Giorgio Di Giorgio
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Giorgio Di Giorgio is Professor of Monetary Theory and Policy and Director of the Arcelli Center for Monetary and Financial Studies at LUISS Guido Carli University in Rome.In the past, he served as Chairman of the Department of Economics and Finance (2011-2014) and as Dean of the Faculy of Economics and Management (2007-2011) of the same University. He holds a Laurea in Economics cum laude from Sapienza University of Rome (1989) and a Ph.D. in Economics from Columbia University in the City of New York (1996). His research focuses on monetary policy, financial intermediation, dynamic macroeconomics, international finance and banking regulation.

Within his extensive publishing activity he had papers appearing on journals such as the Journal of Money, Credit and Banking, the Journal of Economic Dynamics and Control, the Journal of Banking and Finance, International Finance, the Journal of Financial Stability.

He is the Editor of Rivista Bancaria – Minerva Bancaria, one the oldest Italian academic journals in the field of banking and finance, a former Editor of the Journal of Banking and Finance, a co-editor of Economic Notes and a past President of the Multinational Finance Society.

Currently, he is Chairman of Banca Profilo and of Ver Capital Sgr. He also chairs the Supervisory Board of Vub AM, the asset management company of Intesa San Paolo in the Slovak Republic.

Ha pubblicato su FCHub:

Politica Economica

Le banche centrali riducono i tassi di interesse per sostenere le economie in affanno. Che cosa aspettarsi nei prossimi mesi? Dipenderà da come i sistemi economici sapranno reagire agli interventi di politica economica e ai diversi shocks esogeni che si realizzeranno, tra cui quelli indotti dai mutamenti climatici e dalle tensioni e conflitti bellici in corso

Politica Economica

Il debito elevato riflette gli ingenti disavanzi del settore pubblico, la bassa crescita  rende impossibile prescindere dal rispetto dei vincoli di bilancio di finanza pubblica, poiché non consente di ripagare nel tempo l’onere dei debiti accumulati. Ecco le scelte che dovrebbe comunicare il governo del paese e quelle che potrebbe affrontare il prossimo governo dell'Unione

Politica Economica

Nel giro degli ultimi 15 anni i modelli di controllo della BCE e della FED, pur in un contesto di ancora profonda differenza nella definizione degli obiettivi finali di politica monetaria, si sono avvicinati. Ecco le convergenze e le differenze ancora esistenti

Politica Economica

Ulteriori aumenti dei tassi di interesse potrebbero avere effetti fortemente negativi sia sull’economia reale che sul sistema finanziario. Meglio un sano “wait and see” che continui a monitorare il percorso di discesa dell’inflazione, mantenendo ancora per qualche mese tassi che sono comunque i più elevati di sempre nell’Eurozona e degli ultimi 20 anni negli USA

Politica Economica

Andamento demografico e riduzione della popolazione attiva nel mondo del lavoro ridurranno il ruolo del primo pilastro pensionistico. Ecco come si potrebbe incentivare la previdenza integrativa in modo automatico. Con la collaborazione dei nonni

Politica Economica

La Sospensione dello Stability and Growth Pact è stata importantissima durante la Pandemia, ma ora andranno adottate nuove regole fiscali, con implicazioni stringenti sulle capacità dei singoli paesi membri di adottare politiche macroeconomiche di stabilizzazione. Sui paesi ad elevato debito ci sarà sicuramente un'attenzione forte. Sarà necessaria una piena responsabilità nella gestione delle finanze pubbliche, senza tentare di scaricare “sui vicini di casa" oneri impropri

Politica Economica

È vero che il passo seguito da Fed e Bce nell'aumento dei tassi può impattare molto negativamente sul clima economico e sui paesi più indebitati. Aumenti meno incisivi sarebbero preferibili. Ma l’indipendenza delle banche centrali rimane un “bene pubblico” da preservare. Per preparare la strada alla ripartenza serve quindi che la politica offra alle banche centrali sponde per un coordinamento efficace con le altre politiche economiche

Politica Economica

Il contributo dei tre nuovi premi Nobel per l'economia ha migliorato nel concreto la nostra capacità di comprendere i fattori determinanti delle crisi finanziarie e di predisporre opportuni strumenti di rimedio e di intervento a beneficio delle autorità di politica monetaria, di regolamentazione e vigilanza

Politica Economica

Dopo dieci anni di mancato raggiungimento degli obiettivi sull'inflazione, alla Bce conviene adesso seguire la FED sulla strada dei forti aumenti dei tassi nelle prossime due sedute?  La risposta è no, sostiene l'autore. Anzi, rischierebbe di condurci da un forte rallentamento dell’attività economica alla recessione conclamata. E richiederebbe una rapida marcia indietro da parte della stessa BCE. Peggiorando ulteriormente la percezione sulla sua capacità di anticipare correttamente le dinamiche economiche

Politica Economica

Il cambio di passo della Banca centrale europea va in controtendenza rispetto all’adozione di “regole” che, a partire dagli anni '80 e fino alla grande crisi finanziaria, aveva rafforzato l’indipendenza istituzionale della banca centrale e portato alla fissazione di obiettivi numerici e automatismi di condotta che garantivano disciplina e trasparenza nelle decisioni delle autorità di politica monetaria

Politica Economica

Normalizzare la politica monetaria significa uscire dai tassi di interesse negativi. Una politica monetaria “normale” torna a gestire la dinamica dei tassi di policy, e degli altri strumenti a disposizione, in modo coerente con la sottostante evoluzione dell’andamento economico e dei prezzi. La decisione di rimuovere il fenomeno più eclatante degli ultimi otto anni, cioè i tassi negativi, va salutata con soddisfazione

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

In Europa, il quadro complessivo dipende dagli sviluppi del conflitto in Ucraina. Qualora questo terminasse a breve, è plausibile che i fattori di rischio downside all’economia possano rapidamente essere riassorbiti, conducendo la BCE a valutare, subito dopo l’estate, la cessazione degli stimoli e l’avvio della normalizzazione della politica monetaria anche sul fronte dei tassi di interesse. Un prolungamento della guerra consiglia invece di non attivare interventi che potrebbero rendere inevitabile una nuova forte contrazione dell’attività economica nell’Eurozona

Giorgio Di Giorgio
Mercato Finanziario

Gli interventi delle banche centrali, la politica super espansiva dei governi, gli aumenti delle materie prime sono il cocktail esplosivo che spinge l'inflazione. Ecco l'outlook per il 2022 (e oltre) e le opportunità che il nuovo quadro offre ai risparmiatori

Giorgio Di Giorgio e Alberto Pozzolo
Politica Economica

Le banche possono svolgere una parte importante nel percorso di uscita dalla recessione causata dalla pandemia. È però importante evitare che quelle stesse politiche che aiutano le banche a sostenere le economie possano causare nuovi problemi di azzardo morale. Una buona parte dei lavori contenuti nell'ultimo volume di Rivista Bancaria-Minerva Bancaria è dedicata ad analizzare gli effetti di alcuni di questi interventi di policy

Politica Economica

Nell'ultima riunione, la Fed ha ammesso che la robusta ripresa economica in atto fa ritenere plausibile l'anticipazione della normalizzazione degli interventi di politica monetaria al 2023, se non prima. Se entro fine anno si consolideranno i progressi recenti, la Fed inizierà a levare, con calma, il piede dall’acceleratore della sua macchina di acquisto di titoli, riducendo il ritmo degli stessi per due o tre trimestri consecutivi, in un contesto di tassi a breve invariati

Banche

Quali saranno gli impatti del post-crisi per le banche italiane? Fine del blocco dei licenziamenti e delle moratorie dei debitori potrebbero avere un effetto bomba sui bilanci. Ma oltre ai problemi congiunturali, il sistema del credito dovrà affrontare le sfide di fondo, che richiedono scelte coraggiose

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

La batteria di strumenti che la banca centrale ha rinnovato è imponente. Testimonia che il contesto macroeconomico, dal lato dell’economia reale, è caratterizzato da numeri simili solo a quelli sperimentati nel corso di una guerra o di una catastrofe naturale di entità gigantesca

Politica Economica

La ripresa autunnale tra recessione economica, ripresa della pandemia, e una prima verifica dell'efficacia delle misure prese in fase di emergenza. Che andrebbero calibrate meglio puntando a riforme per l'ammodernamento delle strutture sociali, produttive e infrastrutturali

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

Il governo Conte porta a casa un risultato importante. Ora il Piano nazionale che l'Italia presenterà a Bruxelles deve recuperare lo svantaggio accumulato dal paese negli ultimi trent'anni. E per realizzare le riforme dovrà cambiare regole e procedure, intaccare rendite di posizione e imporre sacrifici dolorosi

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

Al piano Colao manca un tassello fondamentale:la spinta a cercare di stimolare un migliore funzionamento del mercato del lavoro, e in particolare la ridotta partecipazione al mercato del lavoro di giovani, donne e nel Sud. Per una proposta concreta basterebbe seguire i consigli di uno dei più originali economisti del secolo scorso, Edmund Phelps, premio Nobel per l’economia nel 2006 e grande studioso del mercato del lavoro e delle cause strutturali della disoccupazione

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

Una disamina lucida e puntuale delle fragilità del Paese. Dal debito pubblico al sistema bancario, dalle inefficienze del mercato del lavoro e dei beni al fisco. Un'agenda per stimolare un dibattito tra società civile e forze politiche e con cui delineare la nuova Italia da costruire dopo la crisi

Politica Economica

In un'economia in crisi, il settore pubblico deve intervenire per sostituire la domanda privata ridotta. Ma non basta. Oltre al capitale pubblico, anche il ruolo degli investimenti privati è essenziale. Aprendo una serie di asset class al mercato retail con opportuni incentivi, si potrebbero mobilizzare risorse addizionali per un grande piano di ammodernamento del paese

Giorgio Di Giorgio e Guido Traficante*
Politica Economica

Il dibattito sulle risposte di policy appare oggi troppo concentrato sugli strumenti e poco sugli obiettivi da raggiungere. Con tassi di interesse negativi, se la banca centrale vuole davvero stimolare l’economia, l’helicopter money potrebbe essere indirizzato non solo alle famiglie, ma anche alle imprese ed eventualmente per il finanziamento di alcuni “mirati” investimenti pubblici.

Giorgio Di Giorgio e Giuseppe Zito*
Politica Economica

Non è vietato dai Trattati europei. E anche Mario Draghi ha affermato che l’helicopter money è una possibilità da esplorare in determinate condizioni. Perché non pensare, allora, di affidare alla Banca Centrale Europea la responsabilità di un semplice e immediato trasferimento avente natura “fiscale”? Per esempio, accreditare 200 euro ogni mese ad ogni singolo residente nell’area dell’Euro

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

In pochi giorni, nel mezzo di una tempesta in atto sui mercati finanziari, ci siamo ritrovati di colpo indietro di 12 anni. In meno di un mese le borse, dai massimi di inizio febbraio, hanno lasciato sul terreno tra il 25 e il 40% e gli spread dei paesi più fragili si sono impennati. Come nel 2008, sono le politiche economiche ad essere chiamate a reagire agli eventi, e sia Fed che Bce hanno preso provvedimenti immediati. Cos'altro si potrebbe fare? Ecco le proposte

Mercato Finanziario

Rischio liquidità. Rischio indebitamento. Quotazioni di borsa troppo alte. I segnali di fragilità dell'economia mondiale tenuti sotto controllo dalla Federal Reserve aumentano. Per evitare una nuova crisi finanziaria, alle mosse dell'autorità monetaria si devono aggiungere le politiche fiscali e industriali

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica
Giovedi 12 settembre, la Banca Centrale Europea ha annunciato una nuova serie di interventi volti a favorire, in primo luogo, il tentativo di riavvicinarsi all’obiettivo della stabilità dei prezzi, definito come un tasso di inflazione vicino ma inferiore al 2% su base annua; ma anche a sostenere l’attività economica, l’occupazione e la dinamica del settore...
Politica Economica
Le recenti previsioni sull’andamento dell’economia mondiale formulate dal Fondo Monetario Internazionale e dall’OCSE indicano un rallentamento dei tassi di crescita nella gran parte dei paesi analizzati. Le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, le difficoltà congiunturali e politiche in Europa, anche connesse alla Brexit, e le crisi in alcuni importanti paesi emergenti (Argentina e Turchia),...
Banche

Pubblichiamo in anteprima l'editoriale in uscita sul numero 1/2019 di "Minerva Bancaria".  Per approfondire: convegno “Banking package: nuove sfide per le banche italiane”, il 14 marzo a Milano (https://rivistabancaria.it/wp-content/uploads/2019/03/Locandina_CER_Rap14-3-2019.pdf). Per iscriversi: redazione@editriceminervabancaria.it  

Politica Economica
Le turbolenze e la volatilità dei mercati finanziari nella prima parte dell’anno in corso, in buona parte anche foraggiate da motivazioni di ordine geopolitico, hanno riproposto il tema della lunga espansione dell’attività economica negli Usa e di quanto essa possa oggi considerarsi a rischio.  In effetti, a partire dal 2009, l’economia statunitense ha sperimentato una...
Giorgio Di Giorgio
Politica Economica
A dieci anni dalla crisi finanziaria globale che scosse fortemente il sistema economico mondiale, e richiese risposte straordinarie da parte delle autorità di politica monetaria, fiscale e di regolamentazione e vigilanza, non v’è dubbio che uno dei puzzles ancora irrisolti riguarda l’andamento del tasso di inflazione nelle maggiori economie industrializzate. Nel secondo dopoguerra, l’inflazione, infatti,...
Politica Economica
Cambio di guida per la Federal Reserve. Janet Yellen lascia il Board of Governors, dopo 8 anni, di cui 4 da Chair, e viene promosso al timone della Banca Centrale Americana Jerome Powell, che già dal 2012 siede in uno dei 7 posti (al momento occupati solo per meta’) del Consiglio Direttivo della Fed. Vale...
Dopo un decennio di stagnazione, aperto dalla crisi finanziaria del 2007, l’Europa è in ripresa. A quali condizioni l’Italia può agganciare questo treno e non limitarsi soltanto a timidi riflessi congiunturali? Certo, occorrono riforme strutturali di fronte ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione, ma qual è il modo migliore per farle? Come superare le colonne d’Ercole...
Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

L’economia italiana mostra segnali di ripresa incoraggianti e l’inflazione rimane sotto controllo. Tuttavia, la riduzione della pressione fiscale, necessaria per la competitività delle aziende e per sostenere i consumi delle famiglie, non può essere realizzata senza interventi di contenimento e di rimodulazione della spesa pubblica, che consentano anche la ripresa di investimenti produttivi in infrastrutture e in capitale umano. La riforma degli enti locali e della giustizia civile è tuttora in corso. La spesa pensionistica rimane elevata e non consente politiche di diverso sostegno “sociale”. Il rientro da un debito eccessivo è questione che balzerà al primo posto finito il QE e richiede anche di riprendere seriamente una politica di liberalizzazioni, dismissioni e privatizzazioni. Nel contesto di una ripresa che va rafforzandosi, non bisogna dimenticare che la sfida delle riforme rimane ancora da combattere e da vincere.

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

In un contesto di generale, seppure graduale, espansione dell’economia mondiale e di quella dell’area dell’euro, la crescita dell’economia italiana prosegue molto lentamente, ad un ritmo pari alla metà di quello dell’eurozona, che dovrebbe conseguire a fine anno un tasso di espansione di circa 2 punti percentuali, simile a quello degli USA. Per effetto delle crisi dei mutui subprime e del debito sovrano, l’Italia ha perso oltre il 20% della capacità produttiva nel settore manifatturiero, il PIL resta 8 punti percentuali inferiore a quello osservato nell’estate del 2007. Una robusta ripresa dell’economia è minata dal debito pubblico e dalla situazione del settore bancario, le cui sofferenze rappresentano circa il 50% del totale dei crediti deteriorati europei. Senza dubbio non aiuta l’incertezza politica che impedisce di riprendere il cammino di riforme più volte intrapreso ma mai completato. Le difficoltà del settore bancario italiano dipendono in modo rilevante dalla prolungata depressione dell’economia e la sua ridotta profittabilità è comune a tutti i sistemi bancari caratterizzati dal modello di intermediazione creditizia tradizionale. I recenti interventi normativi sul settore bancario - molti, dalla riforma delle popolari al passaggio a due-tre gruppi nel mondo del credito cooperativo - vanno nella giusta direzione, contribuiscono al raggiungimento di una stabilità maggiore. Il perdurare di tassi di interesse bassi per un periodo ancora lungo richiederà ulteriori razionalizzazioni, modernizzazione dei canali distributivi e investimenti tecnologici, fin qui assai compressi, che mettano le banche in grado di cogliere i vantaggi delle innovazioni disponibili sia nel settore dei pagamenti che dei servizi e dei prodotti finanziari.

Politica Economica

Il 2017 si apre con un interessante outlook economico globale: nei paesi industrializzati riprendono gli investimenti, le politiche economiche si mantengono espansive, l’inflazione rimane contenuta, seppure in lieve aumento, e il tasso di disoccupazione si riduce anche nell’Eurozona. Nei paesi emergenti, invece, la situazione è meno brillante. Ci si dovrebbe attendere una dinamica di mercato generalmente serena e moderatamente favorevole. Tuttavia, si tenga conto che i mercati sono influenzati dagli eventi “politici” rilevanti almeno, se non più, quanto lo sono dai fondamentali dell’economia.

Banche

In un contesto di generale difficoltà, che ha scosso l’iniziale ripresa della fiducia dei consumatori, nel 2016 il settore bancario italiano ha visto consolidarsi e aumentare le conclamate difficolta’ di alcune banche, sfociate in vere e proprie situazioni di emergenza e crisi, come nel caso delle banche venete e di MPS. La ridotta profittabilità dell’intero sistema bancario, ancora molto concentrato sul modello tradizionale di intermediazione creditizia, che soffre della compressione nei tassi di interesse indotta dalla politica monetaria ultra espansiva, e la scarsa apertura alla digitalizzazione e all’affermarsi di nuovi canali distributivi meno costosi ha reso evidenti l’insostenibilita’ di reti sovradimensionate in termini di filiali e personale. A tali fenomeni macro, che interessano in modo simile i sistemi bancari di tutta l’Europa, si è aggiunto il problema domestico di un livello eccessivo delle sofferenze e dei crediti deteriorati. In questa situazione, per il sistema bancario italiano si prospetta un violento, ma rapido, processo evolutivo per traghettare il Paese verso la crescita economica.

Politica Economica

Gli episodi di inflazione e di stagflazione che seguirono gli anni ‘70, le rivendicazioni salariali e gli shocks petroliferi, indussero in molti paesi la convinzione che fosse meglio separare la gestione della politica monetaria da quella fiscale, attribuendo alla prima il controllo dell’inflazione e alla seconda la responsabilità di stabilizzare il ciclo economico e di gestire al meglio il debito pubblico. Oggi, alla luce di quanto successo in Giappone e negli Stati Uniti, ci si chiede se la politica monetaria da sola possa far ripartire in modo stabile la crescita o se, piuttosto, non debba essere accompagnata da una robusta riduzione permanente delle imposte (data l’elevata pressione fiscale media nell’eurozona). È ormai chiaro che o ci muoviamo verso un completamento fiscale (e finalmente politico) dell’eurozona, oppure il futuro vedrà ridursi (e di molto) l’area in cui gli euro continueranno a circolare ed avere corso legale.

Politica Economica

Gli interventi di politica economica moderatamente espansivi messi in atto nel 2015 hanno segnato il ritorno ad un favorevole contesto macroeconomico. Tuttavia, al di là dell’entusiasmo che ha rianimato la fiducia di imprese e consumatori e della rinnovata vitalità con cui gli investitori esteri sono tornati a guardare all’Italia, il paese permane in una situazione di pericolosa fragilità finanziaria dovuta al pesante livello di indebitamento. Sebbene la “crisi da debito” sia alle spalle, occorre agire a fianco della BCE con un aggiustamento fiscale determinato e duraturo.

Politica Economica

Nel Rapporto dei 5 Presidenti del giugno 2015 è contenuto l’annuncio di voler procedere a definire anche il terzo pilastro della Banking Union, attraverso la costituzione di uno schema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS). Data la forza delle attuali spinte centrifughe, alimentate dalle vicende relative al negoziato con la Grecia e dalla gestione del problema dell’immigrazione, sarebbe utile raccogliere immediatamente le reazioni informate dei singoli governi e parlamenti nazionali alla proposta, per comprendere al meglio la sua realizzabilità in tempi ragionevoli. L’adozione di EDIS aumenterebbe la complessità dell’architettura di regolamentazione e vigilanza finanziaria. Inoltre, con maggior forza si avverte la necessità di disporre di una sola Autorità in grado di gestire in modo unitario le diverse fasi di vita (nascita, sviluppo, crisi, morte) di una banca.

Giorgio Di Giorgio
Politica Economica

Dopo gli interventi sui tassi ufficiali, la Bce punta sul quantitative easing per far ripartire gli investimenti. Da marzo le banche centrali nazionali acquisteranno obbligazioni dell’area euro con elevato rating creditizio. Intanto il deprezzamento della moneta unica…

Banche

Le imprese italiane sono sottocapitalizzate ed eccessivamente sbilanciate sul finanziamento a breve termine. Soprattutto bancario. Lo conferma una nuova ricerca Casmef-Assosim. Ecco come si è mosso il legislatore per sviluppare un mercato privato del capitale di debito.

Politica Economica

Con tassi di interesse nominali quasi azzerati, le banche centrali sono costrette a ricorrere a nuovi strumenti. Così cercano di orientare le aspettative degli operatori prendendo impegni per il futuro. Ma nulla garantisce che le promesse siano rispettate.