Nessuno
Clima/ Impatto sull’Italia
Più rischio alluvione?
Meno prestiti alle imprese
Valentino Spinaci

Anche in Italia si incomincia a riflettere sul climate change in chiave economica e finanziaria. Iniziando a disegnare un modello di comportamento “responsabile” anche per i mercati, fino a ieri senza vincoli. Partiamo da un dato: il climate change è costato in Italia tre miliardi di euro, solo nel 2015, per eventi privi di copertura assicurativa. E se si perdono reddito e ricchezza, il mercato del credito ne risulta condizionato.

Due economisti della Banca d’Italia, Ivan Faiella e Filippo Natoli, in uno studio sul tema “Catastrophe risk and bank lending” in corso di pubblicazione, mostrano come un alto rischio di alluvione in un territorio sia associato a una minore consistenza di prestiti bancari alle piccole e medie imprese di quel territorio. È stato Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’IVASS ha lanciare il “warning” nel convegno organizzato il 16 aprile scorso a Roma, dall’Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito guidata da Ercole Pellicanò.

Secondo il Rapporto HLEG curato da un gruppo di esperti europei, si deve partire con lo stabilire una classificazione chiara di quali possano essere         gli interventi da considerarsi sostenibili o meno. Anche per facilitare l’uso di prodotti di sostegno finanziario come ad esempio i green bonds – ha aggiunto Rossi – ricordando che il Gruppo Intesa l’anno scorso ne ha emesso uno di 500 milioni di euro per l’energia rinnovabile raccogliendo – a testimonianza della validità dello strumento – ordini quattro volte maggiori.

Regole prudenziali, misure di incoraggiamento fiscale e una decisa politica climatica vanno concordate a livello europeo. E potranno rendere più agevole anche l’ingresso delle imprese di assicurazione in questa importante sfida per la salvaguardia dell’ambiente. Queste ultime, in particolare lo IAIS, che riunisce i supervisori assicurativi di 200 organizzazioni in 140 paesi, stanno lavorando per trovarsi preparate a identificare l’effetto dei rischi climatici sull’insurance business.

Il tema ha impatto anche sulle pensioni. Non a caso alla fine di maggio l’argomento verrà trattato diffusamente in occasione dell’EIOPA Strategy Day: l’autorità di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali si muove sapendo che l’attuazione della finanza sostenibile si ripercuote positivamente sull’insieme dei cittadini europei.

Un modello esaustivo di valutazione degli elementi essenziali da considerare per effettuare investimenti ESG, ossia improntati all’Environmental Social Governance, lo ha proposto Giorgio Di Giorgio, docente di Teoria e politica monetaria alla Luiss di Roma. Chi intende fare finanza sostenibile deve osservare tre fattori: primo, la globalizzazione, che evolve con una crescita più equilibrata tra aree mondiali, ma con un commercio internazionale in rallentamento.

Secondo, la crescita della popolazione, che si è impennata dal 1700, traina la crescita economica ma pone anche problemi di risorse, di riflessi dei movimenti migratori, di grandi disuguaglianze. Terzo, l’innovazione tecnologica, che negli ultimi 10 anni è stata vincente, e che favorirà i progressi delle condizioni ambientali,e catturerà investimenti sostenibili, che peraltro in base a indagini condotte dai consulenti di Marsh e Mercer nel 2017 sono cresciuti del 50% contro il 36% del 2016.

Ciò che conta è effettuare questi investimenti senza dimenticare la cura del territorio: il 35 per cento di quello italiano è a rischio sismico, il 55% a rischio alluvionale, il 78% li vive entrambi, ha ricordato Dario Focarelli, per l’ANIA. Sottolineando che se la temperatura globale salisse di 4 gradi, l’intero pianeta non sarebbe più assicurabile.