BANCA D'ITALIA
Visco e il discorso del caminetto

Le considerazioni finali 2021

Non c'è traccia di bacchettate ai protagonisti dell'economia, né di moniti severi e prese di distanza sulla traiettoria dell'azione di governo. Piuttosto, è il discorso di un padre di famiglia consapevole che questo è il momento di incoraggiare

Paola Pilati

Quest’anno le Considerazioni finali di Ignazio Visco hanno il tono di un “discorso al caminetto” stile Roosvelt. Non c’è traccia di bacchettate ai protagonisti dell’economia, né di moniti severi e prese di distanza sulla traiettoria dell’azione di governo. Piuttosto, è il discorso di un padre di famiglia consapevole che questo è il momento di incoraggiare.

E non potrebbe essere altrimenti, vista la corrispondenza di amorosi sensi che c’è tra Visco e Mario Draghi quanto a visione dell’economia e delle cure necessarie a rimetterla in moto: corrispondenza dovuta alla comune cultura di banchieri centrali e anche al supporto che via Nazionale offre con i suoi uomini all’attuale governo.

Nessuna frizione, quindi, ma un temperato ottimismo, che accompagna il PNRR e la chance che il Next generation EU ha offerto all’Italia, la quale «ha la responsabilità di mostrare i vantaggi che possono venirne per tutti i paesi” e che potrà trarne un beneficio importante in termini di Pil, la cui crescita potenziale aumenterà di un punto all’anno nei prossimi dieci anni.

È grazie al NGEU che Visco può immaginare “la nuova epoca” che deve nascere dopo la pandemia: cooperazione multinazionale intensa, riduzione delle ingiustizie diffuse, creazione di nuove opportunità. Dove l’Europa ha la sua strada segnata, che porta verso un’unione di bilancio con emissioni di debito garantite da fonti di entrata autonome. E in prospettiva verso un’unione politica.

In attesa di quella nuova epoca, è con l’oggi che bisogna avere a che fare. E l’oggi è fatto ancora di aiuti d’emergenza e della certezza che la Bce continuerà a pilotare a passo costante i suoi interventi. I mercati devono sapere che “aumenti ampi e persistenti sui tassi di interesse” verranno contrastati con i programmi di acquisto dei titoli già definiti, quindi non si provino a fare giochetti, avverte Visco.

Quanto al riattizzarsi troppo repentino dell’inflazione, l’incubo che aleggia tra gli Usa e l’Europa, i mercati plachino i loro bollenti spiriti. Nessuna crescita disordinata dei prezzi: tutto è sotto controllo, garantisce il governatore, e l’inflazione verrà guidata dolcemente verso il 2 per cento.

Vista però l’opportunità di intervenire sulla strategia della Bce, con il cantiere aperto a inizio 2020 dal Consiglio direttivo sulla conduzione della politica monetaria, la Banca d’Italia lancia un suggerimento proprio sull’inflazione. L’attuale indicazione quantitativa di un obiettivo “inferiore ma prossimo al 2 per cento” è difficile da interpretare, afferma Visco, quindi meglio sostituire l’indicazione di un tetto con un obiettivo numerico secco: il 2 per cento. Con una valutazione simmetrica degli scostamenti che possono esserci verso l’alto e verso il basso.

E l’Italia? Nonostante il crollo del Pil del 9 per cento nel 2020, nonostante il crollo del consumi sia stato quattro volte quello dei redditi disponibili, e nonostante la cifra di tre milioni di giovani “neet” ci assicuri il record nel continente, l’Italia va. Bankitalia prevede entro il 2021 una crescita del Pil del 4 per cento. La nostra posizione netta all’estero è tornata positiva dopo trent’anni. Le imprese hanno risparmiato (anche i prestiti ottenuti) e hanno nel complesso una posizione finanziaria più solida, quindi dispongono delle munizioni per ripartire. Anche le famiglie hanno risparmiato. E le banche hanno fatto il loro dovere di erogare finanziamenti.

Ma se l’Italia va, lo deve soprattutto ai sussidi pubblici. A quella mole di interventi a carico del bilancio dello Stato che nel 2020 ha raggiunto i 45 miliardi (tra contributi e differimento degli oneri fiscali), e altrettanti ne metterà in campo quest’anno. Sussidi pubblici sacrosanti, certo, indispensabili e benedetti. Ma il momento cruciale, avverte Visco, sta per arrivare e sarà quello in cui, con l’uscita dall’incertezza della pandemia, l’intervento pubblico dovrà diventare più selettivo.

Occorrerà cioè smettere di sussidiare imprese senza prospettive, ma mantenere il sostegno a chi perde il lavoro, con formazione e politiche attive. Un’operazione che coinvolgerà un sesto della forza lavoro, tanti sono gli occupati delle imprese oggi in difficoltà.

Come si vede, tutte tematiche già squadernate da tempo, che Visco ripercorre quasi per aiutare a tenerle a mente non tanto a se stesso quanto a un’audience che ha bisogno di sapere che sì, c’è qualcuno nella cabina di pilotaggio.

Dove il governatore lancia un vero avviso ai naviganti è quando parla del ruolo dell’intervento pubblico per il rilancio dello sviluppo. Argomento che ha visto gli ultimi governi sbandare verso un interventismo statale e non solo per via dell’emergenza sanitaria, ma come una vera e propria ricetta economica. Un avviso all’indirizzo di forze politiche e supporter dello Stato imprenditore.

“Non bisogna però confondere la necessità di uno Stato più efficace nello svolgere le funzioni che già ora gli sono affidate con quella di estenderne i compito”, scrive Visco. “L’esperienza storica suggerisce che la produzione pubblica di beni e di servizi di mercato porta con sé rischi non trascurabili di “fallimento dello Stato”, soprattutto se l’impresa pubblica viene sottratta alla disciplina dei meccanismi concorrenziali o se non è accompagnata da regole e presidi istituzionali che ne garantiscano responsabilità e autonomia di gestione”. Un messaggio al prossimo acquisto di Autostrade? Chissà.

Stato e mercato sono invece complementari, ognuno deve fare la sua parte afferma il governatore. Il quale, a chi si aspetta sempre che arrivi la manna dal cielo – imprese, sindacati, professionisti, categorie produttive varie -, ricorda: “tanto più si chiede allo Stato, tanto maggiore deve essere la disponibilità a sostenerne i costi”. L’ultimo memo dal caminetto è per la riforma fiscale e per la lotta all’evasione. La riforma più dura. Il ritratto di Dorian Gray in cui si specchia la nostra società.