La campagna elettorale per le Europee è iniziata e, come atteso, si parla più di ‘Italia in Europa’ che di ‘Italia in Italia’, come invece si è fatto almeno fino alle europee del 2009, quando la Grande Recessione era al suo zenit. In breve, l’essere in Europa è diventato rilevante anche per i cittadini. I candidati si presentano in televisione e sono attivi sui social network. Ma il modo più semplice ed immediato per capire che cosa propongono i partiti è leggere i programmi che hanno pubblicato sui loro siti.
Prima di fare questo, però, va ricordato che, a parte eccezioni – ad esempio Berlusconi che firma nella trasmissione di Vespa il ‘contratto con gli italiani’ o il lungo programma di Prodi (281 pagine) che guidava un’ampia coalizione nel 2006 – i programmi non vengono stilati per gli elettori che nella stragrande maggioranza non li leggono. Sono fatti per i militanti, cioè per dare la linea a chi è attivo in campagna elettorale e deve sapere come e quali temi usare nella propaganda elettorale.
Conseguentemente, e indirettamente, il programma proietta l’immagine del partito e suggerisce certi aspetti organizzativi. Tra questi, per farla breve e semplice, fino a che punto la leadership vuole lasciarsi le mani libere o vuole impegnarsi con il proprio elettorato che potrà chiamarlo a rendere conto delle promesse fatte (con o senza l’intermediazione degli attivisti). Ancora da aggiungere perché importante: un programma preparato in realtà per gli attivisti può essere trasformato in un programma per gli elettori non solo se i leader lo vogliono (vedi gli esempi fatti sopra), ma anche se i media lo vogliono, ritenendo di fare così un’operazione di trasparenza democratica che lega i leader all’elettore sulla base delle promesse fatte.
E i programmi dei principali partiti italiani che ci dicono? Se ci rivolgiamo al centro destra/destra, abbiamo una conferma e una sorpresa interessante. La conferma riguarda Forza Italia con i suoi punti presentati brevemente, anche pubblicati da qualche quotidiano, su sicurezza, terrorismo, immigrazione e ambiente, ma anche su riforma della BCE e armonizzazione fiscale, più poteri al parlamento, politica estera e di difesa comune e altri aspetti. In breve, un programma moderato e molto sensato in cui è evidente lo zampino di Tajani.
La sorpresa viene dalla Lega di Salvini che non ha un programma vero e proprio, ma sul sito propone alcuni slogan, manifesti, qualche video di Salvini e molta attenzione al tema dell’immigrazione. In breve, sembra evidente il partito che Salvini ha creato e anche il suo ruolo di leader con le mani libere e in diretto contatto con gli elettori. In questo innovando e cortocircuitando i militanti che invece la Lega ha in diverse aree del paese.
Guardando a sinistra, due sorprese e una mezza conferma. Il PD presenta un programma che vorrebbe accreditarlo verso un elettore di sinistra con l’accento sul salario minimo europeo, l’indennità di disoccupazione, la lotta alla povertà infantile e per uguaglianza di genere, ma – qui starebbe la sorpresa – alla fine propone un programma in cui vi è spesso riferimento a risorse prese dal bilancio europeo e si ignorano i poteri (limitati) che ha il parlamento. In breve, si potrebbe dire un programma neopopulista.
D’altra parte, il Movimento 5 Stelle ha diverse proposte di tenore simile, mirando allo stesso elettorato, ma senza riferirsi al ricorso a risorse europee. Dunque, un programma di sinistra moderata (seconda sorpresa). Al tempo stesso, conferma la sua identità cercando di mantenere il carattere anti-establishment con la proposta di tagliare privilegi e stipendi ai commissari e parlamentari e di eliminare i vincoli di bilancio per investimenti in istruzione, sanità, infrastrutture e sicurezza del territorio. E questa sarebbe la mezza conferma.
Come diceva un noto giornalista televisivo anni fa, a questo punto la domanda sorge spontanea: come è possibile che ci siano proposte del genere, cioè sostanziale assenza di programmi ovvero proposte un po’ farlocche? Il rapporto di responsabilità politica dell’eletto verso l’elettore è già difficile e pieno di problemi nelle democrazie nazionali, ma è ancora più debole (se non ci riferiamo ai gruppi di interesse) nel caso del parlamento europeo, che funziona prevalentemente nel chiuso delle commissioni. Che fare? Andare a votare secondo coscienza e senza illusioni.