Intervista a Matteo Tarroni, CEO di Workinvoice
L’aumento dei tassi di interesse ha ridotto l’accesso al credito delle imprese, ma anche la differenza di costo tra banche tradizionali e challenger. Ecco il nuovo contesto spiegato da una fintech specializzata nell'anticipo fatture
Per le piccole e medie imprese sarà sempre più difficile accedere al mercato del credito. Da un lato, le garanzie di Stato che in questi anni hanno sostenuto il finanziamento del settore stanno progressivamente perdendo efficacia; dall’altro, le banche stanno chiudendo i rubinetti sempre più rapidamente. Una situazione confermata anche dal calo del 4% dei crediti concessi alle imprese, un dato per altro aggregato e che non mostra la vera fragilità e sofferenza del comparto delle Pmi.
Ne discutiamo con Matteo Tarroni, CEO di Workinvoice, che nel 2014 ha creato un nuovo modo con cui le PMI italiane possono trovare liquidità usando i crediti commerciali. Workinvoice è l’unica realtà fintech in grado di offrire soluzioni diversificate per ottenere liquidità immediata dai propri crediti commerciali e fiscali e garantire la solidità finanziaria della supply chain.
Workinvoice ha sviluppato il primo mercato online in Italia di invoice trading. Ci spiega di cosa si tratta?
«L’invoice trading rappresenta un’alternativa al classico anticipo fatture o al factoring, erogato da soggetti non bancari. La nostra piattaforma, in particolare, permette a qualsiasi impresa di vendere i propri crediti e di riscuotere l’importo correlato in pochissimi giorni operando tutte le richieste direttamente attraverso un servizio digitale sempre disponibile. La piattaforma funge infatti da ponte tra l’impresa cedente, che ha necessità di vendere crediti (solitamente vantati verso aziende medio-grandi dotate di buon merito di credito), e il cessionario, investitori istituzionali».
È chiaro che quello di cui oggi le imprese hanno bisogno è il credito che possiamo definire “di funzionamento”, ovvero quello necessario a finanziare il capitale circolante. In questo contesto, come compete una fintech con il sistema bancario?
«Dal 2020, il fintech italiano nella sua globalità sta crescendo in maniera costante perché rappresenta una delle più significative soluzioni al fenomeno del credit crunch che attanaglia le piccole medie imprese. A trainare il successo del comparto sono infatti i servizi finanziari dedicati alle Pmi, come l’invoice trading, perché sono in grado di rispondere a due differenti esigenze complementari: essere un canale di finanziamento alternativo alle banche e fornire questo servizio puntando sulla tecnologia, attraverso piattaforme digitali di facile utilizzo che permettono di richiedere finanziamenti o anticipi fatture in maniera estremamente semplificata, abbattendo tempi di attesa ma soprattutto tutte le classiche pratiche burocratiche tipiche di queste operazioni».
Quali sono le condizioni vantaggiose che una fintech riesce ad offrire per sottrarre quote di mercato alle banche?
«Il primo vantaggio consiste sicuramente nella rapidità, che consente all’azienda di avere la liquidità sul proprio conto in pochi giorni dopo la richiesta; poi sicuramente la flessibilità: Workinvoice – ad esempio – offre la possibilità di utilizzare il nostro servizio solo quando serve, non per forza tutti i mesi. Inoltre, a differenza del classico circuito bancario, l’anticipo fatture di Workinvoice non richiede garanzie personali: basta infatti l’esistenza del credito commerciale comprovato da fattura per richiedere l’anticipo tramite invoice trading. Infine, non impatta nemmeno sul rischio creditizio dell’impresa che se ne avvale poiché non avviene alcuna segnalazione in Centrale dei Rischi».
Come vi approvvigionate di liquidità?
«Workinvoice canalizza verso le aziende italiane i capitali di investitori istituzionali gestiti da asset manager globali, specializzati nel cosiddetto “trade finance”. Attualmente operano sulla piattaforma una ventina di veicoli di investimento: acquistano crediti sulla piattaforma assicurazioni, fondi pensione e family offices che sottoscrivono quote di fondi gestiti da operatori professionali. L’investitore, dopo aver acquistato online il credito a condizioni concordate, anticipa al cedente sempre il 90% dell’importo della fattura in sole 48 ore. Il saldo verrà corrisposto alla data di pagamento dell’intera fattura da parte del debitore, meno una piccola percentuale che rappresenta l’interesse che l’investitore guadagna. Workinvoice, in questo modo, fornisce quindi un canale di accesso all’economia reale italiana ai migliori asset manager del mondo».
Quali vantaggi consente di ottenere l’utilizzo della tecnologia da parte delle fintech rispetto agli istituti di credito tradizionali?
«Oltre al fatto di offrire alle PMI una soluzione semplice, flessibile e veloce, il forte contenuto di tecnologie avanzate utilizzate dal fintech rende possibile costruire processi completamente digitali, fruibili da remoto e in automatico. Ma non solo, le fintech in generale, e Workinvoice in particolare, permettono una sensibile riduzione del rischio per tutte le parti in causa. Abbiamo infatti messo a punto sistemi di monitoraggio sofisticati e granulari che permettono di individuare problemi collegando informazioni che i modelli tradizionali di analisi del rischio non prendono nemmeno in considerazione. Il risultato è che le fatture scambiate sul marketplace sono di alta qualità, perché scegliamo solo quelle di aziende puntuali e virtuose. Come però sottolineiamo sempre, questo è possibile non solo perché abbiamo investito nella componente più prettamente tecnologica, ma anche in quella umana: Workinvoice si avvale infatti anche di risk officer altamente qualificati».