Il Principe

di Leonardo Morlino

Quale destra al governo?

La destra al governo sembra costretta dalle sue stesse visioni ideologiche, che ripropone ai propri elettori ma che non contengono soluzioni per i numerosi problemi da affrontare. Non resta che sperare in una sterzata della presidente del Consiglio

Leonardo Morlino
MORLINO

Avevamo sostenuto che era meglio non soffermarsi troppo sulla mancata abiura al fascismo del primo ministro Meloni e del suo partito. Vi erano oltre tutto ragioni di convenienza elettorale per non tornare sulla questione. Era meglio aspettare il governo alle prove successive. Però, stanno emergendo ora posizioni e dichiarazioni, tutte concentrate in pochi giorni, che spingono a pensare a un governo altamente ideologico, che forse cerca di nascondere dietro quell’ideologia l’assenza di un progetto politico. O meglio l’assenza di soluzioni politiche ai problemi attuali, soprattutto sociali ed economici. È così?

Per rispondere alla domanda, dobbiamo ricordare alcune affermazioni riportate dai giornali in questi giorni. Innanzi tutto, in occasione dell’aperture del Salone del Mobile di Milano il primo ministro dichiara che il problema demografico dell’Italia e le sue ripercussioni sul Pil si risolvono “non con i migranti” ma incentivando la natalità e aumentando il tasso di occupazione femminile. È difficile non essere d’accordo. Il punto è che questa indicazione non risolve le richieste delle imprese ma rinvia tutto di parecchi anni. Una volta si sarebbe detto: alle calende greche.

Più o meno contemporaneamente, il ministro Lollobrigida rincara la dose sottolineando che non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani non fanno figli e quindi li sostituiamo con qualcun altro. Di fronte alle proteste per il riferimento indiretto a una teoria complottista che gira da anni fa, poi, marcia indietro. Il punto è lo stesso: una dichiarazione comunque ideologica senza indicare soluzioni al problema dell’assenza di mano d’opera in certi settori. E, comunque, una posizione del partito espressa già in anni passati.

Poi, riferendosi alla sentenza della Corte costituzionale sulla facoltà che la Corte d’assise d’appello di Torino possa considerare le attenuanti sul caso Cospito, il sen. Gasparri emette un comunicato in cui afferma che la Corte costituzionale si rivela più un problema che una risorsa per il nostro Paese, e per essere rispettata occorre che assuma decisioni rispettabili. In sostanza, con il suo comunicato Gasparri entra nel merito della decisione criticandola aspramente, peraltro su una decisione in linea con le pronunce precedenti della Corte.

Ancora, dopo alcune dichiarazioni il ministro Nordio, noto per avere espresso posizioni nettamente garantista in passato, agisce in senso opposto: avvia un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano, incolpandoli di “grave e inescusabile negligenza” per aver concesso gli arresti domiciliari all’imprenditore russo Artem Uss, poi evaso. Ma facendo questo, lede uno dei principi di fondo dell’indipendenza della magistratura: l’astensione del ministro della Giustizia dall’entrare nel merito di una pronuncia dei giudici con un’azione esplicitamente intimidatoria.

Se dovessimo riprendere dichiarazioni e posizioni di simile tenore ideologico da settembre in poi, emergerebbe un dossier assai più corposo di queste poche note. A questo punto, è difficile sfuggire all’ipotesi che in realtà una visione nazionalista di destra non abbia soluzioni immediate – ma forse neanche a medio termine – ai problemi posti dal fenomeno migratorio e anche a quelli derivanti dai profondi cambiamenti sociali ed economici che abbiamo di fronte, a causa di una sequela epocale di crisi, l’ultima delle quali (l’invasione russa dell’Ucraina) è in realtà la peggiore per le conseguenze dirompenti sul piano internazionale che si stanno riverberando anche all’interno del paese.

Spinti dalla loro insoddisfazione, molti elettori italiani hanno cercato e creato le possibilità di un cambiamento politico sostanziale. È, infatti, la prima volta che la destra può governare in Italia per un’intera legislatura. Ma sembra costretta dalle sue stesse visioni ideologiche, che ripropone ai propri elettori ma che non contengono soluzioni per i diversi numerosi problemi da affrontare.

In questa situazione, potrà farsi strada qualche sprazzo di lucido pragmatismo del primo ministro che faccia compiere al suo governo una decisa sterzata passando da inutili dichiarazioni ideologiche a politiche sensate in qualunque direzione, anche non quella dei più deboli, che pure l’hanno votata?