GLOBAL OPEN FINANCE REPORT DI CBI-PwC
Servizi finanziari, un sistema sempre più Open

intervista con Liliana Fratini Passi, direttore generale di CBI

La Commissione europea sta ampliando la direttiva sul sistema dei pagamenti (PSD2) nel settore dell'Open Banking, attraverso il Digital Finance Package e il Data Act. Una proposta normativa specifica per la regolamentazione dell’Open Finance è attesa entro l'estate. Un report fa il punto sull'evoluzione del settore

Giovedi 23 marzo viene presentato a Roma “The Global Open Finance Report”,  a cura di CBI, società partecipata da circa 400 banche e altri intermediari che sviluppa, in ecosistema, infrastrutture e servizi innovativi nel mondo dei pagamenti digitali, dell’open banking e dell’open finance. Ne parliamo con il direttore generale di CBI, Liliana Fratini Passi

Dall’open banking all’open finance: come si sta evolvendo il settore dei servizi finanziari?

«Nel settore dei servizi finanziari, l’emergere di nuovi attori e tecnologie ha determinato lo sviluppo di nuovi modelli di business, a un ritmo senza precedenti. L’open banking ha aperto la strada, introducendo un paradigma che consente a privati e imprese di ottenere un maggiore controllo della propria situazione finanziaria, anche se limitata, finora, ai dati dei pagamenti. L’Open Finance estende significativamente l’ambito dell’Open Banking, consentendo ai provider terzi autorizzati di accedere a una più ampia gamma di dati finanziari dei consumatori e di sviluppare, a beneficio di questi ultimi, servizi finanziari innovativi basati sulla connettività dei dati e sull’interoperabilità di un ecosistema aperto e più competitivo».

In questo contesto, come si stanno muovendo i mercati chiave e gli stakeholder istituzionali?

«Al momento sono oltre 40, a livello mondiale, i Paesi che hanno adottato iniziative nell’ambito dell’Open Banking e/o dell’Open Finance. L’approccio seguito non è univoco: si va da quello prescrittivo di Paesi quali Canada, Brasile e Sud Africa, dove le autorità istituzionali prevedono l’emanazione di framework normativi e/o tecnologici di riferimento per determinate categorie di player; a quello facilitativo di Paesi quali le Filippine, dove la Banca Centrale (BSP) ha emesso delle specifiche linee guida per stimolare la collaborazione tra gli attori e sostenere l’inclusione finanziaria; a quello market-driven, in cui sono i player di mercato a definire gli standard e i servizi, senza interventi delle autorità. In Europa, la Commissione UE sta ampliando le novità introdotte con la direttiva sul sistema dei pagamenti (PSD2) nel settore dell’Open Banking, spingendo in direzione dell’Open Finance con alcune importanti iniziative normative quali il Digital Finance Package, che ha l’obiettivo di sostenere la trasformazione digitale e l’innovazione del settore finanziario, e il Data Act, finalizzato a potenziare servizi e modelli di business basati sulla condivisione dei dati, a partire dal settore dei pagamenti. Inoltre, entro l’estate, è attesa una proposta normativa specifica per la regolamentazione dell’open finance, in vista della quale negli scorsi mesi si è svolta una consultazione mirata che ha coinvolto gli stakeholder di settore».

Soffermandoci sull’Europa e sull’Italia, quali evidenze emergono rispetto al settore dell’Open Banking e dell’Open Finance?

«In base al Global Open Finance Report, pubblicato da CBI in collaborazione con PwC nei giorni scorsi e disponibile su www.cbi-eu.org, il mercato europeo dell’ecosistema “Open” sta dimostrando un grande dinamismo. L’offerta di API (Application Programming Interface – che consentono agli operatori Open Banking & Finance di collaborare tra loro) rimane fortemente focalizzata sui servizi di Account Information e Payment Initiation. Allo stesso tempo, tuttavia, si stanno consolidando le API di Open Finance, in particolare quelle per i servizi di Investimenti (es. Foreign exchange rate, Piattaforme di trading API-based, Instant lending, Pre-approved loans), che rappresentano il 10% del totale; sono invece ancora in ritardo le API di “Open Finance” in ambiti quali i prestiti e le assicurazioni. In Italia, un’indagine condotta da CBI nel 2022 tra le banche del nostro Paese, evidenzia come il mercato si stia polarizzando attorno ai servizi di “informazioni di conto”, con l’85% (+55% vs ’21) degli intervistati che include nella propria proposta un’offerta commerciale legata all’Account Aggregation, mentre una percentuale minore ha sviluppato anche servizi PFM (Personal Financial Management) e BFM (Business Financial Management). Si registra, tuttavia, anche la crescita di nuovi servizi a valore aggiunto. Tra questi, il più utilizzato risulta essere il “Check Iban” (oltre il 60%), a riprova del ruolo chiave svolto da iniziative collaborative come CBI, che consente lo sviluppo di servizi funzionali trasversalmente alla propria banca ecosistema».

Nel panorama dei servizi finanziari europei e italiani, qual è il ruolo svolto da CBI?

«Negli ultimi anni, il ruolo di CBI è diventato sempre più strategico, sia nel mercato italiano che a livello europeo. Iniziative collaborative come la piattaforma CBI Globe, sviluppata da CBI, sono infatti fondamentali per promuovere l’innovazione tra gli attori. CBI Globe è un ecosistema Open Banking & Finance internazionale che semplifica la connessione tra Payment Service Providers (PSPs) in tutta Europa tramite API, abilitando lo sviluppo di servizi fintech avanzati in risposta alle crescenti esigenze dei clienti corporate e retail. Oltre alle API regolatorie sviluppate per essere compliant alla direttiva PSD2, con CBI Globe Funzionalità attiva l’intermediario può agire anche nel ruolo di terza parte raggiungendo la totalità dei conti correnti italiani e dei principali hub europei, ampliando così la gamma di servizi offerti al cliente e cogliendo l’opportunità di sviluppare servizi a valore aggiunto nell’Open Banking & Finance. CBI, inoltre, sta lavorando per ampliare ulteriormente la propria prospettiva, promuovendo l’innovazione attraverso lo sviluppo di Servizi a Valore Aggiunto (es. Check IBAN cross-border, Name Check, CBI GO) che vadano oltre l’Open Banking, facendo leva su partnership strategiche con player UE per stimolarne l’adozione su scala larga scala. Per il suo ruolo nel settore, CBI è percepita anche all’estero come facilitatore per lo sviluppo dell’Open Finance».

G.P.

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