Il disegno di legge delega per la riforma fiscale approda al Senato. Ecco qual è la cornice entro cui si vuole disegnare il nuovo sistema tributario
Dopo il primo traguardo importante con il via libera della Camera del 12 luglio scorso, il disegno di legge delega n. 797 per la riforma fiscale 2023, composto da 20 articoli, approda al Senato per proseguire la sua corsa. Il percorso per arrivare a destinazione presenta senz’altro un’importante sfida, visto che i parlamentari dovranno occuparsi, integrando e modificando, dell’impostazione della delega che, sia per il carattere tecnico che per la portata innovativa, presenta complessità di non poco conto.
Il presente contributo fornisce una sintesi dei più rilevanti concetti presenti nel disegno di legge, anche alla luce di alcune audizioni, tra cui quella dell’Agenzia dell’Entrate.
Il disegno di legge consta di 20 articoli, distribuiti in cinque titoli. Il primo Titolo contiene i principi generali e i tempi di esercizio della delega nonché i principi e i criteri direttivi per la riforma dello statuto del contribuente, con particolare riguardo alla disciplina dell’interpello. Il Titolo II, riguardante i tributi, rappresenta la parte più estesa della delega ed è suddiviso in tre capi. Il Titolo III attiene alla disciplina delle procedure di definizione dell’imponibile, accertamento, riscossione e contenzioso, nonché le sanzioni. Il Titolo IV e il Titolo V contengono, rispettivamente, i principi e i criteri direttivi relativi al riordino della normativa tributaria e le disposizioni finanziarie.
È evidente che l’incertezza, in campo fiscale come negli altri campi, è deleteria per le decisioni di investimento e quindi per la crescita economica. Stabilità e certezza nell’ordinamento fiscale, ivi inclusa l’interpretazione delle norme e l’attività giurisdizionale, nonché l’esito dell’eventuale contenzioso, sono fattori importanti nella competizione leale tra Stati, almeno quanto il livello effettivo di tassazione.
A tal riguardo, assumono un’importanza cruciale le norme della delega rivolte sia a fornire una serie di principi e criteri direttivi per la revisione dello Statuto dei diritti del contribuente, tra i quali il rafforzamento dell’obbligo di motivazione degli atti impositivi, nonché la valorizzazione dei principi di legittimo affidamento e di certezza del diritto, sia nel rendere il sistema tributario più competitivo sul piano internazionale, anche attraverso incentivi per chi investe o trasferisce capitali in Italia, nonché nel fornire una maggiore certezza prevedendo norme rivolte ad incentivare l’adempimento spontaneo dei contribuenti, potenziando pertanto il regime dell’adempimento collaborativo (cd cooperative compliance) attraverso maggiori meccanismi premiali e la riduzione della soglia di ingresso.
Sempre al fine di accrescere la competitività al livello internazionale e rendere l’Italia un paese maggiormente attrattivo e all’avanguardia, soprattutto al livello fiscale, la delega mira all’adeguamento dell’ordinamento tributario nazionale agli standard di protezione dei diritti stabiliti dal diritto dell’Unione europea, alle raccomandazioni OCSE nell’ambito del progetto BEPS (base erosion and profit shifting) contro l’erosione della base imponibile, alla migliore prassi internazionale e alle convenzioni sottoscritte dall’Italia per evitare le doppie imposizioni.
Più in dettaglio, è individuato come ambito di intervento la revisione della disciplina della residenza fiscale delle persone fisiche, delle società e degli enti diversi dalle società, come criterio di collegamento personale all’imposizione e come obiettivo quello di promuovere l’introduzione di misure volte a conformare il sistema di imposizione sul reddito a una maggiore competitività sul piano internazionale. Si prevede inoltre il coordinamento di tale disciplina con quella relativa alla stabile organizzazione e quella dei regimi speciali vigenti per i soggetti che trasferiscono la residenza in Italia, anche valutando la possibilità di adeguarla all’esecuzione della prestazione lavorativa in modalità agile.
Ulteriormente è stato previsto di recepire la direttiva (UE) 2022/2523 del Consiglio, del 14 dicembre 2022, avente ad oggetto la definizione di un livello di imposizione fiscale minimo globale per i gruppi multinazionali di imprese e i gruppi nazionali su larga scala nell’Unione, nonché si prevede di semplificare e razionalizzare il regime delle società estere controllate (controlled foreign companies), rivedendo i criteri di determinazione dell’imponibile assoggettato a tassazione in Italia.
Apprezzabile risulta, altresì, il ricorso all’intelligenza artificiale, manifestazione attuale dei giorni nostri, al fine di ottenere, attraverso la piena interoperabilità delle banche dati, la disponibilità delle informazioni rilevanti e garantirne il tempestivo utilizzo per prevenire gli errori dei contribuenti, circoscrivere l’attività di controllo nei confronti di soggetti a più alto rischio fiscale, perseguire la riduzione dei fenomeni di evasione e di elusione fiscale massimizzando i livelli di adempimento spontaneo dei contribuenti.
È prevista una razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario anche attraverso l’eliminazione di micro-tributi, per i quali i costi di adempimento dei contribuenti risultino elevati a fronte di un gettito trascurabile per lo Stato, oltre ad una completa revisione degli adempimenti dichiarativi e di versamento per i contribuenti anche mediante il rafforzamento del divieto per l’Amministrazione finanziaria di richiedere al contribuente documenti già in suo possesso.
Se da un lato la delega prevede uno sgravio a favore dell’Amministrazione finanziaria, consentendo l’istituto dell’interpello alle sole questioni che non trovano riscontro in documenti interpretativi già esistenti e prevedendo altresì il versamento di un contributo, è necessario e auspicabile che venga fatto uno sforzo da parte dell’Amministrazione finanziaria nell’aumentare e migliorare il proprio organico con nuove assunzioni e corsi preparatori specializzanti.
Sono previste, infine, disposizioni normative rivolte ad incoraggiare l’assunzione e i nuovi investimenti in Italia. Infatti, in maniera del tutto apprezzabile, sono previste riduzioni dell’IRES finalizzate all’effettuazione di nuove assunzioni, anche mediante la possibile maggiorazione della deducibilità dei costi relativi alle medesime oppure, in alternativa, usufruendo di incentivi fiscali per investimenti qualificati, anche tramite ammortamento.
*Tax Partner – Business Development Leader, EY
**Tax Manager, EY