Visto che il cliente preferisce scaricarsi una app piuttosto che andare in filiale, le banche sono costrette a reinventarsi per restare competitive. Ma anche a lavorare insieme a imprese innovative, BigTech, case automobilistiche, retailer, utility. Ecco come le banche possono darsi il nuovo ruolo di intermediario dei servizi terzi grazie a un’infrastruttura centrale: CBI Globe
Il mercato finanziario è al centro di una vera e propria “rivoluzione copernicana”, i cui driver principali sono rappresentati dall’innovazione tecnologica e regolamentare, dal cambiamento dei modelli di comportamento dei consumatori e delle aziende, spinto anche dall’emergenza pandemica in atto, e dall’ingresso di start-up tecnologiche, dei “giganti” della tecnologia informatica e dei social media.
Con la digital transformation le banche non saranno più come le conosciamo oggi, perché sta cambiando il concetto di “fare banca” nel contesto internazionale.
In particolare, se da una parte si rilevano continue stime di decrescita del PIL dovute allo shock pandemico, dall’altra si assiste a una forte accelerazione della trasformazione della domanda di consumatori e imprese sempre più sofisticati, che anche nel “daily banking” ricercano servizi online ed esperienze in real-time.
Considerando lo stadio di maturità digitale del nostro Paese, con ampi spazi di crescita non solo della clientela retail ma anche di quella corporate, in particolare small business, questa situazione rappresenta un’opportunità rilevante per chi vuole investire nell’innovazione finanziaria.
In questi mesi i clienti hanno ridotto l’utilizzo dei contanti, imparando a usare i pagamenti digitali, e hanno modificato i rapporti con le banche rivolgendosi a nuovi player del mercato, tanto che secondo un recente white paper internazionale è probabile che i primi anni dopo il 2020 diventino un punto di svolta per i pagamenti.
In questo nuovo paradigma, nel quale il cliente è più propenso a scaricarsi una app piuttosto che andare in filiale, le banche sono costrette a reinventare il proprio ruolo per restare competitive sul mercato domestico e internazionale.
Ciò anche a seguito dell’emanazione della prima Payment Service Directive (PSD) nel 2007 – che ha introdotto un framework normativo per la SEPA (Single Euro Payments Area) per i pagamenti all’interno dell’area europea – e della successiva PSD2 (Direttiva 2015/2366/UE), tesa ad accrescere la sicurezza dei pagamenti e la protezione del consumatore, favorendo l’innovazione e la competizione, assicurando il medesimo level playing field a tutti gli attori del mercato, compresi i nuovi e quelli che si affacceranno in futuro sul mercato dei pagamenti.
In particolare, sia l’emanazione dapprima della PSD, le cui regole sono state definite in capo all’EPC, poi della PSD2, correlata dalle successive linee guida dell’European Banking Authority e delle Authority nazionali, nonché la definizione di una molteplicità di standard europei, alcuni derivanti dal gruppo autonomo del Berlin Group, hanno creato delle “aree grigie” che potevano limitare la completa interoperabilità del mercato.
In questo scenario il lavoro aggregativo di ecosistemi interbancari pre-competitivi come CBI attraverso la creazione ed integrazione di piattaforme collaborative, nonché tramite implementazione di linee guida in autoregolamentazione, ha consentito di colmare tali aree grigie. E anche di diminuire gli errori nell’interconnessione tra gli attori del nuovo mercato dei pagamenti, evitando dispersione e frammentazione come auspicato dallo stesso regolatore europeo.
In particolare, in oltre venti anni di attività, CBI ha dimostrato come gli ecosistemi collaborativi siano i migliori ambiti per conseguire il massimo contenimento di costi di compliance. Allo stesso tempo, essi permettono di contare su un cospicuo numero di attori per promuovere innovazione collaborativa. Inoltre, la digitalizzazione dei processi e dei sistemi di relazione da sempre promossi da CBI lo hanno reso “green by design” ed eco-compliant.
CBI sta supportando gli operatori bancari tradizionali (incumbent) nel nuovo scenario delineato dalla PSD2 che, come già rappresentato, ha introdotto importanti novità all’interno del settore bancario derivanti dalla possibilità di offrire alla clientela servizi innovativi e di elevata qualità, aprendo il mercato a nuovi competitor non bancari (newcomers) e ad over-the-top e facilitando la vita delle famiglie e delle imprese per rendere la finanza sempre più semplice, accessibile e veloce, in massima sicurezza.
In particolare, gli operatori non bancari sono ormai entrati in modo pervasivo nel mercato: secondo una recente ricerca, nel 2020 le startup Fintech & Insurtech a livello internazionale sono oltre 2.500 e di queste il 60% opera nei servizi bancari, il 35% negli investimenti e il 15% nelle assicurazioni.
Le possibili ragioni dell’affermazione di queste nuove realtà risiedono nell’intrinseca capacità di creare innovazione e nella rapidità del time to market, con le quali riescono a intercettare e rispondere alle mutate esigenze dei consumatori.
È necessario inoltre sottolineare che tali soggetti non bancari, nella maggior parte dei casi, sono liberi da sistemi tecnologici preesistenti, e – a volte – anche dalla necessità di garantire una compliance serrata a disposizioni normative dettagliate e articolate.
In tal senso, sarà importante comprendere il quadro normativo nell’ambito del quale si colloca l’attività delle fintech, necessario a produrre norme efficaci di prevenzione di nuove forme di reato anche negli spazi virtuali, in un mercato che deve essere aperto, ma anche garantito, a tutela della sicurezza di operatori e consumatori.
In tale scenario, CBI, già nel corso del 2017, nel suo ruolo di ecosistema interbancario pre-competitivo, ha individuato l’opportunità di supportare l’industria finanziaria nel processo di adeguamento richiesto dalla PSD2, mediante l’offerta di alcuni servizi con l’obiettivo di ridurre la frammentazione del mercato europeo dei Pagamenti e creare un ecosistema collaborativo di open finance per lo sviluppo del mercato dei pagamenti.
In particolare, le analisi effettuate da CBI hanno evidenziato che la realizzazione di una soluzione tecnologica cooperativa avrebbe garantito al settore bancario domestico risparmi pari a circa il 40% rispetto all’investimento complessivo altrimenti a carico dell’intero settore per l’adeguamento tecnico dei sistemi bancari.
Alla luce di tali evidenze, CBI ha realizzato due importanti progettualità a supporto degli stessi Intermediari:
Secondo Banca d’Italia “Anche nella componente più innovativa, quella dell’open banking, siamo il Paese che più di tutti in Europa ha saputo sviluppare una “visione di sistema.”
In tal senso si può affermare che nel contesto europeo CBI Globe rappresenta una iniziativa pre-competitiva di riferimento sia perché l’Italia ha giocato un vero ruolo di squadra, grazie all’Autorità Nazionale (Banca d’Italia), all’Associazione Bancaria Italiana e a CBI, sia perché è una delle prime piattaforme di Open Banking pienamente interoperabile a livello internazionale, in quanto basata su standard EU wide (Berlin Group) e integralmente compliant con il quadro regolamentare, ricadendo sotto il coordinamento e la sorveglianza di Banca d’Italia. CBI Globe è anche citata, insieme a sole altre due piattaforme in Portogallo (Sibs) e Belgio (Ibanity), in uno studio di Roland Berger come esempio virtuoso di piattaforma di open banking.
Al fine di andare oltre la compliance, CBI attraverso CBI Globe si è concentrata sulle opportunità create dall’Open Finance e cioè consentire all’Intermediario di ampliare l’offerta rivolta a clientela Corporate e Retail con una forte focalizzazione su esigenze e user experience del cliente.
In particolare, l’open finance è l’open innovation nei servizi finanziari: la rivoluzione digitale, infatti, investe finanza e assicurazioni, portando banche e attori tradizionali del settore a lavorare insieme a nuove imprese innovative, BigTech, case automobilistiche, retailer, utility.
In questo contesto emerge il nuovo ruolo delle banche come intermediario dei servizi terzi grazie a un’infrastruttura centrale, un ecosistema di open finance come ad esempio CBI Globe, che mette insieme più soggetti di differenti industry e la Pubblica Amministrazione.
A tale riguardo, seguendo la propria vision strategica, CBI nel 2020 ha lanciato la c.d. “funzionalità attiva” di CBI Globe attraverso cui l’intermediario può agire nel ruolo di “terza parte” raggiungendo il 100% dei conti correnti italiani online e le principali piattaforme europee, accrescendo così la gamma di servizi esposti verso il Cliente, nonché sviluppando servizi a valore aggiunto ampliando il concetto di open banking a beyond banking. In ambito nazionale, ad esempio, CBI Globe ha consentito di supportare tempestivamente la PA nella realizzazione di iniziative quali il programma cashless.
In questo scenario, i dati – che stanno ricoprendo un ruolo fondamentale nell’ambito della trasformazione digitale da parte delle banche e possono essere utilizzati in svariati settori (e.g. mutui, frodi bancarie, ecc.) – potranno essere la base per costruire business model innovativi e vincenti riducendo l’onere per i richiedenti, ottimizzando i processi decisionali interni, fornendo informazioni utili per erogazioni e surroghe, limitando altresì il rischio di credito.
Ancora una volta gli ecosistemi interbancari pre-competitivi consentono di rispondere con maggiore efficacia alle nuove sfide del mercato transazionale e di creare valore per la clientela, offrendo servizi e soluzioni tailor made e in linea con i più evoluti canoni di sicurezza e innovazione.