Lavora all’Istat dal 2000. In precedenza si era occupato di analisi economica applicata, con studi specifici sul mercato del lavoro, sull’inflazione e sul ciclo economico presso l’Isco, la Commissione Europea, l’Isae; in quest’ultimo istituto dirigeva la struttura di analisi e previsione macroeconomica.
Presso l’Istat ha guidato, nell’arco di due decenni, diverse direzioni di produzione delle statistiche economica. È stato a lungo direttore delle statistiche congiunturali (incluse quelle relative all’input di lavoro) e, dal 2012 al 2019, direttore della Contabilità Nazionale, con competenza anche sulla finanza pubblica e i conti economico-ambientali.
Da fine 2019 ha assunto il ruolo di direttore per gli studi e la valorizzazione delle statistiche economiche, con compiti di advisor per l’integrazione e l’innovazione delle misurazioni riguardanti l’economia.
Ha rappresentato l’Istat in molte sedi internazionali, con un ruolo negli organismi di indirizzo di importanti comitati statistici presso le istituzioni della Ue.
Le analisi contenute nel saggio mostrano come la caduta della produttività sia riconducibile, in misura non trascurabile, alla depressione della domanda interna, riflessa nell’attività dei servizi (in particolare quelli alle imprese) che hanno un ruolo trainante nel dinamismo delle altre economie.