Il plebiscito allo zar dell'88,5 per cento alle ultime elezioni può essere riletto attraverso un algoritmo: il risultato rivela che esiste un 40 per cento di oppositori
Dopo più di due anni dall’inizio dell’”operazione militare speciale”, ormai apertamente riconosciuta come una guerra, e ora con l’attentato del 22 marzo al centro commerciale Crocus City Hall alla periferia di Mosca, è sempre più importante cercare di capire qual è il sostegno effettivo che Putin gode da parte dei russi. È molto probabile che le sue reazioni saranno influenzate da questo fattore interno, oltre da altri connessi alla sua politica nazionalistica di espansione. Ma è possibile conoscere o almeno valutare in modo attendibile le dimensioni di quel sostegno?
L’unico dato da cui partire non può che essere il risultato ufficiale delle elezioni russe. La commissione elettorale fornisce il livello di partecipazione più alto delle ultime elezioni presidenziali, oltre il 74%, con un vero plebiscito a favore di Putin ovvero l’88,5%, corrispondenti a circa 76 milioni di voti.
La dura repressione degli oppositori, la presenza dei militari all’interno dei seggi durante la votazione e i risultati, con un’approvazione così alta per un leader, che non ha paragoni laddove si sono tenute elezioni libere, competitive e corrette in questi decenni, possono fare dubitare dell’autenticità di questi numeri.
Ma anche se fossimo convintissimi che il voto è stato largamente manipolato, come fare sostenere con qualche argomento più solido che le elezioni sono state ampiamente manipolate e quale sia il sostegno effettivo a Putin?
Questa domanda se l’è posta anni fa un fisico e matematico russo, Sergey Shpilkin, che è arrivato a mettere a punto un modello partendo dalla identificazione dei seggi elettorali in cui la partecipazione non è stata troppo alta. Ha poi usato quei seggi come parametri di riferimento di un’elezione corretta e, infine, ha analizzato lo scostamento di partecipazione in ciascun seggio elettorale.
Se in un certo seggio vi è stata manipolazione, con l’inserimento massiccio di schede a favore di un solo candidato, sarà cresciuta la partecipazione in modo anomalo, il che è un indicatore sicuro di manipolazione. Ma anche la proporzione del voto per i diversi candidati sarà cambiata. Sulla base di questo assunto, Shpilkin ha costruito un algoritmo per evidenziare appunto gli scostamenti della partecipazione e, quindi, del voto nelle diverse regioni elettorali. L’entità degli scostamenti dà la misura del ricorso alla frode. Come è evidente, il punto debole dell’intero algoritmo è la identificazione dei seggi per i quali si è sicuri che non c’è stata frode, ma finché questi vengono identificati, il metodo Shpilkin dovrebbe funzionare.
Per queste elezioni 2024, gli esperti statistici della Novaya Gazeta Europe – va precisato, russi di simpatie occidentali – hanno applicato il modello di Shpilkin alle diverse regioni elettorali e trovato che in casi come Voronezh il 48% dei voti erano stati aggiunti, Samara il 39%, Lipetsk il 38%, Buryatia il 36%, e Kalinigrad il 34%; in altri casi come Arkhangelsk solo il 2%, Kirov il 4%, Tomsk il 4%, Altai il 5%.
Nel complesso, scartando i distretti con una popolazione di meno di 180.000 abitanti, i territori occupati dell’Ucraina e anche la regione di Mosca, dove un ampio voto online rende difficile ricostruire con precisione la partecipazione, i voti aggiunti sarebbero 22 milioni e il sostegno effettivo attraverso il voto si attesterebbe al 57%.
Di conseguenza, a parte una ridottissima opposizione attiva, duramente repressa, esiste una consistente minoranza, intorno al 40%, di russi che accetta Putin con un certo distacco oppure gli si oppone in silenzio.
Il corollario è che Putin, che usa la leva costosa della repressione, se lo ritiene necessario, ma anche quella più semplice della costruzione del consenso, sa di dovere fare i conti con quella minoranza. Per controllarla il ricorso sistematico alla comunicazione di regime e anche la diffusione di fake news non sono sufficienti in periodi di crisi. E di tutto questo è difficile credere che sia Putin che l’elite che lo sostiene non ne siano al corrente e che non influenzi le decisioni dello stesso Putin.