ANALISI
Quattro scenari per il banking

Chi supportare, dove selezionare maggiormente l'erogazione del credito, perché fare nuovi accantonamenti: come si muoveranno le banche in relazione ai rischi del contesto attuale

Eliana Chessa*

Il crack della Silicon Valley Bank negli Usa e le tensioni – tuttora in corso – che ne sono seguite anche in Europa, ripropongono con forza l’importanza per le banche di fare le opportune mosse per prevenire i potenziali rischi. Inflazione, rischi geopolitici, crisi energetica e instabilità finanziaria sono i quattro elementi attorno ai quali costruire gli scenari macroeconomici 2023.

Inflazione

Nello scenario base si considera un’inflazione persistente, ma su livelli più bassi rispetto ai picchi dello scorso anno. Alcune componenti inflattive si stanno ridimensionando, come le pressioni sulla catena di approvvigionamento globale tornate sotto la media storica (Global Supply Chain Pressure Index, Federal Reserve New York), o i prezzi dei beni energetici. Altre componenti, tuttavia, rimangono ancora su livelli ostinatamente elevati.

In ambito bancario tale scenario inflattivo potrebbe determinare la riduzione delle richieste di finanziamenti, sia da parte dei privati per il calo dei consumi, sia da parte delle imprese, per l’incertezza sulla domanda prospettica e la riduzione della propensione agli investimenti. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali per combattere l’inflazione, da un lato accrescerà la marginalità per le banche (come già osservato nei risultati 2022), dall’altro lato renderà più fragili i bilanci di famiglie e imprese per l’inasprimento delle condizioni di erogazione del credito: le banche, prudenzialmente e anche a seguito di un peggioramento della qualità del credito, potrebbero aumentare gli accantonamenti per far fronte al potenziale incremento dei default.

Rischi geopolitici

Il secondo elemento da osservare per la costruzione degli scenari è il rischio geopolitico: l’ipotesi base è di una prosecuzione della guerra in Ucraina con momenti alterni di intensità bellica e spazi negoziali. Quali potrebbe essere i risvolti per la banca? L’incertezza non fa bene al tessuto economico; inoltre, dal 2022 si sta delineando una nuova governance globale, polarizzata tra due blocchi, i paesi occidentali e quelli orientali, con conseguenze di lungo termine di ordine politico e militare, ma anche economico. Il commercio mondiale troverà verosimilmente nuove rotte, vi saranno catene di approvvigionamento più corte, processi di rilocalizzazione di pezzi di produzione in paesi amici: il ruolo della banca potrebbe essere fondamentale nel supportare le imprese in questa fase di nuovo orientamento geopolitico.

Crisi energetica

Il terzo elemento è quello della crisi energetica: di base, i prezzi di petrolio e gas potrebbero rimanere esposti ad elevata volatilità, in un quadro di progressiva distensione. Per le banche sarà importante fare credito selettivo, con un attento monitoraggio delle esposizioni verso il settore energia.

Instabilità finanziaria

L’ultimo elemento è anche quello più attuale: l’instabilità finanziaria, tratteggiata per uno scenario estremo. Segnali di criticità vi erano stati lo scorso anno in Inghilterra durante il governo Truss, nel mercato delle commodity e nelle criptovalute. Le tensioni di questi giorni hanno nomi precisi (Silicon Valley Bank, Silvergate, Credit Suisse e altri), ma sono parti di problemi più ampi, legati agli squilibri del settore finanziario dopo anni di tassi di interesse reali bassi o negativi e un forte aumento della leva finanziaria. Per le banche, gli impatti potrebbero riguardare un aumento del rischio tasso e liquidità, oltre che del rischio di credito.

Rileva la velocità di propagazione delle tensioni: il 2008 si ricorda per le code per prelevare denaro agli sportelli. In questi giorni i depositi delle banche coinvolte nella crisi hanno subito prelievi ingenti nel volgere di click, diventati presto virali.

Si ripropone anche il tema della sostenibilità del debito pubblico, in un contesto dove i governi sono impegnati in manovre fiscali di sostegno all’economia e interventi di salvataggio delle banche. Questo potrebbe portare a una revisione delle politiche di bilancio della BCE sull’acquisto di titoli di stato.

L’instabilità finanziaria è un problema per banche, governi, privati, imprese. La buona notizia è che gli shock più recenti (covid, guerra, crisi energetica) hanno insegnato a gestire le crisi in maniera drastica e celere, con interventi concertati tra banche centrali e governi per evitare il dilagare delle tensioni e danni ancora maggiori all’economia. È l’auspicio anche per questa crisi.

*BPER Banca, responsabile Studi e Ricerche di Mercato