Rapporto Einaudi
Risparmio: meglio la liquidità

L'edizione 2022 sulle scelte di investimento degli italiani segnala incertezza ma anche la scoperta di investimenti alternativi

Francesco Megna

Il questo 2022 abbiamo dovuto fare i conti con diverse difficoltà: dalla crisi geopolitica, passando per l’impennata dell’inflazione sino alla crisi energetica. Nonostante ciò, lo studio del Centro Einaudi sul Risparmio evidenzia come il nostro paese sia un buona salute e con basi solide anche rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. 

Tutti quei fattori hanno comunque influenzato le scelte di investimento dei risparmiatori, che hanno diminuito la quota di risparmio investita in obbligazioni sino al 23% del proprio portafoglio. Ha investito in questo comparto un quarto del campione ma con un grado di soddisfazione decisamente in calo rispetto allo scorso anno (da 3,8 a 3,1). Il punteggio maggiore lo si riscontra tra i residenti nel Nord-Est, tra gli ultra-sessantacinquenni e tra chi dichiara una propensione al rischio sopra la media.

Cresce di poco invece la percentuale di chi ha investito sul mercato azionario (4,8%). Si investe sempre di più col supporto della consulenza finanziaria e in materia di educazione finanziaria il cammino è ancora lungo. Secondo l’Osservatorio Flowe 2022 sull’educazione finanziaria in Italia, i comportamenti degli italiani in ambito finanziario necessitano di un deciso cambio di passo: più del 10% non verifica mai le proprie uscite e non ha l’abitudine  di redigere un budget personale per avere un resoconto delle proprie disponibilità. Chi invece ha l’abitudine di farlo (quasi il 50%) lo stila per il mese in corso o successivo. Sono pochi coloro che lo preparano con un obiettivo di medio-lungo termine. Molti risparmiatori preferiscono occuparsi del presente, confermando una scarsa propensione al futuro.

Sempre secondo lo studio del Centro Einaudi,  stante le difficoltà riscontrate in questo periodo dagli investimenti storici a replicare i rendimenti passati, cresce di oltre il 10%  l’interesse per i cosiddetti investimenti alternativi. In cima l’oro, storico bene rifugio (quasi 1/4 del campione), seguito dai fondi etici e dalle criptovalute.

La maggior parte degli italiani ha raggiunto oramai la consapevolezza della pericolosità del riscaldamento globale grazie agli eventi straordinari dell’ultimo anno, che fanno da acceleratore di approfondimento per il risparmiatore. Se infatti l’80% dei risparmiatori conosce gli investimenti sostenibili, il 20% li ha già sottoscritti. D’altra parte il fenomeno ESG sta accelerando in ogni ambito, anche in quello dei private market dove gli investimenti in capitale naturale rappresentano una connessione concreta con l’economia reale.

Cresce anche la liquidità lasciata sui conti correnti (+ 13% rispetto allo scorso anno), una scelta che, con un tasso di inflazione quasi al 12% genera inesorabilmente una perdita reale. A immobilizzare il risparmio degli italiani sui semplici conti correnti sono incertezza, poca fiducia nel futuro e soprattutto la paura di investire in prodotti finanziari percepiti come rischiosi. Il dubbio in ogni caso comincia a serpeggiare: si riduce infatti il grado di soddisfazione riferibile alla detenzione di liquidità.

Cresce la necessità di sensibilizzare la popolazione giovanile sul tema della previdenza integrativa. Sebbene infatti la capacità del nostro sistema pensionistico di continuare a garantire gli attuali livelli di erogazione sia giudicata fragile, i giovani sono perplessi sull’utilizzo di forme previdenziali integrative. Il motivo: l’asserita mancanza di liquidità e il sentirsi ancora ‘troppo giovani’ per pensarci.