Manager e Board Member nel mondo dei Financial Services, è attualmente Senior Advisor di Roland Berger, Senior Advisor di Terzi & Partners e Presidente della quotata Borgosesia spa, alternative asset management company. Professore a contratto di Financial Management nel corso di laurea in lingua inglese di Finanza presso la Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative dell’Università Cattolica, dal 2019 è Membro del Comitato Scientifico di CSEA (Centro Sudi di Economia Applicata) della stessa Università.
Laureato in Economia all’Università di Parma ed in Scienze Politiche all’Università di Milano, ha assunto crescenti ruoli manageriali nel mondo bancario sino a quello di Direttore Generale di Banco Bpm (2017-2019) e Banco Popolare (2012-2016). Nel decennio precedente ha ricoperto i ruoli di Chief Financial Officer del Banco Popolare, Vice Direttore Generale del Banco Popolare di Verona e Novara, Amministratore Delegato di Banca Aletti Private & Investment Banking.
Dal 2017 al 2019 ha ricoperto le cariche di Consigliere di Amministrazione per l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e nel Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi; dal 2000 al 2011 è stato Board Member di Borsa Italiana. Presidente, Vice Presidente o Consigliere di Amministrazione in numerose società operanti nel campo del CIB (Banca Akros, Efibanca, Aletti Merchant), dell’Asset Management (Arca sgr, AlettiGestielle sgr), del Private Equity (SEIEF, AF Mezzanine, Aletti Private Equity, Palladio Finanziaria) e del Leasing (Alba Leasing), è stato anche Consigliere di Amministrazione e membro del Comitato Esecutivo della Banca Popolare di Novara e del Credito Bergamasco.
Per quindici anni (1994-2009) Docente di Statistica dei Mercati Monetari e Finanziari presso la Facoltà di Economia dell’Università di Bergamo, collabora con riviste specialistiche di economia e finanza quali Minerva Bancaria e Rivista Internazionale di Scienze Sociali (Vita e Pensiero). È da sempre impegnato nel Terzo Settore e nella Cultura, attraverso l’impegno di volontariato in varie realtà nazionali.
Per far emergere quel valore intangibile che risiede nella logica della sostenibilità, si sta facendo strada il modello della “Società Benefit”, cioè di società con la duplice finalità di generare profitti per gli azionisti e anche esternalità positive per l’ambiente e le comunità in cui operano. Con vantaggi sotto il profilo reputazionale, una migliore allocazione delle risorse e un minor costo del capitale. Ideale in particolare per le medie aziende che connotano il tessuto produttivo italiano
Il private equity “paziente”, più conosciuto come permanent capital, può essere il più adatto ad accompagnare la trasformazione e la crescita delle aziende di media dimensione. Prevede una logica di investimento con un orizzonte temporale di medio-lungo termine, orientato ad affiancare l’imprenditore ed il management in strategie di sviluppo di ampio respiro. In Italia il bacino potenziale è ampio e offre molti vantaggi. Al sistema paese e anche agli investitori
Uno dei cardini dei Piani Industriali bancari è lo sviluppo dell’offerta bancassicurativa. Eppure, stando alle performance delle varie banche, il potenziale di crescita è ancora notevole rispetto all’attuale contributo ai ricavi. Servono quindi interventi efficaci sulla relazione tra assicurazione banca. Ecco in quale direzione
Sono cambiati i comportamenti delle famiglie e gli stili di vita, con riflessi inevitabili sulle modalità di ricorso al credito nelle sue varie forme. Per il credito al consumo sarà quindi cruciale lavorare sulla profilazione della clientela e rivedere le strategie di marketing. Nella prospettiva di nuove opportunità per quest’area di business
Per molte banche commerciali le filiali sono un peso in termini di costo. Ma affidare la propria competitività solo alla contrazione delle reti non risolve i problemi degli istituti: la filiale è il terminale di un modello organizzativo. Quindi risente delle inefficienze prodotte a monte
Crescere per recuperare redditività. È il pensiero di molti e la stessa BCE sembra assecondare la tendenza al consolidamento del sistema bancario. Ma davvero la performance dipende direttamente dalle dimensioni?
Lo smart working non è un semplice trasloco dall’ufficio all’abitazione. Spinge a ripensare la gestione della banca secondo modelli rivisitati in radice. Non per creare una generazione di “tele-workers”, ma per riprogettare le modalità di perseguimento dei target, i processi e la tecnologia.
Primo, sbloccare gli investimenti pubblici: i soldi ci sono, dice il manager che ha guidato Ferrovie e che ora passa alla multi-utility A2A. Quello che va cambiato è la burocrazia che ne rallenta l'utilizzo. Secondo, contare sulla forza economica e progettuale delle grandi imprese, perché la nostra struttura industriale non è distrutta, ma solo congelata. Basta rimetterla in pista
La compressione della redditività e la competizione che viene da “neo-banks” e fintech sono una sfida sempre più evidente per le banche. Il ripensamento dei modelli organizzativi e di offerta, delle architetture IT e una gestione innovativa delle risorse umane sono opportunità da cogliere per mantenere la centralità delle banche commerciali.