Gianfranco Pasquino : “Minima Politica – Sei lezioni di democrazia”, Utet – Dea Planeta Libri, Milano, 2020, pagg. 175, E.14,00
Quando si comincia a leggere un libro appartenente alla categoria della saggistica è ragionevole porsi due domande di base: qual è il suo obiettivo e qual è la sua utilità.
Per rispondere al primo quesito si è molto facilitati, leggendo questa recente opera di Gianfranco Pasquino, Professore Emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna e Accademico dei Lincei, poiché è lo stesso autore a rivelarlo nelle pagine introduttive.
Spiegando le ragioni che lo hanno indotto a svolgere delle considerazioni su alcuni fenomeni politici calate in un contesto storico non solo nazionale – Sartori, uno dei suoi maestri, a riguardo docet -, Pasquino dichiara esplicitamente il proprio intento di sviluppare e rafforzare le conoscenze politiche minime. Di qui, il titolo del libro, chiaramente evocativo, per ammissione dello stesso A., dei Minima Moralia del filosofo Theodor Adorno della Scuola di Francoforte.
Quanto al secondo quesito, l’utilità del libro, lo si lascia aperto alle singole risposte dei futuri lettori, offrendo loro in questa sede il vantaggio di una pre-conoscenza del suo impianto e delle modalità secondo cui si dipana il percorso intellettuale dell’A.
Sono 6 i capitoli di questo volume, dedicati ad altrettanti argomenti della scienza politica: dalle leggi elettorali alla rappresentanza politica; dai Presidenti della Repubblica al deficit democratico; dalla governabilità al tema “non liberali, non democrazie”.
Ciascuno di questi argomenti viene trattato avvalendosi di un robusto repertorio bibliografico e arricchendo le considerazioni di riferimenti storici esemplificativi e significativi. Partendo dalla scelta dei sistemi elettorali, una scelta di cui si rivendica il carattere sempre politico, si giunge, attraverso le tappe appena ricordate, alla stazione finale, ove si mostra come non possano esistere reali democrazie senza i principi del liberalismo.
Il tutto secondo una sequenza logica che ci mette di fronte, via via, la complessità della rappresentanza politica, la suggestione della valutazione dei poteri del Presidente della Repubblica in Italia, il reale significato dell’espressione “deficit democratico” e il tema della governabilità, letta attraverso la lente della stabilità, precondizione ineludibile dell’efficacia decisionale.
Un viaggio in 6 tappe, si diceva, condotto da Pasquino con lucidità, all’insegna dei precetti democratici appresi dai suoi maestri Bobbio e Sartori. Un viaggio, che è anche uno sviluppo logico di argomenti e temi affrontati dall’A. in precedenti scritti; trattati con la passione di chi ha vissuto in campo accademico e non solo i diversi aspetti della scienza politica, senza, peraltro, pagare dazio a una precisione chirurgicamente scientifica con cui sono analizzati e scomposti nelle loro diverse componenti.
Il risultato? Una piattaforma concettuale da cui ripartire, avendo l’opportunità non banale di confrontarsi con accresciuta consapevolezza con le applicazioni (più o meno ben riuscite) della democrazia nella vita quotidiana. Il lettore, pertanto, viene preso per mano da una guida disponibile, sia a spiegare pazientemente questi fenomeni politici anche ai non addetti ai lavori, sia a sollevare dubbi indispensabili per ulteriori approfondimenti; il tutto con un piglio non arcigno e supponente, ma con un linguaggio agevole e condito con un filo di intelligente e affilata ironia.
Senza voler infrangere il patto di libertà stipulato prima con il lettore potenziale di questo volume sul secondo quesito, Minima Politica presenta dunque, per me, una sua utilità molteplice e differenziata a più livelli. Infatti, si rivela un valido strumento di approccio per chi è digiuno di alcune delle nozioni base della scienza politica e della vita democratica; ma è anche un pungolo, per chi si è già inoltrato sulla strada della loro conoscenza, ad approfondire in chiave di sistematicità (un tasto su cui l’A. batte insistentemente) i diversi aspetti del complesso mondo della scienza politica.
Vi è, poi, un altro merito di questo libro che va ricordato: il fatto di accrescere in chi lo legge la convinzione che non si tratta di temi distaccati dalla nostra realtà quotidiana, ma in grado di incidervi sulla sua qualità complessiva, toccando gli snodi cruciali dei diritti e dei doveri dei singoli cittadini, dell’homo politicus e delle istituzioni. Temi che sono anche essenziali per individuare e respingere i possibili pericoli che incombono sulla democrazia.
Ed è proprio in questa ultima ottica che alla fine delle sue considerazioni Pasquino regala al lettore una ricetta fondamentale per tutelare la vera democrazia. Una ricetta, che è articolata in tre punti critici da osservare con particolare attenzione: il monitoraggio delle procedure elettorali e di eventuali pratiche scorrette ad esse riferibili; la libertà di espressione del pensiero e della sua espressione attraverso i mass media; l’integrale e totale indipendenza della magistratura dal potere politico ed economico.
Una ricetta, che è anche una sfida molto impegnativa proiettata nello scenario prossimo futuro e che lascia aperta la porta ai futuri contributi di riflessione e sistematizzazione di quanti, tra cui immaginiamo lo stesso Pasquino, vorranno continuare a confrontarsi con una realtà in movimento attraverso il filtro applicativo della scienza politica.