L'Occidente è entrato in una fase in cui il rispetto delle norme e delle procedure democratiche sta venendo meno, a partire da chi le dovrebbe tutelare. Siamo ad una svolta della civiltà che lascerà campo libero alle democrazie illiberali? Nuovi linguaggi, ricatti e minacce, nomine e vendette, trionfo degli oligarchi: attraverso i comportamenti di chi è al potere si può fare già oggi una disamina della virata che populismo e sovranismo stanno imprimendo alle democrazie costituzionali, dall'Italia agli Usa
Nel mondo attuale numerosi regimi si pretendono democratici in nome, ma non lo sono di fatto. La «rule of law» (lo stato di diritto), la separazione dei poteri, i «checks and balances», l’habeas corpus hanno sempre meno corso, e le poche istituzioni che ancora onorano questi concetti vengono erose dall’interno da sovranismi, me first, cravatte rosse: la grazia, ove ve ne fosse bisogno, attribuita a se stessi, conflitti d’interesse risolti dai propri nominati, Stati europei, che dalla loro minoranza (chi sa per quanto) tifano per i nemici dell’Europa.
I Thiel, i Musk, occupano gli Stati, si sostituiscono ad essi, controllano il mondo con i loro satelliti che benevolmente concedono al proprio governo (contro laute remunerazioni), ma se opportuno anche ai suoi nemici, accaparrandosi pieni poteri, liberi dai vincoli di bilancio cui gli Stati sono sottoposti, dotati come sono di patrimoni personali dell’ordine del PIL di paesi come l’Austria, il Vietnam, la Nuova Zelanda, la Colombia, il Bangladesh, la Romania, il Portogallo; superiori a quello della Grecia.
Per non parlare della capitalizzazione di borsa delle imprese che controllano. Uomini politici che si fanno giustizia da soli, sbeffeggiando i giudici che ancora credono nelle loro funzioni arbitrali, da loro licenziabili, bullizzabili e sostituibili da propri «fedeli». Che siano competenti, che abbiano seguito un cursus honorum, non ha alcuna rilevanza.
Le pretese democrazie diventano esplicitamente «democrazie illiberali», un ossimoro, democrazie nelle quali una parte della popolazione è di «cittadini» (sempre comunque sottoposti al Capo, al Duce, all’Elevato di turno, al Führer), mentre un’altra è di sudditi, sottoposti a leggi vessatorie, e titolari di ben minori diritti. Gli immigrati di qualsiasi paese, gli arabi di Israele, i palestinesi, le minoranze. Con enormi differenze economiche, che rendono alcuni al di sopra delle leggi.
2.1. Linguaggi. Nel nostro paese neanche il linguaggio è in buona salute. Ai politici che attaccano i giudici che fanno il loro mestiere, chiedendo loro di farsi eleggere prima di parlare, si dovrebbe replicare invitandoli a studiare, laurearsi in giurisprudenza e a entrare in magistratura prima di parlare. Delegittimano infatti una funzione dello Stato, esercitata in nome del popolo, mentre sono al governo, potere dello stesso Stato di cui la magistratura fa parte. Errore di grammatica istituzionale da parte di chi le istituzioni dovrebbe, se non tutelare, quanto meno conoscere.
Mentre un Presidente del consiglio parla di un «braccio di ferro col Quirinale che ci fa le pulci su tutto»: ma il Quirinale non «fa le pulci», vigila sul nostro sistema giuridico istituzionale come impone la Costituzione.
2.2. Il pizzo di Stato. Giorni fa un alto funzionario dello Stato, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, si è dimesso, dichiarando in una intervista sul Corriere della Sera a Fiorenza Sarzanini: «Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari additati come estorsori di un pizzo di Stato oppure di sentirsi dire che l’Agenzia tiene in ostaggio le famiglie come fosse un sequestratore». Dimenticano, alcuni governanti, che i loro poteri sono limitati dalla Costituzione che non fa, della Pubblica Amministrazione, un loro apparato servente, ma l’apparato servente della Nazione: Articolo 98, primo comma:
I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.
E, articolo 97, come di recente modificato:
Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea [a quello interno per alcune materie sovraordinato], assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico.
Davvero singolare che esponenti del Governo che impone le tasse per poter funzionare (e pagare se stessi e i parlamentari) e far funzionare il Paese (la Nazione), le possano definire «pizzo di Stato», proponendo condoni, concordati, «rottamazioni».
2.3. Libertà di parola. Mentre la Costituzione (Articolo 21, primo comma, prevede che: Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione un uso indiscriminato della querela per diffamazione tende ad imporre bavagli e autocensure e a limitare tale libertà.
2.4. Complicità. Ma è in questi giorni che si è raggiunto un picco di assurdità – criminale – che ci conforterebbe se si potesse attribuire a mera incompetenza. Avendo la Corte penale internazionale – di cui l’Italia è non solo stato membro, ma stato fondatore – spiccato mandato di cattura nei confronti del torturatore e capo della polizia libica Almasri Habish, da processare per crimini contro l’umanità, il governo italiano, dopo averlo catturato, non solo lo ha liberato, ma, condividendo il giudizio sulla sua pericolosità, invece di imprigionarlo lo ha benevolmente espulso dall’Italia, accompagnandolo in Libia con un aereo di stato.
Questo signore è funzionale ai nostri «respingimenti», è un nostro sgherro, del quale siamo evidentemente complici. Abbiamo quindi un governo correo di possibili crimini contro l’umanità. È così, e con la umoristica invenzione di una enclave italiana in Albania,[1] (una mini-Guantanamo per 3.000 migranti, quando i migranti illegali in Italia sono più di 500.000 e negli ultimi anni ne sono stati espulsi in tutto il 6 o il 7%), che «difendiamo i confini della Nazione».
Che i governanti vengano processati e chiamati ad assumersi le proprie responsabilità, è altamente improbabile; il Parlamento di nominati dal Governo non lo permetterà mai, per cui, sotto questo aspetto, «non c’è un giudice a Roma». Due ministri si sono giustificati in Parlamento con pretese ragioni di Stato, notifiche malamente inoltrate, l’assenza di traduzioni dall’inglese, ma questo non cancella in alcun modo la correità che è impossibile non vedere, né l’inadempienza nei confronti della Corte. Ennesima dimostrazione che spropositati premi di maggioranza e Presidenti del consiglio eletti dal popolo sono una iattura e stravolgono la nostra Costituzione.[2] Tanto più quando il numero dei votanti è pari o inferiore al 50% degli aventi diritto al voto.
Problema, questo, se si volesse facilmente risolvibile: poiché la nostra Costituzione stabilisce (art. 48, 2° comma) che il voto è «dovere civico», basterebbe introdurre opportuni obblighi, opportunamente sanzionati per portare alle urne gli aventi diritto (affinché esercitino un loro diritto-dovere). Vedremo oltre cosa voglia dire, per il mondo e l’Europa, avere «un uomo solo al comando» negli Stati Uniti.
2.5. Futuro. Per fortuna nel nostro paese è presidente un Presidente della Repubblica capace di rifarsi a valori universali, e di concludere un proprio discorso ai giovani sostenendo che «Il futuro del pianeta passa dalla capacità di plasmare l’ordine internazionale perché sia a servizio della persona umana. Le scelte di multilateralismo e solidarietà di oggi determineranno la qualità del vostro domani. Si tratta di non ripetere gli errori del passato, ma di dar vita a una nuova narrazione. Soltanto insieme, come comunità globale, possiamo sperare di costruire un avvenire prospero, ispirato a equità e stabilità».
E, in un recente discorso all’Università di Marsiglia, capace di ricordare che, quando alla cooperazione si sostituisce il criterio della dominazione, se si risponde con l’appeasement, si hanno guerre di conquista, come avvenne con il Terzo Reich e come sta avvenendo con l’invasione dell’Ucraina (e il massacro di Bucha) da parte della Russia di Putin. E di ricordare i benefici della pace (la pace dei Settant’anni), della collaborazione e del rispetto tra i popoli, della difesa dei diritti umani, della libertà dei commerci. La Russia ha immediatamente bollato queste nobili parole di «invenzioni blasfeme» e lamentato che il Presidente della Repubblica abbia fatto «paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi fra la Federazione Russa e la Germania nazista». Sono arrivate anche minacce. Ma la Russia finge di non sapere che la ricostruzione della Grande Russia, il me first e l’über alles, sono sinonimi.
3.1. Elettori e Costituzioni. Neppure l’assalto al Campidoglio a Washington il 6 gennaio 2021, di fatto avallato e fomentato da Trump, è servito da deterrente quando gli americani hanno dovuto scegliere per chi votare nel 2024, basandosi su aspettative più o meno fondate, e sulla condivisione di invidie, risentimenti e istinti aggressivi, piuttosto che sul rispetto delle norme e delle procedure democratiche.
Ma se è preoccupante che un uomo protagonista di quegli eventi, evasore fiscale, già condannato in numerosi procedimenti, da ultimo anche penali, xenofobo, misogino, razzista, sia stato eletto Presidente di uno Stato che determina il futuro del mondo intero, è ancora più preoccupante che le azioni contro di lui siano state colpevolmente avviate due anni dopo gli eventi e senza arrivare a una rapida conclusione.
Ritardo che ha fatto sì che Jack Smith, il procuratore speciale che ha perseguito Donald Trump per aver interferito illegalmente nelle elezioni presidenziali del 2020, sia stato costretto a chiedere al giudice che presiedeva al processo di chiudere il caso, abbandonando anche il tentativo di riaprire l’azione nei confronti di Trump per essersi appropriato di documenti classificati. L’avvocato Smith ha invocato una «policy» che impedisce al dipartimento della Giustizia di processare presidenti in carica. Nell’atto con il quale la richiesta è stata avanzata, il procuratore speciale ha ribadito che ciò «nulla toglie alla gravità delle accuse, alla forza delle prove e al merito del caso». Mentre un giudice della Florida, nominato da Trump, ha affermato che Smith sarebbe stato nominato illegittimamente.
Ed è molte volte più preoccupante che la Costituzione degli Stati Uniti – scritta in tutt’altra temperie, quando non ci si giudicava da soli – non sia stata in grado di impedire l’elezione alla massima carica dell’Unione di un pregiudicato che alla Costituzione non dà alcuna importanza. Del quale, purtroppo, esistono diversi cloni, tra i quali il suo Vice.
3.2. Reati e condanne. Nella causa relativa ai pagamenti fatti da Trump, falsificando la contabilità di alcune sue aziende, per tacitare («hush-money») la sua accusatrice, la pornostar Stormy Daniels, Trump è stato condannato a New York, anche se non gli è stata inflitta alcuna pena detentiva, con un «unconditional discharge», mentre il giudice preposto alla causa dichiarava che le protezione legale a favore della figura del presidente comunque «non riduceva la gravità del reato né poteva giustificarne l’effettuazione» e che «non applicare il verdetto di una giuria avrebbe voluto dire minare irrimediabilmente la Rule of Law ». Trump è il primo ex presidente, e nel contempo (quando la sentenza è stata emessa) presidente-eletto, ritenuto colpevole e condannato per un reato. Ma lamenta «cacce alle streghe» a suo danno.
3.3. Ricatti e minacce. Trumpaveva già minacciato Zuckerberg durante la campagna elettorale: se aiuti Kamala Harris con le tue reti passerai il resto dei tuoi giorni in galera. Ciò gli ha fruttato, una volta eletto, una cospicua donazione e un allineamento politico. E, per tacitarlo definitivamente, Zuckerberg ha accettato un settlement (un accordo transattivo) da venticinque milioni di dollari.
Il Dipartimento della Giustizia ha licenziato più di una dozzina di avvocati che avevano lavorato su azioni penali contro Trump, in relazione alle accuse di interferenze nel processo elettorale e di aver trattenuto indebitamente documenti secretati, portate avanti da Jack Smith, che a sua volta si era dimesso. E l’avvocato Todd Blanche, che diventerà sottosegretario alla Giustizia, ha dichiarato: «Il Presidente è d’accordo con me che una cosa del genere non succederà più nel nostro paese».
A Biden, che ha concesso una grazia «preventiva» a suo figlio (grosso errore politico che la storia gli imputerà) e a persone che avrebbero corso rischi «trumpiani», come ad esempio Fauci, l’uomo che ha salvato gli Stati Uniti dal Covid, Trump ha lanciato questo messaggio: «Biden ha fatto l’errore di non graziare se stesso quando ha graziato i suoi familiari. Dopo l’inferno che mi hanno fatto passare per quattro anni (sic!) è difficile pensare che non debbano passarlo anche loro». Bisogna dire che ai non americani riesce difficile capire su cosa si possa concedere la grazia a persone contro le quali non sia stata formulata alcune accusa circostanziata.
Si sono poi dimessi (13 febbraio 2025) sette procuratori federali di New York, poiché è stato loro imposto dal Department of Justice (guidato da un ex difensore di Trump) di ritirare le accuse contro il sindaco di New York Eric Leroy Adams (democratico, ma che si sarebbe impegnato con Trump a controllare l’immigrazione). Grave interferenza politica del Dipartimento sull’amministrazione della giustizia da parte dei magistrati, negli USA eletti (sia pure tra un numero ristretto di candidati prescelti per merito), o confermati dagli elettori.
Ma Trump non si limita a lanciare i suoi strali all’interno; vuole il Canada, la Groenlandia, il Canale di Panama, e impone tariffe doganali proibitive al Canada, minaccia telefonicamente la prima ministra danese se non «vende» la Groenlandia, annuncia azioni anche militari per il Canale. Paesi da acquistare o conquistare, ai quali ha aggiunto la striscia di Gaza, che, ha detto sul suo sito Truth (traduzione di Pravda) «alla fine della guerra sarà controllata dagli Stati Uniti». Le nazioni diventano real estate.
Dazi usati come mezzo di ricatto, ed eliminati se si raggiungono i risultati politici voluti. Anche perché persino Trump è consapevole che i dazi innescherebbero processi inflazionistici e danneggerebbero industrie americane. Dazi, inoltre, in contrasto con gli accordi stipulati nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio – World Trade Organization – che comporteranno dispute legali tra paesi. A questo proposito va sottolineato che un saldo passivo della bilancia commerciale vuol dire che gli Stati Uniti hanno ricevuto e ricevono beni reali in cambio di carta (i dollari). Gli Stati Uniti si sono costantemente finanziati sull’estero e negli anni le passività americane sono cresciute costantemente in misura superiore ai suoi attivi sull’estero: a fine 2024 le passività americane sono di circa 60 migliaia di miliardi di dollari (trillions), gli assets circa 35, con un saldo netto negativo di 25 migliaia di miliardi.
Infine, se lo scopo dei dazi americani fosse quello di riportare in patria investimenti reali, poiché il tasso di disoccupazione negli USA si aggira tra il 3,4 e il 4% (merito dell’amministrazione Biden) – il più basso dal 1969 – l’effetto inflazionistico sarebbe ancora più estremo. Anche se l’Europa ha goduto per anni della copertura militare americana, essa ha comunque compensato gli USA assorbendo eurodollari e dollari per importi assai rilevanti. (60 trilioni di dollari sono pari a circa venti volte il Pil dell’Italia e della Spagna sommati; a più di due volte il Pil USA, di poco superiore al saldo netto negativo).
E Trump rimpatria, in catene, o esporta a Guantanamo, i migranti indesiderati.
3.4. L’istituto della grazia. Una grazia invece «pro domo sua» Trump la ha concessa ai millecinquecento condannati o sotto processo per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Tutto il mondo ha visto cosa è successo quel giorno. Ma questi sciamani cornuti e ricoperti di pelle di capra come le invasate di Dioniso sono diventati, eletto Trump, «patrioti». Si continua a dire che gli elettori hanno sempre ragione. Ma sono stati eletti, in prima istanza, anche Mussolini e Hitler: e d’un subito le elezioni, e i Parlamenti, sono stati aboliti. E sono nati Gestapo, Ovra, Kgb, la Stasi.
3.5. Israele e gli Stati Uniti. Con uno dei suoi primi executive orders, Trump ha cancellato uno dei rarissimi atti di Biden contrari non ad Israele, come ci si vorrebbe far credere, ma a quei banditi israeliani (spesso israelo-americani che si comportano come i loro antenati nel Far West) che continuano ad impadronirsi di terre dei palestinesi, in territorio palestinese, con vessazioni, incendi, azioni armate, nell’assoluta inazione delle forze israeliane che dovrebbero assicurare la sopravvivenza degli abitanti. Con la scusa di «eradicare il terrorismo», che da queste azioni viene invece fomentato e rafforzato. E ciò mentre Israele, mentre è in corso una faticosissima e fragile tregua armata a Gaza – che per tutto il mondo vuol dire Palestina – ha aperto un nuovo fronte in Cisgiordania. Ne parleremo oltre.
Trump, nel frattempo, sostiene che Gaza andrebbe «ripulita» spostando due milioni o più di persone in Giordania e in Egitto, per farne un resort di lusso con l’aiuto dei suoi parenti che continuano a fare gli immobiliaristi e che dichiarano la striscia «lungomare di pregio». Senza tenere conto, naturalmente, dei diritti dei gazawhi, né di quelli dell’Egitto e della Giordania, né del fatto che i palestinesi della diaspora, nei paesi arabi e in Israele, sono già circa sette milioni, per la maggior parte concentrati in campi profughi e privati persino del diritto di rientrare a casa loro. Contro le leggi internazionali vigenti. I Presidenti americani, oltre a usare la carota, agitavano spesso a big stick, un grosso bastone. Ma nessuno lo aveva agitato come Trump contro i propri alleati. Trump non vuole alleati, vuole vassalli.
3.6. Nomine e vendette. Alcune nomine di ministri e capi di importanti agenzie federali, e per gli obiettivi dichiarati di alcuni di essi, fanno rizzare i capelli. Inclusa la prima mancata nomina, quella di Matt Gaetz, scelto da Trump come ministro della Giustizia (Attorney General), il quale ha rinunciato alla carica quando si è reso conto che i deputati lo avrebbero bocciato, dato che il Comitato etico della Camera sembrava aver accertato che aveva fatto uso di droghe e fatto sesso con una minorenne.
Analogamente, Chris Chronister, sceriffo di una contea della Florida, prescelto per guidare l’agenzia federale contro il narcotraffico, vi ha rinunciato, senza motivazioni, il 30 novembre 2024. Forse perché l’Amministrazione attribuisce a Cina, Canada e Messico – strumentalmente – l’ingresso negli USA del Fentanyl, mentre il problema è ormai endemico e per anni agli americani sono stati legalmente prescritti oppiacei, causando morti e dipendenze.
Nomina tra le più controverse è stata quella di Peter Hegseth, giornalista Fox designato alla guida del ministero della Difesa, dopo le accuse di abusi sessuali e dipendenza dall’alcol, privo delle esperienze manageriali necessarie per guidare il Pentagono, che impiega 2.930.000 addetti, dislocati in tutto il mondo, che ora si occuperanno principalmente dei confini messicani.
Cash Patel, designato a guidare la FBI, premiato per i suoi tentativi di smontare la tesi, nel 2016, che Putin avrebbe tentato di appoggiare Trump contro Hillary Clinton. Nel 2023, in una trasmissione di Steve Bannon, concordò con quest’ultimo che Donal Trump era decisissimo («dead serious») a vendicarsi nei confronti dei suoi nemici politici, e dichiarò: «Troveremo i cospiratori – non solo nel governo ma nei media – che hanno mentito al popolo americano permettendo a Biden di truccare le elezioni. Vi raggiungeremo … se penalmente o civilmente lo vedremo dopo».
Ai nemici citati sopra si sono poi aggiunti l’intera industria cinematografica di Hollywood e, dopo il suo discorso accorato e di grande apertura religiosa e caritatevole, il vescovo episcopale di Washington, la pastora Mariann Budd, che ha parlato dinanzi a una platea stupita e ostile. Ciò malgrado, e malgrado in passato i suoi tentativi di controllare la FBI fossero stati frustrati, stavolta la sua nomina è stata confermata, anche se – forse per evitare troppi ostacoli – durante gli «hearings» si è dissociato dalla grazia concessa da Trump ai «patrioti», sostenendo che gli atti di violenza vanno in ogni casi puniti.
L’amministratore delegato di una società di fracking, Chris Wright, pur ammettendo che bruciare combustibili fossili contribuisce all’aumento della temperatura, sostiene che il cambiamento climatico avrà effetti benefici e renderà il pianeta più verde. La scelta di Trump di nominarlo ministro per il settore dell’energia – e l’uscita dagli accordi internazionali sul clima – confermano che l’amministrazione Trump non si curerà affatto dei disastri che l’energia fossile continuerà a causare.
A capo dei servizi segreti è stata nominata Tulsi Gabbard, che ha svolto una brillante carriera militare, malgrado i suoi stretti rapporti con Assad e la sua contrarietà agli interventi militari americani all’estero.
Controversa anche la nomina di Robert F. Kennedy Jr. al dipartimento della salute e dei servizi umani, per le sue posizioni no vax. Ma l’Amministrazione non sostiene i diritti civili, né le minoranze «diverse» e il secondo compito di Kennedy, che è stato anch’egli confermato, verrà probabilmente svuotato.
Non manca poi una serie di modesti casi di familismo. Charles Kushner, padre del genero di Trump, condannato per corruzione ed evasione fiscale a due anni e graziato da Trump, è stato nominato ambasciatore a Parigi. L’imprenditore libanese Massad Boulos, suocero della figlia di Trump Tiffany, sarà senior advisor per gli affari arabi e mediorientali. La nuora Lara Trump si candida alla nomina a senatrice per la Florida, lasciata libera da Mark Rubio, chiamato a far parte dell’Amministrazione. Mentre il genero Jared Kushner assapora la ricostruzione di Gaza, «affare» arabo, fantastica opportunità immobiliare di pregio, nelle mani, alla fine della guerra, degli Stati Uniti.
Ai primi di febbraio è stata confermata a capo del Department of Justice Pam Bondi, precedentemente Attorney General della Florida, la quale sta estromettendo tutti i dipendenti che si sono occupati di Trump durante la presidenza Biden. Bondi ha anche richiesto la lista delle migliaia di funzionari della FBI che hanno investigato sui disordini del 6 gennaio a Capitol Hill (i quali stanno cercando di proteggere la propria identità) e ha messo in naftalina «l’iniziativa cleptocratica» che ha portato al sequestro di beni di stranieri sanzionati, inclusi gli yacht di oligarchi russi[3].
La nomina più clamorosa tra tutte è stata quella di Elon Musk a guidare il Doge (Department of Goverment Efficiency). Musk ha finanziato Trump durante la campagna elettorale con donazioni per oltre 200 milioni di dollari. Nel nuovo ruolo dovrà tagliare la spesa pubblica[4]. Egli però sembra attribuirsi un ruolo ben più ampio, intervenendo pubblicamente su questioni che con tale ruolo non hanno nulla a che fare.
Musk ha utilizzato X, l’ex Twitter, che ha acquistato nel 2022 per 44 miliardi di dollari, per interferire nella politica interna di Stati alleati di Washington, con il sostegno a Salvini contro la magistratura italiana, che ha costretto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a intervenire nella querelle; sostenendo, in Germania, che il paese verrebbe «salvato» dal partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), e che, poiché il probabile prossimo Cancelliere Friedrich Merz, leader conservatore della Cdu, si rifiuta di collaborare con loro, sarebbe contrario alla «libertà» così come la intendono lo stesso Musk, Peter Thiel, l’argentino Milei; in Gran Bretagna sostenendo Farage, uno degli artefici della Brexit. E pare anche addetto a dare del cretino a chiunque non piaccia al suo boss.
Trump sostiene che, se Musk vuole parlare, deve consultarsi prima con lui. Ora delle due l’una. O lo ha fatto, e allora Trump concorda con tali interventi, O non lo ha fatto, e allora ha debordato dal proprio ruolo istituzionale. Ma lo scopo di questa Amministrazione sembra quello di distruggere qualsiasi equilibrio esistente, per cui dobbiamo ritenere che sia corretta la prima ipotesi. Infatti alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza il Vice Presidente degli Stati Uniti J.D. Vance ha attaccato l’Europa sostenendo che le maggiori minacce alla stessa vengono «dall’interno», citando esclusioni politiche (la sentenza sulle elezioni in Romania), impedimenti alla libertà di parola (quella di chi, una volta al potere, tende ad abolirla), le migrazioni di massa. Critiche assurde da un accolito di Trump, che viene da un paese in cui l’Amministrazione tacita brutalmente i suoi «nemici interni», che svolgevano obbiettivamente i propri compiti. Subito dopo ha deciso di incontrare Alice Weidel, capo del partito di estrema destra Alternative für Deutschland, piuttosto che il Cancelliere Olaf Scholz. Da gente di questa risma, e dalla Russia, vengono attacchi all’Europa e ai nostri valori e libertà.
3.7. Scienza, aiuti internazionali, Costituzione. Difficile che il disprezzo per la scienza, per gli aiuti all’interno e all’estero, per i diritti civili, per la costituzione, dimostrato dall’Amministrazione Trump con alcune nomine, con l’abbandono di istituzioni internazionali, con numerosi executive orders, possa avere come risultato norme giuridiche «giuste». Il concetto di diritto si oppone al concetto di torto[5]. E numerosi sono i torti che da alcuni executive orders derivano.
Pesanti gli effetti sulla Sanità, i cui funzionari sarebbero degli idioti. Il ritiro dagli accordi sul clima (la climatologia sarebbe «una bufala») e dal WHO (l’Organizzazione mondiale per la sanità) stravolgono equilibri mondiali. L’abolizione (al momento una sospensione), dell’USAid ha messo in crisi numerose istituzioni benefiche, con l’effetto collaterale, gradito ai proprietari di piattaforme, di mettere in crisi la stampa indipendente. In quest’ultimo caso, poiché i costi annuali e le erogazioni dell’istituzione si aggirano sui 40 miliardi di dollari, e parte di queste ultime avvenivano a favore di entità europee, ben potrebbe l’Ue sostituirsi agli Stati Uniti, con importanti ricadute di immagine, al costo di un’ottantina di euro all’anno per cittadino europeo.
Nella prima Presidenza Trump, l’abbandono dei negoziati con l’Iran sul suo programma nucleare, fortemente voluti dall’Europa, ne hanno fatto, inutilmente, un nemico. Dividere gli esseri umani esclusivamente in maschi e femmine ha forti ricadute negative su numerose persone, e creerà discriminazione e licenziamenti, tra atleti e atlete, militari femmine o non binari, e sulla libertà nella ricerca medico-scientifica[6]. Infine l’abolizione dello jus soli per i figli dei migranti irregolari contrasta con la Costituzione americana (e un approccio plurisecolare) e – se imposta retroattivamente – metterà a repentaglio la situazione giuridica di numerosi cittadini degli Stati Uniti.
Gli attacchi di Trump alla Corte penale internazionale, che ha avuto il torto di occuparsi di crimini di guerra americani e di Israele a Gaza, e ai suoi membri, sono stati criminosi. Vi si è associato il nostro governo (meno brutalmente), per i suoi gravi problemi libici. La separazione dei poteri, anche con istituzioni internazionali, è un impedimento per governi che vogliono essere legibus soluti, e privi di contrappesi, che pure le costituzioni impongono.
3.8 Oligarchi. I finanziamenti dall’estero di oligarchi e monopolisti della big tech [7] (che qui si chiamano tycoons) e di governi autocratici rischiano di stravolgere e di cancellare un’opinione pubblica indipendente e la solidità della democrazia, spesso denigrata.
Abbiamo visto di Musk e di Zuckerberg, ma altri grandi si sono immediatamente allineati a Trump. Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e grande operatore delle criptovalute, sostiene che: «La democrazia non è più compatibile con la libertà». Ovviamente la democrazia non è più compatibile con la libertà (la licenza), dello stesso Thiel, di Musk, di Zuckerberg, di Google, del Presidente degli Stati Uniti e della sua Amministrazione, del capo del Governo israeliano e di alcuni suoi ministri.
Interessati, i nuovi tycoons (incluso il Presidente, proprietario del portale Truth, in costante perdita, ma quotato – alla introduzione in Borsa – vari miliardi di dollari [8] – e di bitcoins di sua creazione, altri miliardi di dollari, assieme a Melania), a evitare regole e limiti alla crescita delle proprie aziende.
Nigel Shadbolt e Roger Hampson [9]sostengono invece, correttamente, che: «È scandaloso che una tecnologia che potenzialmente può stravolgere la nostra civiltà sia stata lanciata da grandi imprese, senza consultazioni con l’opinione pubblica, i governi, le organizzazioni internazionali» e che: «Decisioni che influenzano un sacco di gente dovrebbero coinvolgere un sacco di gente». Ma, anche se siamo d’accordo, sappiamo che «il potere logora chi non ce l’ha», e che della gente poco si cura, se non quando deve essere eletto. E, purtroppo, il «sacco di gente» neppure sa ciò che avviene all’interno delle grandi imprese, quando se ne accorge ne è ormai cliente, e per rimediare è troppo tardi. E spesso i governi sono stati ignari o conniventi, con i loro laissez-faire.
3.9. Poiché per egolatri come Donald Trump e Elon Musk il me first – io innanzi tutto – è di rigore, gli interessi personali prevalgono su tutto, perfino sulla sicurezza nazionale. Imposto a TikTok, impresa cinese, proprio per motivi di sicurezza nazionale dall’Amministrazione Biden, che il suo capitale venisse ceduto a imprese statunitensi o che l’impresa non potesse altrimenti operare negli Stati Uniti, Trump ha bloccato il provvedimento, ipotizzando misure assai più blande, in quanto ha «un debole per TikTok» perché, avendo vinto tra i giovani con 34 punti di vantaggio, c’è chi dice che TikTok «potrebbe esserci entrata».
Sulla spinta del successo trumpiano, i sovranisti europei si riuniscono felici, si denominano Patrioti, come i facinorosi del 6 gennaio 2021, e vogliono fare grande l’Europa (Make Europe Great Again, MEGA, che rispetto all’acronimo americano ha, se non altro, il vantaggio di voler dire grande). Il loro programma politico è però «meno Europa» e libertà per i singoli paesi. Ognuno nel proprio irrilevante giardinetto, l’Europa diventerà un insieme, su scala mondiale, di ventisette nanetti, ben più di quelli di Biancaneve.
I «Patrioti» cercheranno tutti di comandare in casa propria e l’Ue verrà dissolta, per nulla grande, condannata all’irrilevanza. Make Europe not Great at All. Mentre il loro ispiratore non solo ci minaccia con i dazi, ma ci invita, ormai adulti, a cavarcela da soli, in un mondo di procelle, in gran tempesta. Parecchie causate da lui.
Come ha più volte sostenuto Mario Draghi, per far fronte alle «sfide» cha l’Ue deve affrontare, «è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato». Macron, con qualche difficoltà, cerca di operare in questa direzione…
… Il seguito in un prossimo articolo
[1] Vedi Oliviero Pesce, “Perché la “soluzione albanese non ha senso“.
[2] La letteratura sul punto è sterminata. Vedi, sul punto, Oliviero Pesce, “Riforme costituzionali e stabilità del governo“, pubblicato online il 21 dicembre 2023, sul sito della Fondazione Ugo La Malfa.
[3] Vedi l’articolo di Edward Luce Trump’s imperial emporium, sul FT.
[4] Sui violenti attacchi di Musk alla pubblica amministrazione statunitense, e sui tentativi di trasferire «the power of the purse» (il controllo della spesa pubblica) dal Congresso al DOGE e al Presidente, vedi Joe Miller, Alex Rogers e Hannah Murphy: “Mr Musk goes to Washington”, FT 8/9 febbraio 2025.
[5] Lo sosteneva, nelle sue lezioni di filosofia del diritto, Widar Cesarini Sforza, studioso del diritto e della giustizia, alla romana Sapienza.
[6] Vedi il documentato articolo di Elena Tebano sul Corriere della Sera del 3 febbraio 2025. Vedi pure la descrizione dei danni che le decisione ha già cominciato a causare in un articolo di «The Lancet», prestigiosa rivista scientifica, dell’8 febbraio 2025.
[7] Su queste concentrazioni di ricchezze, fondamentale Katharina Pistor, Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza, Luiss University Press, 2021. Edizione originale, The Code of Capital: How the Law Creates Wealth and Inequality, Princeton University Press, 2019.
[8] Vedi Oliviero Pesce, “Trump cavalca il Nasdaq“, online nel sito del Financial Community Hub, 10 aprile 2024.
[9] Nel volume As if Human, Yale University Press, citato in un articolo sull’Intelligenza Artificiale di John Thornhill nel Financial Times dell’11/12 maggio 2024, che recensisce tre diversi saggi. Le traduzioni delle frasi richiamate sono dell’autore.