Il Covid ha spinto i consumatori a usare i pagamenti digitali. E ne ha accelerato la diffusione, come dimostrano i dati. E poiché il tracciamento del denaro è il grimaldello per ridurre significativamente l’economia sommersa, liberare risorse e garantire concorrenza equa nel nostro Paese, il lockdown ci può aiutare a essere più resilienti a futuri shock di sistema
I primi mesi del 2020 hanno ribaltato completamente le abitudini di vita di tutti noi e anche i paradigmi economici costruiti nell’ultimo decennio e sui quali si stava consolidando la vita di molte aziende.
Le preferenze dei consumatori si sono necessariamente spostate verso l’e-commerce, l’intrattenimento, l’istruzione e il lavoro online. Nel bimestre marzo-aprile gli acquisti online della grande distribuzione di beni alimentari e di prima necessità sono cresciuti del 170% rispetto allo stesso periodo del 2019* e i servizi di videochiamate online come Zoom, Microsoft Teams, Facebook Messenger, Skype hanno registrato un boom di utenti e iscritti e hanno permesso alle persone di proseguire lavoro e didattica a distanza: solo a titolo esemplificativo Zoom è passata da 10 milioni di utenti a dicembre 2019 a 300 milioni a Marzo 2020**.
In modo parallelo, il distanziamento sociale e il lockdown hanno inevitabilmente spinto l’utilizzo dei pagamenti digitali e modificato il rapporto che i clienti hanno con le banche tanto che, secondo un recente studio di BCG a livello globale, il 24% dei clienti prevede di utilizzare meno le filiali o di smettere del tutto di visitarle anche in futuro***.
Già prima della pandemia c’era stato un deciso progresso nella diffusione dei pagamenti alternativi al contante con un incremento nell’utilizzo delle carte di credito, che nel 2019 hanno per la prima volta sfondato il miliardo di transazioni per un valore di oltre 71 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2018). Le carte, nel loro insieme, hanno superato il 55% dei flussi di pagamento alternativi al contante (era il 40% nel 2011). Tra il 2013 e il 2019 anche l’uso del POS è salito del 126,6%, corrispondente a quasi 3,6 milioni di apparecchi****.
Lo shock pandemico può quindi solo accelerare il processo di crescita degli strumenti di pagamento digitali: del resto, la fase del pagamento è quella che conclude tutto il processo di acquisto di beni/servizi ed è quindi, in questo momento, una tra quelle maggiormente investite dallo spostamento verso il digitale nel cambiamento nelle abitudini, che potrebbe proseguire anche nella fase ormai conosciuta come “new normal”.
Questo è confermato anche osservando la riduzione della percentuale degli italiani – di qualsiasi classe di età – che preferisce usare il contante, considerando la situazione pre e post Covid: partendo, solo a titolo esemplificativo, dalla “generazione Z” che passa dal 52% al 35% fino anche ai “baby boomer” che passano dal 31% al 21%*****.
Il tema dei pagamenti digitali, la cui adozione su larga scala si è dimostrata essere indispensabile in più casi per il rilancio dell’economia del nostro Paese, è quindi al centro di rinnovato interesse.
Nel documento pubblicato dalla Commissione Europea i primi giorni di giugno 2020 in tema DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) l’Italia risulta ancora tra le ultime in Europa nel digitale, collocandosi al 25º posto fra i Paesi Ue******, con scarso utilizzo dei servizi online compresi quelli pubblici, sebbene sia previsto, ed auspicato, un netto cambio di tendenza – che sarà evidente solo nella pubblicazione del prossimo Indice – dovuto sia agli effetti della cresciuta attenzione politica sul tema, già a partire dal 2019, sia agli interventi che si stanno effettuando per sostenere l’economia ampiamente danneggiata dalla fase pandemica.
In particolare, sul primo punto vale la pena ricordare l’istituzione di un nuovo Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, un nuovo Piano Triennale per l’informatica nella PA e il varo di Impresa 4.0 e Transizione 4.0, dedicati alle aziende.
Per quanto riguarda nel dettaglio il “Piano cashless”, varato dal Governo già pre-Covid, si evidenziano gli interventi legislativi della Legge di Bilancio 2020 e l’annesso Decreto Fiscale che prevedono un abbassamento della soglia per i pagamenti in contanti da 3mila euro a 2mila euro da luglio 2020, meccanismi di cashback da gennaio 2021 per chi fa uso regolare di strumenti di pagamento tracciabili (su cui tuttavia si attende il decreto attuativo) e la “lotteria degli scontrini” che prevede dal primo gennaio 2021 la partecipazione all’estrazione di un montepremi mensile per i clienti che acquisteranno prodotti al dettaglio pagandoli digitalmente.
A ciò si aggiunge l’Articolo 22 del Decreto Fiscale 2020 in materia di credito di imposta sulle commissioni sui pagamenti elettronici, che prevede dal 1° luglio 2020 per gli esercenti di attività d’impresa, arte e professioni che abbiano ricavi non superiori a 400.000 euro, un credito di imposta pari al 30% delle commissioni bancarie pagate a fronte dell’accettazione di pagamenti elettronici tracciabili da parte dei consumatori.
Sarà inoltre interessante capire se e come verrà introdotta la raccomandazione della European Banking Authority (EBA) per alzare i limiti per i pagamenti contactless da 25 a 50 euro, a seguito di quella attuata nel Regno Unito dalla Financial Conduct Authority (FCA), autorità regolamentare inglese, che ha consentito di alzare il limite del singolo pagamento contactless da 30 a 45 sterline.
Nel tempo in cui l’OCSE, nelle Prospettive Economiche (Economic Outlook) presentate pochi giorni fa a Parigi, ha indicato l’accelerazione delle tecnologie digitali a supporto della competitività del nostro Paese, in Italia è stato pubblicato il cosiddetto “Piano Colao” ovvero il Rapporto Iniziative per il “Rilancio Italia 2020-2022” redatto dal gruppo di esperti in materia economica e sociale che, nell’ambito dei 102 interventi che declinano le sei strategie di rilancio, evidenzia il passaggio ai pagamenti elettronici come il grimaldello per ridurre significativamente l’economia sommersa, liberare risorse e garantire concorrenza equa nel nostro Paese, rendendolo anche più resiliente a futuri shock di sistema.
Lo shock pandemico si deve quindi interpretare come l’opportunità per l’Italia di potenziare le infrastrutture economiche e sociali, investendo sul futuro e – per seguire le recenti parole del Governatore della Banca d’Italia – è necessario muoversi lungo una strategia di riforme di lungo periodo, alcune delle quali sono già state individuate, seguendo ciò che sosteneva John Maynard Keynes 80 anni fa quando indicava che la migliore strategia per il breve termine è quella di mettere a punto un buon piano per il medio-lungo periodo.*******
Possiamo peraltro contare su alcuni punti di forza della nostra economia, tra i quali le infrastrutture tecnologiche già esistenti e gli investimenti effettuati negli anni dalle industrie private, che hanno consentito in questo periodo ai cittadini di continuare a operare da remoto.
In particolare, se guardiamo al mercato dei pagamenti, da una parte è emersa indubbiamente l’importanza degli investimenti già effettuati dalle banche per mettere a disposizione della clientela canali di remote banking e di utilizzo di smart device per l’operatività bancaria, dall’altra l’esistenza di infrastrutture digitali evolute che stanno garantendo la continuità operativa di alcune imprese e Pubbliche Amministrazioni.
In questo contesto, è importante sottolineare come le banche possano contare su ecosistemi collaborativi e di innovazione infrastrutturale come CBI, la industry utility che supporta l’industria finanziaria italiana da oltre venti anni in ambito open innovation e che da sempre collabora con la Pubblica Amministrazione, tra cui PagoPA Spa, per facilitare il processo di digitalizzazione nel rapporto con il cittadino e nel creare nuove opportunità e servizi di pagamento.
Ne è un esempio il CBILL, servizio che già oltre 4 milioni di italiani usano per pagare online utenze domestiche, tasse e tributi, ticket sanitari, bollo auto e molti altri avvisi di pagamento pagoPA. Il II bimestre 2020 ha visto un decremento del 50% del numero complessivo dei pagamenti rispetto al I bimestre 2020, trascinati in basso dalle sospensioni e proroghe di bollettini, tasse e tributi per contingentare l’emergenza economica dei cittadini, osservando tuttavia un incremento del 30% dei pagamenti delle bollette delle utilities nello stesso periodo. Nel mese di maggio, in linea con le scadenze per il bollo auto e le tasse universitarie, osserviamo una ripresa importante del numero complessivo dei pagamenti (+90% rispetto ad aprile 2020).
Ciò a testimonianza del fatto che questa situazione sta consentendo di fare un balzo verso la digitalizzazione che diversamente avrebbe richiesto ancora vari anni per concretizzarsi e sta creando un patrimonio di competenze ed esperienze che ci potrà aiutare a essere più efficienti.
Nell’elaborazione degli interventi di rilancio, che pongono le basi per riportare il PIL ai livelli pre-Covid e per crescere a un ritmo più sostenuto rispetto al passato, sarà pertanto necessario proseguire sulla strategia per la creazione di un Paese cashless, considerando anche la necessità di effettuare gli opportuni investimenti per colmare il digital divide e creare infrastrutture (materiali e immateriali) moderne e sostenibili nel lungo periodo.
*Fonte: Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, 29 maggio 2020
**Fonte: https://www.businessofapps.com/data/zoom-statistics/
***Fonte: https://www.economyup.it/fintech/fase-2-nelle-banche-1-cliente-su-4-usera-meno-le-filiali-spinta-verso-online-e-mobile-banking
****Fonte: Banca d’Italia – statistiche semestrali su pagamenti alternativi al contante pubblicate il 22 maggio 2020
*****Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Dynata (indagine condotta a fine aprile 2020)
******Fonte: https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/desi – i Paesi UE sono calcolati ancora in 28, considerando ancora la presenza del Regno Unito
*******Fonte: Relazione Finale del Governatore della Banca d’Italia, 29 maggio 2020