ETICA&ECONOMIA/GLI USA DI BIDEN
Tasse sui ricchi e razzismo nei consigli d'amministrazione, è l'America del dopo Trump

I ricchi che chiedono di alzare le tasse sui loro patrimoni e la pressione di Black lives matter sul comportamento dei grandi fondi di investimento. Anche questi sono i segnali di che cosa sta cambiando nell'America di Biden

P.P.

Non ci potrebbero essere segnali più eloquenti del nuovo clima che si è creato nel paese dopo l’elezione di Biden alla Casa Bianca dell’apparizione nel mondo economico e finanziario – sempre piuttosto conservatore – di nuovi protagonisti che si fanno portatori di idee di rottura del consenso generale. Il primo esempio è la presa di posizione di un fronte di miliardari in dollari che chiede di pagare più tasse. Il secondo è l’attivismo antirazzista nella governance delle società quotate in Borsa.

In tutti e due i casi non si tratta solo di declamazioni di intenti. I ricchi in questione si sono organizzati in gruppi: uno si chiama “Patriotic millionaires” che annovera per esempio Abigail Disney, erede della multinazionale dell’entertainment fondata da Walt Disney, l’altro è Millionaires for Humanities, che associa milionari tra gli Usa e l’Europa e che si era già fatto avanti a metà 2020 con un appello che chiedeva ai governi di tassarli di più, soprattutto di fronte alla crescente disparità economica determinata dal Covid. 

Che la pandemia abbia avuto un effetto moltiplicatore sui conti dei più ricchi è pacifico: secondo l’Institute for policy study – un think tank progressista americano – il patrimonio dei miliardari è cresciuto a livello mondiale dagli 8 trilioni di dollari del marzo 2020 a circa 12 trilioni oggi.

Ora l’obiettivo invocato dagli “orgogliosi traditori della propria classe”, come loro stessi si definiscono, potrebbe essere a portata di mano. C’è infatti una proposta della senatrice democratica Elisabeth Warren che, se approvata, introdurrebbe negli Usa una tassa del 2 per cento per chi ha un patrimonio superiore a 50 milioni di dollari, più un ulteriore uno per cento su ogni dollaro oltre il miliardo. Se fosse stata applicata nel 2020, si è calcolato che avrebbe prodotto a livello globale l’introito fiscale di 345 miliardi, che i governi avrebbero potuto usare per affrontare la pandemia.

Naturalmente non tutti i ricchi sono d’accordo. Anche quelli che sono più generosi in termini di filantropia come Bill Gates, accreditato di una ricchezza di 107 miliardi (seconda solo a quella di Jeff Bezos di Amazon), hanno parecchi dubbi. E si preparano a fare muro, tanto che lo stesso Gates ha dichiarato che la tassa della Warren gli metterebbe le mani in tasca troppo pesantemente. Ma ormai, visto il solco che si è aperto a livello sociale dopo la pandemia, sarà difficile riporre la questione in un cassetto come in passato.

Come sarà sempre più difficile eludere il tema posto da Majority action con una lettera appena pubblicata sul “Financial Times” come inserzione pubblicitaria a tutta pagina. La protesta contro l’ingiustizia razziale innescata dal caso George Floyd viene trasferita a livello di comportamento dentro le grandi aziende del paese accusate di sostenere la supremazia bianca su cui affonda le sue radici l’economia americana. 

In pratica accusano fondi come Blackrock, Vanguard e State street, che hanno un peso determinante nella governance delle grandi public company, di non aver fatto nulla per introdurre la diversità razziale nella governance delle società quotate. Nelle assemblee del 2020 che hanno rinnovato le nomine dei vertici di 178 società dello S&P 500 senza alcun rappresentante nero, Blackrock ne ha approvate, senza nulla eccepire, ben 163 e Vanguard 166, accusano gli attivisti della lettera. Non solo, hanno sostenuto nel ruolo di direttori uomini che avevano manifestato un comportamento esplicitamente razzista, e hanno anche votato per evitare che andassero a buon fine le richieste degli azionisti per una maggiore trasparenza sulle attività di lobbying e sui finanziamenti politici.

Majority Action dà quindi raccomandazioni di voto per boicottare i rappresentanti del fondi nei board, dalla Coca-cola alla Exxon, dalla Delta all’At&t. E di votare perché venga rispettata la giustizia razziale in una serie di decisioni su trasparenza politica e diritti civili. 

Con il movimento del Black lives matter i fondi in questione avevano tutti preso l’impegno di darsi un comportamento in linea con il nuovo senso di giustizia razziale nelle votazioni per promuovere la diversità nei consigli d’amministrazione.Ora però viene loro chiesto di fare un passo definitivo in questo senso. E cioè di votare per tutti i consigli che hanno solo membri di razza bianca, e di opporsi esplicitamene a chi ha finanziato pubblici ufficiali implicati nell’attacco a Capitol Hill il giorno della Befana. In caso contrario, si dimostrerebbe la loro complicità con un razzismo sistematico anche nella finanza. I padroni del denaro sono avvertiti.