INFRASTRUTTURE E PNRR
Soluzione partner pubblico-privato

Il rilancio delle infrastrutture non dipende solo dal PNRR. Ecco che cosa serve, secondo la più grande impresa italiana del settore, la più grande banca, l'advisor più influente. Il dibattito generato dall'ultimo numero di Economia Italiana

«Non esiste momento storico più̀ opportuno di quello attuale per analizzare il tema delle infrastrutture affinché queste tornino ad essere il volano dello sviluppo economico italiano». Questo il messaggio degli editor Paolo Giordani e Alberto Petrucci, (cfr. https://fchub.it/infrastrutture-motore-di-sviluppo/) professori di economia alla Luiss, al convegno di presentazione del n. 2/2021 della rivista Economia Italiana da loro curato e presentato il 25 novembre presso il Centro C.A. Ciampi per l’educazione monetaria e finanziaria della Banca d’Italia.  Sul tema si sono confrontati con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, accademici e massimi esperti del settore. 

Gli studi presentati al Convegno offrono in effetti prospettive e visuali nuove per capire quali e quante Infrastrutture “sostenibili” servono al Paese, dove possono essere più utili per colmare i numerosi gap creatisi anche in anni di riduzione della quota di investimenti nel settore, con quali formule pubblico-privato realizzarle. 

Sul criterio della sostenibilità ha insistito il ministro Giovannini. Non solo la mobilità ma anche le infrastrutture devono rispondere a criteri di sostenibilità. Il loro contributo allo sviluppo non può più essere misurato solo in termini di crescita del PIL, ma sotto tutti gli aspetti: dell’occupazione, della loro fruibilità – in una prospettiva immediata ma anche delle occasioni che le infrastrutture stesse possono creare nel medio termine – dell’impatto ambientale, ovviamente. Si tratta alla fine di comprendere e saper prefigurare – in una politica di lungo periodo – l’operato dei fattori abilitanti messi in atto con la realizzazione delle infrastrutture. Si pensi solo all’enorme potenziale creato nel Nord- Centro Italia dalla alta velocità. Occorre immaginare un paradigma nuovo di sviluppo che necessità anche di saper prevedere il futuro a lungo termine. Basti un esempio. Oggi circolano in Italia quasi 50 milioni di autovetture, a metà del secolo potrebbero essere la metà. Quali infrastrutture si devono disegnare allora? Occorre anche un passo avanti nelle metodologie di studio delle potenzialità (capabilities) delle infrastrutture di abilitare lo sviluppo, ha concluso Giovannini

L’analisi economica presentata nei saggi di Economia Italiana www.economiaitaliana.org offre dunque nuove fotografie del Paese, nuovi criteri di misurazione dei divari territoriali, analisi sulle possibili forme di finanziamento delle infrastrutture (si pensi ai green bonds). Sul tema si è soffermato l’ex Ministro del Tesoro, Giovanni Tria, professore all’Università di Roma “Tor Vergata”. Tria ha sottolineato due aspetti fondamentali: la necessità di intervenire sulla obsolescenza delle infrastrutture con investimenti appropriati e il fatto che oggi viviamo una situazione speciale – anche se temporanea – grazie al Next Generation EU e alla sospensione del patto di stabilità. Non c’è più lo spiazzamento ai danni del settore privato da parte della spesa pubblica, il crowding out,  sia pure se fatta per finanziare investimenti, ma c’è abbondanza di risorse, tale da generare un crowding-in, ovvero una domanda aggiuntiva creata dalle nuove infrastrutture che favorisce gli investimenti privati e i redditi e di conseguenza i consumi delle famiglie. 

Ma occorre far presto!  Il PNRR con la sua iniezione da 235 miliardi tra risorse europee e nazionali è la cura che l’Italia aspettava da tempo, ma impone che tutti i progetti siano definiti rapidamente e realizzati entro il 2026 e che siano realizzate le riforme su cui il Governo si è impegnato decisamente. Su questo tema, assieme agli editor, si sono ritrovati tutti i partecipanti, da Piero Cipollone, vice direttore generale della Banca d’Italia, a Giorgio Di Giorgio, professore di teoria e politica monetaria alla Luiss, ai rappresentanti del mondo produttivo che hanno partecipato alla Tavola Rotonda che ha fatto seguito. Le linee di intervento del PNRR sono in effetti accompagnate da una poderosa strategia di riforme che, in linea con le Raccomandazioni della Commissione, affrontano le debolezze del Paese sia in ottica strutturale, sia ai fini della ripresa e resilienza del sistema economico e sociale a fronte delle trasformazioni provocate dalla crisi pandemica. Si tratta di 63 progetti di riforma previsti dal PNRR su cui i giochiamo anche la capacità di realizzare gli investimenti infrastrutturali.

Pietro Salini, Ceo di Webuild, il maggiore gruppo italiano delle costruzioni e player internazionale, ha fatto un vero e proprio appello affinché ci si metta assieme pubblico e privato per avviare la realizzazione delle infrastrutture su cui si lavora secondo le direttrici del PNRR. «L’Italia sta vivendo un momento unico sul fronte dei grandi investimenti infrastrutturali, come non accadeva da oltre 30 anni. Ma dobbiamo essere tutti consapevoli che per non ritardarne gli effetti sul Sistema Paese in termini di crescita e di occupazione è fondamentale avviare subito l’operatività dei grandi cantieri. La vera sfida sarà infatti realizzare le opere infrastrutturali nei tempi programmati, garantendo la sicurezza e la qualità nelle fasi di costruzione per tutta la filiera». Essenziale è infatti individuare in parallelo anche le strategie di politica industriale che possano favorire la produzione in Italia dei materiali e dei beni necessari per la realizzazione degli investimenti. Occorre poi facilitare il reperimento e la formazione di manodopera specializzata, di cui di fronte ai grandi piani di investimento in programmazione non vi è disponibilità sufficiente in Italia. 

Se queste sono le esigenze delle imprese, sulla stessa linea d’onda c’è la finanza. Mauro Micillo, Chief della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo, ha ricordato come in Italia stiamo assistendo a un rinnovato interesse per gli investimenti da parte dei principali operatori industriali e finanziari internazionali, a dimostrazione delle enormi potenzialità del tessuto imprenditoriale italiano. Al ritmo attuale, il volume dei deal conclusi nel 2021 potrebbe raddoppiare rispetto al 2020. Ma resta per l’Italia la difficoltà di superare gli ostacoli burocratici delle nostre norme che scoraggiano gli investimenti dall’estero. E in effetti sarebbe molto più semplice applicare semplicemente la normativa europea. Ciò è particolarmente vero per i Partenariati Pubblico-Privato (PPP): su 38 operazioni concluse dal Gruppo Intesa solo 2 sono italiane le altre sono tutte estere e in tanti paesi diversi. Micillo ha concluso sottolineando che pubblico e privato non sono antagonisti, ma possono e devono lavorare insieme per accelerare le vaste e diversificate progettualità previste dal PNRR. 

Oltre alle riforme prevIste dal PNRR e in particolare alla semplificazione burocratica, c’è bisogno di grandi capacità progettuali. Tema sottolineato da Marco Vulpiani, di Deloitte. Non si cambiano procedure complesse nell’arco di poco tempo, occorre piuttosto concentrarsi su quanto previsto dal Codice degli appalti. Serve soprattutto grande capacità da parte delle amministrazioni pubbliche di capire non solo i sottostanti economico-finanziari dei progetti, ma anche quelli ambientali e sociali.

I Partenariati sembrano la migliore formula per attivare i progetti del PNNR. Ci vogliono poi grandi competenze tecniche sulle nuove tecnologie, che possono essere apportate del settore Privato. La forma più coerente con le opportunità del PNRR – secondo Vulpiani – è quella del soggetto privato proponente che senza sollecitazione da parte del soggetto pubblico, propone un progetto di interesse pubblico (cd. Proposta Spontanea). Coerentemente con la Proposta Spontanea, il soggetto pubblico si potrà concentrare nella individuazione dei bisogni infrastrutturali mentre il soggetto privato sulle possibili soluzioni progettuali, facendo leva sul proprio know how specifico. Per cui anche se il soggetto pubblico sarà il soggetto attuatore, il soggetto privato dovrebbe essere nella condizione di poter presentare le migliori soluzioni progettuali, in coerenza con le linee guida del PNRR. Un ruolo fondamentale sarà rivestito anche dagli advisor che potranno assistere sia i soggetti pubblici, sia i soggetti privati. 

G.P.