sotto il profilo degli accantonamenti prudenziali?
L’11% circa dell’attivo totale delle banche italiane è costituito da titoli di stato nazionali. Per le banche minori si sfiora il 22%. In poco più di due anni questo portafoglio è cresciuto di quasi 120 mld. Che sia opportuno ridurre questo investimento è condiviso. Ma due circostanze stanno spingendo questo tema fuori dalla luce dei riflettori.
Ecco i primi dati certi per valutare l’impatto della pandemia sulla congiuntura economica: si tratta in particolare dei dati sull’andamento del credito e le micro informazioni ricavabili dai bilanci relativi al primo trimestre dell’anno in corso. E quantificano lo straordinario flusso di nuovi prestiti bancari delle settimane scorse
Quantificare e qualificare l’emergenza economica da Covid-19 è decisamente difficile: mancano dati e criteri interpretativi affidabili. In un contesto di incertezza, forse la cosa più utile è individuare i punti più solidi dello scenario cui agganciare i primi spezzoni di un possibile ragionamento sul futuro. Posizionandoci nel contesto bancario-finanziario, è dalle mosse della Bce che si può partire.
Sperando che l’emergenza sanitaria sia presto ridimensionata, si dovranno poi affrontare le non meno importanti conseguenze economiche di questa pandemia. La tenuta del circuito bancario sarà uno dei passaggi decisivi. Molte delle speranze di successo sono legate alla Bce, le cui prime iniziative sembrano aver colto l’estrema gravità della situazione.
Proposta come un'operazione "amichevole", l'Offerta pubblica di scambio che Banca Intesa ha lanciato su Ubi presenta molte incognite. Che qui vengono analizzate una per una. Con una certezza: Intesa offre carta, ma incassa un'ingente liquidità
Sono oltre dieci anni che le banche italiane (non diversamente da quelle europee) lottano per riconquistare un sostenibile equilibrio reddituale. La contrazione dei ricavi registrata in questi anni è divenuta strutturale. I costi operativi stanno subendo un parallelo ma più lento ridimensionamento. E poi ci sono anche significativi e non prevedibili oneri “non convenzionali”. Nell’insieme, il conseguimento di un conto economico soddisfacente non è ancora in vista.
Per le banche italiane non è arrivato ancora il momento della svolta favorevole. Il consuntivo 2019 si prospetta migliore di quelli del recente passato e superiore a quanto conseguito in numerosi altri paesi europei. Alcuni indicatori segnalano progressi ma importanti fragilità strutturali non possono considerarsi ancora risolte. Nel complesso resta forte la sensazione di una situazione vulnerabile, non sostenibile a medio termine
La redditività bancaria continua a mantenersi su livelli insoddisfacenti quasi ovunque. Se si scompongono i dati medi, emerge con chiarezza quanto diversificate siano le prospettive delle diverse componenti dell’industria bancaria. Pesano soprattutto la condizione dei mercati di riferimento e la scala dell’attività. Per ritrovare energia, il mondo del credito deve dare una sistemazione a quella parte del circuito bancario (circa un terzo del totale) che gli eventi e i processi di trasformazione di questi anni hanno spinto definitivamente fuori mercato.
Nella recente riunione del suo Consiglio direttivo, la Bce ha confermato il tratto decisamente accomodante della politica monetaria europea. Gli strumenti adottati per perseguire questo obiettivo hanno però parzialmente sorpreso. Si tratta delle modifiche apportate al profilo delle operazioni TLTRO III e le novità introdotte nel funzionamento della deposit facility.
Per le banche italiane si prospetta un futuro difficile. Le semestrali relative alla prima parte del 2019 segnalano una rilevante flessione dei ricavi, solo in parte compensata da una riduzione dei costi e delle rettifiche. Uno scompenso che grava in misura importante su istituti spesso in condizione di fragilità. È probabile che questo quadro sia destinato a deteriorarsi ulteriormente nel futuro immediato
A fianco delle istituzioni maggiori, in tutti i paesi operano decine di intermediari di dimensione minore. La loro dinamica è in questi anni sottoposta a forti pressioni, non ultime quelle indotte dal sistema di vigilanza unico europeo. La recente riforma del credito cooperativo ha avviato un processo di semplificazione tra le banche minori italiane.
La Borsa guarda con favore alle banche statunitensi, i cui consuntivi 2018 si presentano in effetti brillanti. Al positivo risultato dell’attività operativa si accompagna l’importante beneficio (oltre metà della crescita dell’utile netto) derivante dalla riforma fiscale varata dall’amministrazione Trump. Il sistema bancario statunitense appare complessivamente risanato. In alcuni settori del mercato dei finanziamenti bancari si colgono, tuttavia, preoccupanti criticità.
Il portafoglio titoli è uno dei fattori che più differenzia le banche italiane dal resto del circuito creditizio europeo. Per le banche del nostro Paese ha una dimensione relativa decisamente maggiore, è composto in misura più ampia di titoli di Stato, e questi sono soprattutto domestici. Anche se non con l’urgenza sollecitata altrove in Europa, rientrare verso la media continentale è un passaggio auspicabile.
La congiuntura spagnola si presenta da tempo più brillante di quanto contemporaneamente registrato nel resto dell’area euro (per non dire dell’Italia). Alle evidenze congiunturali si attribuisce spesso un significato quasi strutturale, con un implicito ridimensionamento dei persistenti ritardi e punti di debolezza di questo Paese. Ne deriva una “sopravvalutazione” che porta a conclusioni non corrette quando la Spagna viene posta a confronto con gli altri paesi, a cominciare dall’Italia.
Il legame tra dinamica economica e domanda di finanziamenti bancari delle imprese sta diventando strutturalmente più debole. Se nel caso delle imprese di maggiore dimensione l’indebolimento dei rapporti con il circuito creditizio è comportamento riscontrato da tempo, ora il fenomeno sta coinvolgendo in misura importante anche le PMI. Oltre all’aumento dell’autofinanziamento e della liquidità prontamente disponibile, determinante per il ridimensionamento del bancocentrismo è la crescita del mercato dei corporate bond.
Il sistema bancario europeo sta recuperando vigore ma non tutti i problemi sono risolti. La redditività prevalente resta ancora inadeguata e il consolidamento strutturale procede più lentamente di quanto necessario. In particolare, il risanamento del circuito bancario in Germania appare decisamente lontano dalla meta.
Il miglioramento della congiuntura economica non riaccende la domanda di credito delle imprese italiane. Il fenomeno sta acquisendo un profilo strutturale e sembra spinto da due tipi di cause, tra loro complementari: da un lato mutamenti nella gestione aziendale finalizzate ad un ridimensionamento dell’indebitamento esterno, e quindi inevitabilmente causa di una minore richiesta di prestiti bancari; dall’altro lato, crescita della capacità di offerta dei canali finanziari non bancari.
Il tono favorevole della congiuntura economica fa ritenere più vicino il momento di una correzione del profilo fortemente espansivo della politica monetaria. Le banche centrali hanno in effetti compiuto qualche passo in questa direzione. La forte crescita dell'indebitamento avvenuta in questo ultimo decennio suggerisce grande cautela nel gestire questa fase di evoluzione.
Il complesso processo di evoluzione in corso da tempo nello scenario geopolitico ha molte cause e numerosi protagonisti, tra i quali un posto di rilievo spetta certamente alla Russia. Sotto il profilo strettamente economico questo Paese sta evidenziando innegabili aspetti di forza. Nel riflettere sulla sua proiezione futura è però necessario non sottovalutare le sue altrettanto innegabili criticità.
Numerosi osservatori italiani ritengono che la Spagna stia raccogliendo i frutti di molti interventi di riforma completati negli anni delle crisi (quella del 2008-09 e poi quella del debito sovrano nel 2012), interventi invece non realizzati (o depotenziati) in Italia. Chi formula questa valutazione appare decisamente colpito dalla recente brillante performance macroeconomica. Al tempo stesso però non coglie l’ancora non risolto problema del risanamento del circuito bancario, obiettivo che gli eventi recenti hanno di nuovo dimostrato non essere stato affatto raggiunto.
L’ampio e inevitabile processo di ristrutturazione del sistema bancario europeo non sembra troppo lontano dalla sua conclusione. Il ridimensionamento degli aggregati contabili e delle strutture avvenuto in questi anni è stato decisamente intenso. L’ondata di operazioni di M&A da molti pronosticata non si è però verificata.
La decisione della Federal Reserve americana di rivedere al rialzo i tassi di riferimento lascia intravedere una nuova fase nella congiuntura economico-finanziaria internazionale. L’impatto della decisione della Fed è in ampia misura legato alle scelte delle altre banche centrali e in particolare della Bce, i cui passi devono considerare uno scenario interno molto complesso e differenziato.
In Italia la relazione rimane molto stretta, ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato. E le novità sono importanti. Non decisive tuttavia per garantire al nostro sistema economico un grado di resilienza adatto ad affrontare congiunture così negative come quella recente.
È possibile che la Brexit evidenzi ulteriormente aspetti di debolezza dell’attuale costruzione europea. È però decisamente più alta la probabilità che penalizzi le prospettive economico-finanziarie del Regno Unito. Gli elementi per ora a disposizione sembrano decisamente orientati in questa direzione.
Una larga parte del circuito finanziario internazionale è da tempo caratterizzata da tassi d’interesse negativi. Questo scenario ha assunto una dimensione veramente internazionale da quando (giugno 2014) la Bce ha posizionato in territorio negativo il tasso corrisposto sui depositi overnight. Più recentemente (febbraio 2016) anche il Giappone ha condiviso questa posizione. Tra i paesi che non hanno adottato tassi monetari negativi ci sono gli Stati Uniti. Combinandosi con le politiche di Quantitative Easing i rendimenti negativi dominano una parte significativa del mercato globale dei titoli pubblici ($11 trilioni a fine giugno, con la prospettiva di ulteriore incremento). La politica monetaria accomodante crea un temporaneo disincentivo per il risparmio e al contempo stimola fortemente gli investimenti; ma questo sforzo produce pochi risultati se non si individuano programmi di spesa produttiva.
Malgrado gli straordinari interventi di politica monetaria, la dinamica economica si conferma insoddisfacente, a livello mondiale ma ancor più nell’area europea Le possibili cause di questo andamento sono molteplici. Tra esse, molta attenzione viene dedicata a quella che fa riferimento al funzionamento del circuito finanziario, e in particolare alle difficoltà delle banche di significativa dimensione. Esiste certamente una interazione tra insoddisfacente condizione delle banche e debole congiuntura economica, un circuito causa-effetto che sembrerebbe agire in entrambe le direzioni. Inoltre, sia nell’ambito macroeconomico che in quello bancario esistono nodi strutturali il cui superamento si sta dimostrando più difficile di quanto inizialmente pronosticato. Due altri importanti punti fermi possono considerarsi acquisiti. In primo luogo, le difficoltà tanto di carattere economico quanto di natura bancaria sono di respiro globale ma la loro intensità risulta ampiamente maggiore nel caso europeo. In secondo luogo, nell’ambito bancario, esiste una specificità problematica che riguarda le banche di maggiori dimensione, un aspetto cui non è evidentemente estranea l’ampia riscrittura della regolamentazione internazionale avvenuta dopo lo scoppio della crisi del 2008-09.
La violenta tempesta economico-finanziaria che per circa sei anni ha investito il nostro Paese ha provocato l’espulsione dal circuito produttivo (fallimento, procedura concorsuale non fallimentare, liquidazione volontaria) di circa un quinto delle PMI attive nel 2007. A quelle che sono riuscite ad attraversare un periodo così difficile il contesto attuale (graduale miglioramento della congiuntura economica e condizioni finanziarie particolarmente accomodanti) offre l’opportunità per attenuare la fragilità finanziaria evidenziatasi durante gli anni della crisi. Nel prossimo futuro la dialettica competitiva tra canale bancario e mercato dei titoli dipenderà in misura non secondaria anche dalle ricadute delle decisioni assunte dalla Bce il 10 marzo scorso. Novità si scorgono sia sul versante della dotazione patrimoniale, sia per quanto riguarda il profilo dell’indebitamento. Nel complesso, però, la dimensione del problema sembra poco mutata.
Un recente rapporto dell’EBA ha messo in evidenza un complessivo miglioramento del sistema bancario europeo, che ha raggiunto un assetto più solido ed equilibrato. In 11 paesi (tra essi, Regno Unito, Paesi Bassi, Spagna, Germania) le nuove risorse patrimoniali avrebbero superato quelle necessarie al semplice adeguamento dei coefficienti patrimoniali, lasciando spazio ad un aumento delle attività. Non mancano però paesi (tra essi, Austria, Belgio, Irlanda, Svezia e Ungheria e, anche se con un’intensità molto limitata, Francia e Italia) in cui al rafforzamento patrimoniale ha contribuito significativamente la contrazione dell’attività. I rilevanti progressi realizzati sul piano patrimoniale autorizzano un prudente ottimismo sulle prospettive del sistema bancario europeo. Non sono poche, però, le zone d’ombra, tra l’effetto negativo sui margini bancari della discesa in territorio negativo di larga parte dei rendimenti finanziari.
Nei suoi primi cinque appuntamenti (l’ultimo a fine settembre 2015) il Targeted Longer-Term Refinancing Operations (TLTRO) ha messo a disposizione del sistema bancario europeo 400 miliardi di euro, dei quali 111 miliardi affluiti alle banche italiane. L’ammontare di risorse aggiuntive effettivamente immesso nel circuito bancario è tuttavia inferiore a questi due importi poiché una parte dei nuovi fondi è servita a rimborsare precedenti finanziamenti della Bce. Da parte sua, il Quantitative Easing, arrivato all’ottavo mese, ha prodotto evidenti riflessi per le attività economiche, indebolendo il rapporto di cambio dell’euro e spingendo al ribasso l’intera struttura dei rendimenti finanziari. Uno degli aspetti su cui è opportuno concentrarsi riguarda l’impatto degli interventi espansivi della Bce sul finanziamento delle imprese italiane, con riferimento non solo al circuito bancario ma anche a quello extra-bancario.
Negli ultimi due anni il sistema bancario spagnolo ha registrato un importante aumento degli utili grazie anche alla favorevole congiuntura economica. La crescita è stata tale da indurre Moody’s a rivedere la sua opinione su 20 importanti istituti di credito spagnoli stabilendo (raccolta depositi) 12 e 5 upgrading, rispettivamente, sul lungo e sul breve termine. A pensare che solo tre anni fa il sistema bancario spagnolo è stato salvato da un imponente intervento finanziato dall’Europa, ci si chiede come sia stata possibile una ripresa così rapida. All’osservatore attento però non sfugge che si sia trattato di un “congelamento”, non già di una risoluzione, dei più gravi focolai di crisi: banche nazionalizzate e non ancora riprivatizzate, foreclosed assets di dubbia liquidabilità ma soprattutto un rapporto fra circuito creditizio e mercato immobiliare non ancora normalizzato.
Una condizione economica favorevole può nascondere la debolezza del sistema bancario: ne sono la dimostrazione l’Austria e il Regno Unito. Il sistema bancario austriaco è sovradimensionato, ha un’ampia esposizione verso l’Est Europa ed ha subito grosse perdite per effetto del realizzarsi del rischio di cambio relativo ai prestiti denominati in valuta estera. Il Regno Unito ha un sistema bancario ancora convalescente dalla crisi internazionale del 2008-09. Nel complesso gli interventi pubblici di ricapitalizzazione del sistema bancario hanno superato i 110 miliardi di sterline, un impegno che ha contribuito non poco all’accresciuta importanza del problema del debito pubblico nel Regno Unito. Tutti i principali gruppi bancari inglesi sono impegnati in complessi processi di ristrutturazione, secondo strategie di rilancio basate sui seguenti elementi: i) rifocalizzazione sul mercato domestico, ii) con conseguente ridimensionamento della proiezione internazionale, iii) nell’ambito di una significativa diminuzione dello stato patrimoniale; nel portafoglio attività iv) accresciuta preferenza per il profilo di banca commerciale e v) parallelo disimpegno dall’attività di intermediazione nel mercato finanziario globale.
Ogni tanto si sente ripetere che saranno le non-banche a prevalere nell’intermediazione creditizia. Ma i dati dicono altro. E il futuro del banking without banks sembra sempre più lontano.
La prova degli stress test si è conclusa. E il patrimonio delle banche italiane ha superato l’esame della Bce. Salvo due eccezioni. Che non giustificano tuttavia il pessimismo ancora diffuso.
Elevate riserve liquide delle imprese rendono sterili gli interventi espansivi di politica monetaria. A rilevarlo recenti studi condotti da istituzioni private. Che mostrano come soprattutto i gruppi americani siano inclini al fenomeno. Talvolta per prudenza, talaltra per sottrarsi alla tassazione.
L’emergenza si può considerare finita. Ma in Germania i bilanci dei gruppi bancari registrano forti riduzioni dell’attivo e una redditività poco soddisfacente. Pesano i bassi rendimenti e la pesante struttura dei costi.
Per aumentare il credito alle imprese e rilanciare la domanda interna, la Bce rilancia le operazioni di rifinanziamento di lungo termine. Che si aggiungono ad altri strumenti come le immissioni settimanali di liquidità. Così per i banchieri è arrivato il momento di importanti decisioni sulla composizione del funding e degli impieghi.
La vigilanza unica è un passo avanti. Ma l'integrazione del mercato resta al palo. Come dimostra questa sorprendente analisi dei dati Bce sulle operazioni cross border.
La borsa ha apprezzato la forte svalutazione dei crediti. Ma la rete distributiva è da ridimensionare, senza poter cedere sportelli per assenza di compratori. Con ricadute significative su personale e immobili. Poi ci sono i titoli illiquidi, finiti sotto la lente della Bce. Per le due maggiori banche italiane gli esami non sono ancora finiti.