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Osservatorio Banche
Tra stress test e semestrali il credito è in salute

Il circuito bancario nazionale si confronta con uno scenario ancora favorevole. Intanto la stagione delle OPAs è quasi giunta al termine

 

 

 

 

Silvano Carletti
Carletti

Anche durante i mesi estivi, le numerose OPA sul tappeto hanno attratto gran parte dell’attenzione della stampa economica. Prima di fare il punto su queste operazioni è opportuno segnalare alcune indicazioni di sistema emerse in queste ultime settimane. Lo scenario si presenta ancora favorevole, valutazione da gestire con prudenza considerate le incertezze e i rischi rilevabili nell’attuale congiuntura economica e politica internazionale.

La prima utile indicazione di sistema da segnalare è il risultato dell’esercizio di stress test condotto dall’European Banking Authority (EBA) e dalla Banca Centrale Europea. La prima autorità ha preso in considerazione i 64 maggiori gruppi bancari europei, di cui 51 appartenenti all’area euro (6 italiani); parallelamente la Bce ha messo a fuoco 96 banche significative dell’area euro delle quali 45 di media dimensione non incluse nel campione EBA (tra esse altre 6 italiane). Le due simulazioni coprono quindi la quasi totalità del circuito bancario europeo e italiano, offrendo più limitati dettagli per le entità di rilievo contenuto (principio di proporzionalità).

Pur non mancando alcune situazioni critiche, nell’insieme le banche europee sembrano in discrete condizioni con un ratio patrimoniale CET1 che nello scenario avverso si attesta in media al 12,1%, livello rassicurante nel caso di un ipotetico grave deterioramento della situazione economica.

In questo quadro le banche italiane si posizionano in modo favorevole: sempre nello scenario avverso, rispetto al 2024 il loro CET1 si ridurrebbe in media di 1,8 punti percentuali (regole transitorie) attestandosi al 13,9% a fine 2027, quindi quasi 2 punti percentuali al di sopra del dato medio EBA. L’impatto sulle banche italiane delle condizioni avverse risulta in media più contenuto di quanto riscontrabile per le banche di Germania e Francia oltre che di Danimarca, Irlanda e Paesi Bassi. Sul risultato di questa simulazione pesa molto il diffuso recupero di redditività di questi ultimi anni con un RoE medio passato (secondo i calcoli EBA) dall’8,1% del 2022, al 10,3% del 2023, al 10,5% del 2024.

Le semestrali al 30 giugno 2025 confermano per le banche italiane il permanere di una favorevole situazione. Nel caso dei 5 gruppi maggiori l’utile netto, infatti, risulta ancora in crescita a doppia cifra a/a. Se da un lato questo ulteriore incremento è in gran parte di natura no-core (allargamento delle compagini aziendali), dall’altro lato sembra (per adesso) più contenuto del previsto l’impatto sull’attività operativa indotto dal mutato orientamento della politica monetaria avviato a giugno 2024 dalla Bce (tassi d’interesse ufficiali complessivamente ridotti di 2 punti percentuali). Il margine d’interesse registra una significativa contrazione (-5,1%) per circa metà compensata dalla crescita delle commissioni attive e dal risultato dell’attività assicurativa.

Altra indicazione favorevole viene dall’andamento del mercato nazionale del credito nel cui ambito i prestiti al settore privato confermano i segnali di ripresa emersi negli ultimi mesi. Una discreta dinamica di quelli diretti alle famiglie (+2% a/a a luglio) si combina per il secondo mese consecutivo con una crescita dei finanziamenti alle imprese non finanziarie (+0,7% corretto per le cartolarizzazioni e le altre cessioni). A proposito di quest’ultima rilevante novità tre dettagli importanti: il primo è che il processo di risalita è iniziato nella seconda metà del 2023; il secondo, meno favorevole, è che a trainarlo sono le imprese maggiori, con quelle minori e alcuni settori economici (manifattura e costruzioni) ancora in significativa flessione; il terzo è che tale ripresa è avvenuta malgrado una visibile disponibilità del mercato a sottoscrivere i titoli di debito emessi dalle imprese (maggiori).

Per quanto riguarda la raccolta non sembrano esserci tensioni: da circa un anno la crescita sui dodici mesi si mantiene positiva sia per i depositi del settore privato sia per la parte obbligazionaria, pur con qualche fluttuazione. Dopo un periodo di significativa riduzione, il suo costo marginale (costo che una banca sosterrebbe per finanziare nuove attività, attingendo alle diverse fonti di raccolta in proporzione alla loro composizione corrente) risulta negli ultimi due mesi più stabile. 

L’esito di quasi tutte le OPA formulate nell’ultimo anno sembra a questo punto definito. Da novembre 2024 ne sono state complessivamente proposte 8. Tre di esse risultano concluse positivamente (BPM Vita su Anima; Banca Ifis su Illimity Bank; Bper su Popolare Sondrio). Si tratta di operazioni sin dall’inizio meno incerte e di valore relativamente contenuto, nell’insieme fisiologiche al funzionamento del sistema. Un’altra operazione  (UniCredit su Banco BPM) è stata ritirata a luglio ritenendo che le prescrizioni del Golden Power la rendessero incerta e/o non più conveniente. L’OPS (Offerta Pubblica di Scambio) di Mediobanca su Banca Generali è stata disegnata ma poi non ha ricevuto l’autorizzazione dell’assemblea degli azionisti dell’istituzione proponente. La sesta operazione (Banca CF su Banca Sistema), l’ultima avviata, sta completando i necessari adempimenti procedurali.

La settima OPA è quella che ha consentito a Banca MPS di acquisire il controllo di Mediobanca. Tra tutte le operazioni concluse è di fatto l’unica che modifica in modo sensibile la mappa del sistema, operazione perfettamente comprensibile nella logica contabile-finanziaria, nebulosa invece sotto il profilo industriale e quindi incerta nel suo esito di medio-lungo termine. Con la riapertura del periodo di adesione la quota acquisita (62,3%) dovrebbe salire oltre i 2/3 del capitale, rendendo possibile la fusione tra le due entità, con il conseguente pieno utilizzo di tutte le DTAs (1,6+1,3 mld) ora a disposizione di MPS. Per accrescere il consenso all’operazione, MPS ha promesso di distribuire nei prossimi anni ai suoi azionisti l’intero ammontare sia degli eventuali utili prodotti sia delle imposte evitate con l’utilizzo appunto delle DTAs.

Per tutte e quattro le OPA arrivate in porto è stata necessaria un’integrazione cash del corrispettivo offerto, inizialmente ipotizzato come scambio carta contro carta.

Chiude questa disamina delle possibili nuove aggregazioni l’iniziativa di UniCredit verso Commerzbank, operazione con un coefficiente di difficoltà elevato per la sua natura cross border. All’irrobustimento della quota di capitale acquisita da UniCredit (ora al 26% incrementabile di un ulteriore 3%) continua a contrapporsi una ferma opposizione del governo tedesco. Se l’esito è ad oggi largamente incerto, UniCredit ne ha già tratto un primo beneficio contabile. Il consolidamento patrimoniale della partecipazione del 9,9% in Commerzbank nel rendiconto relativo al II trimestre 2025 ha determinato un incremento del suo risultato lordo di €230 milioni. Si stima che la considerazione dell’intera partecipazione attualmente detenuta lungo l’intero arco di un anno potrebbe accrescere l’utile di gruppo di circa 600 mln. Soprattutto dopo l’esito infelice dell’iniziativa in Italia, UniCredit punta però ad andare al di là dell’acquisizione di una pur rilevante partecipazione.

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