Convegno di Economia Italiana
Sviluppo sostenibile: quali soluzioni per il nostro futuro

Soddisfare i bisogni della società di oggi senza pregiudicare quelli delle prossime generazioni richiede di agire su più fronti: non solo l'ambiente, ma anche l'economia e le istituzioni. Se ne parla nel Convegno di Economia Italiana il 10 settembre - il programma è a centro pagina - in un dibattito a più voci, da Fabrizio Barca a Salvatore Rossi, che mette a fuoco tutte le sfide. Le illustra in questo editoriale il portavoce dell'Asvis

Enrico Giovannini*

Lo sviluppo sostenibile, come chiaramente indicato dall’Agenda 2030 firmata dai 193 Paesi dell’Onu nel settembre del 2015, si basa su quattro pilastri, tutti ugualmente importanti: l’economia, la società, l’ambiente e le istituzioni. Questo approccio olistico alla sostenibilità trova la sua origine nel famoso “Rapporto Brundtland” (1987), che definì lo sviluppo sostenibile come quello sviluppo che consente alla generazione attuale di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che le generazioni successive possano fare altrettanto.  

Dalla firma dell’Agenda 2030 la sostenibilità è diventata centrale nelle strategie di tante imprese e di numerosi governi, nonché nelle scelte di milioni di consumatori e di risparmiatori, oltre che oggetto dell’attività di migliaia di organizzazioni della società civile. Lo sviluppo tecnologico e l’evoluzione della scienza dei materiali rende oggi possibile, per molti settori produttivi, passare dalla classica “economia lineare” (produco, consumo, scarto) alla “economia circolare”, in cui il riuso dei materiali consente di ridurre i costi e rispettare maggiormente l’ambiente. In altri termini, oggi si parla di sviluppo sostenibile anche come opportunità economica, il che conferma l’evidenza che, con la firma dell’Agenda 2030, si è superata l’idea che lo sviluppo sostenibile sia unicamente una questione ambientale, ragion per cui con tale termine oggi si identifica il disegno e la realizzazione di un nuovo modo di funzionamento del sistema socioeconomico, all’interno dei limiti planetari.  

In questo numero di “Economia Italiana” il tema della sostenibilità è affrontato da diversi punti di vista, come è giusto che sia. Attraverso contributi che affrontano questioni climatiche, economiche, sociali, finanziarie e politiche, il messaggio che emerge chiaramente è quello di un sistema produttivo e finanziario che è in grande movimento, ma che richiede il sostegno e l’indirizzo da parte della politica, la quale appare in evidente difficoltà (non solo in Europa) a darsi una visione di medio-lungo termine e a perseguirla con continuità. Questo numero di Economia italiana, quindi, vuole non solo rappresentare le sfide, i rischi e le opportunità di fronte ai quali siamo come singoli, come Paese, come Europa e come mondo, ma anche indicare possibili soluzioni, sulle quali sarebbe bene aprire un dibattito anche tra gli economisti che, finora, hanno dedicato poca attenzione a questi temi.   

Il primo saggio, di Fabrizio Barca e Patrizia Luongo, affronta il tema delle disuguaglianze e della sostenibilità sociale dei nostri sistemi economici, nei quali le distanze tra ricchi e poveri sono aumentate significativamente, sia per effetto delle trasformazioni che hanno caratterizzato il sistema produttivo e dello strapotere delle grandi imprese multinazionali, che hanno spinto al ribasso la quota di reddito che va ai lavoratori, sia per gli orientamenti politici assunti a partire dai primi anni ’80 del secolo scorso, con la cosiddetta “rivoluzione neoliberale”, i quali hanno smantellato in tanti paesi i sistemi (in particolare, quelli fiscali) che assicuravano una più equa distribuzione delle risorse disponibili, specialmente a favore del ceto medio e delle classi più svantaggiate. In particolare, il saggio affronta la situazione europea, mostrando come, con diverse politiche, sarebbe possibile assicurare una maggiore equità (anche intergenerazionale) e così dare un futuro all’Unione europea, oggi attraversata da tendenze nazionaliste e conservatrici, senza parlare della crescente attrattività, ideologica e politica, di formazioni neo-naziste e neo-fasciste.       

Il secondo saggio, di Toni Federico, affronta una delle più grandi sfide per la sostenibilità degli attuali sistemi socio-economici: il cambiamento climatico. Il tema è al centro dell’attenzione di tutte le organizzazioni internazionali, degli scienziati, dei governi e, come testimonia anche l’intervento del Governatore Ignazio Visco, delle banche centrali. Proprio Visco, nell’intervento svolto nell’evento di apertura del Festival italiano dello sviluppo sostenibile di quest’anno, e qui riportato, ha segnalato come l’entità dei costi derivanti dai cambiamenti climatici possa mettere a rischio i sistemi finanziari globali, motivo per cui le banche centrali di tutto il mondo stanno ponendo grande attenzione al tema. Federico affronta il tema della transizione energetica necessaria per ridurre al massimo l’impatto delle attività umane sul cambiamento climatico, una questione centrale non solo per la sostenibilità ambientale, ma anche per quella economica e sociale, viste le riconversioni dei sistemi produttivi da realizzare nei prossimi anni. Non a caso, la decarbonizzazione delle attività umane è un obiettivo sul quale si sono verificate, anche di recente, accese discussioni tra i governi dell’Unione europea, le quali sono destinate a caratterizzare la legislatura europea appena avviata.    

La questione dell’economia circolare, affrontata dal saggio di Patrizia Giangualano e Lorenzo Solimene, avrà importanti implicazioni sull’attuale assetto dei sistemi produttivi e sugli stili di consumo. Il saggio mostra come tante imprese italiane si siano già incamminate in questa direzione, con benefici effetti anche sulla loro produttività e profittabilità. Strumento cruciale della trasformazione in atto nelle imprese impegnate per lo sviluppo sostenibile è la rendicontazione non finanziaria, la quale obbliga chi la utilizza a un cambiamento di mentalità importante, capace di innescare complessi processi di riconversione aziendale, con importanti ricadute sulle filiere produttive. Giangualano e Solimene mostrano i vantaggi di un tale approccio, il quale dovrebbe essere sostenuto e incentivato da interventi delle politiche pubbliche, non solo a livello nazionale ma anche europeo. 

D’altra parte, le imprese sono sempre più spinte ad orientarsi verso la sostenibilità sia dai comportamenti dei consumatori, soprattutto giovani, sia dall’analoga trasformazione che sta investendo il mondo della finanza, tema al quale è dedicato il quarto contributo di questo volume. Francesco Timpano e Marco Fedeli illustrano il modo con cui le diverse componenti della finanza responsabile e sostenibile, la finanza d’impatto, ecc., cioè la componente più dinamica e innovativa del mondo finanziario, abbiano preso seriamente la sfida di contribuire a rendere più sostenibile il nostro mondo. Anche in questo caso, l’Unione europea sta giocando un ruolo positivo e fortemente innovativo, cercando di vincere le resistenze che pure esistono in un settore spesso, e giustamente, accusato di “speculare” in nome di un ritorno di brevissimo periodo, incurante dei danni che tali comportamenti possono determinare a lungo termine. Su questo tema il Governatore Visco, nell’intervento qui riprodotto, ha segnalato al sistema finanziario italiano le opportunità derivanti dal cambio di orientamento dei risparmiatori a favore della sostenibilità, ma anche la lentezza con cui gli intermediari finanziari italiani stanno sviluppando prodotti adeguati con conseguenti perdite di opportunità economiche.         

Ovviamente, i saggi qui presentati non trattano tutte le dimensioni dell’Agenda 2030 e dello sviluppo sostenibile. Essi, però, affrontano temi cruciali per il presente e il futuro del nostro Paese, che richiedono interventi e strategie coordinate degli attori pubblici e di quelli privati. Commentando il mio libro “L’utopia sostenibile”, qualcuno ha osservato che la vera utopia (stupida e insostenibile) è quella di credere che l’attuale paradigma socio-economico possa assicurare un benessere equo e sostenibile. La speranza è che la lettura di questi saggi induca nel lettore il desiderio di saperne di più (ad esempio, consultando il sito www.asvis.it) e di contribuire ad imprimere quell’accelerazione nel cambio dell’attuale paradigma di cui abbiamo disperato bisogno. 

*Università di Roma “Tor Vergata” e Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)