SISTEMA MADE IN ITALY
Più competitivo e più concentrato, è l'export italiano

In un quadro globale di forte destabilizzazione, la tenuta delle posizioni acquisite da parte delle imprese e soprattutto le transizioni verso profili di partecipazione più complessi sembrano associarsi ad una migliore dinamica dell’export italiano

Cristina Castelli, Giulio Giangaspero, Roberto Monducci, Alessia Proietti, Emanuele Pallotti, Federico Sallusti, Stefania Spingola

Quali sono state le risposte del sistema esportatore italiano alla crisi pandemica e nella successiva fase (perturbata) di ripresa? Un saggio di “Economia Italiana” indaga a fondo sulle trasformazioni del nostro export. Il complesso delle evidenze presentate seguendo tre livelli di analisi distinti, ma concettualmente e operativamente integrati (macro-settoriale-micro), converge nel mostrare come la performance dell’export italiano nella fase post-Covid – superiore a quella dei principali competitor europei – sottintenda fenomeni di riposizionamento del sistema esportatore che hanno migliorato la sua capacità di risposta in un contesto persistentemente perturbato.

Per l’Italia il recupero delle esportazioni e importazioni di beni è stato estremamente rapido e già nel 2021 entrambi gli aggregati avevano superato il livello del 2019 in termini reali; è stato necessario un anno in più e il venir meno delle limitazioni alla mobilità delle persone, con le positive conseguenze sull’aumento dei flussi turistici dall’estero, per assistere al pieno recupero anche delle esportazioni e delle importazioni di servizi.

Complessivamente, tra il 2019 e il 2022 l’export di beni in volume dell’Italia (+9,6% rispetto al 2019) è cresciuto in misura superiore a quello della Ue (+9,1%), della Uem (+8,8%) e dei principali competitor europei (Germania +2,9%, Paesi Bassi +8,7% e Francia -4,9%). Per il secondo anno consecutivo, inoltre, l’incremento dei volumi di beni esportati dall’Italia è stato superiore a quello del commercio mondiale nel suo insieme e la quota sulle esportazioni mondiali del 2022 a prezzi costanti è ulteriormente aumentata, portandosi al 2,6%. Le analisi condotte hanno misurato, per l’Italia, un effetto competitività positivo (al netto dei fattori merceologici e geografici), con un guadagno particolarmente significativo nella prima fase di uscita dalla pandemia.

In questo contesto, l’evoluzione complessiva delle re­lazioni commerciali nella fase post-Covid ha visto l’Italia mostrare segnali di riposizionamento più accentuati rispetto agli altri principali paesi europei, con una tendenza all’aumento della concentrazione dei mercati di sbocco, dal lato dell’export, e ad una maggiore diversificazione di quelli di approvvigio­namento, dal lato dell’import.

Il riposizionamento complessivo del sistema produttivo italiano è stato generato da dinamiche settoriali eterogenee, che si associano a due tipologie di riposizionamento: da una parte, i settori – quali elettronica, alimentari e bevande, tessile, abbigliamento e pelli e chimica – per i quali si osserva un aumento della concentrazione dei mercati di destinazione e una contestuale maggiore diversificazione di quelli di approvvigionamento. Dall’altra, i comparti – quali macchinari, metallurgia e prodotti in metallo, altre manifatturiere e gomma, plastica e minerali non metalliferi – per i quali si osserva una tendenza alla concentrazione delle relazioni commerciali sia in entrata sia in uscita. In entrambi i casi, si rileva un ridimensionamento dell’articolazione geografica dell’export.

Per quanto riguarda le dinamiche d’impresa, l’evoluzione del sistema esportatore nel senso di una maggiore partecipazione media alle reti produttive in­ternazionali (RPI) è associata a dinamiche che evidenziano lo spostamento di ampi segmenti di imprese, soprattutto di piccole dimensioni, verso forme più complesse, seppure in un contesto di elevata mobilità in entrata e in uscita dai diversi profili.

Una valutazione sintetica dei comportamenti delle imprese esportatrici dopo la fase acuta della pandemia vede, tra il 2019 e il 2022, il 69,2% delle imprese (32mila aziende) mantenere la stessa tipologia di coinvolgimento iniziale all’interno delle RPI, il 13,2% (6mila) mostrare un arretramento ed il 17,6% (8mila) un avanzamento verso profili più complessi. Il saldo tra avanzamenti e arretramenti nella modalità di partecipazione alle RPI è dunque positivo e pari, tra il 2019 e il 2022, al 4,4% delle imprese persistentemente esportatrici (circa 2mila unità).

In un quadro globale di forte destabilizzazione, la tenuta delle posizioni acquisite e soprattutto le transizioni verso profili di partecipazione più complessi sembrano associarsi ad una migliore dinamica dell’export: la crescita media dei volumi esportati tra il 2019 e il 2022 scaturisce infatti da un incremento del 17,3% rilevato in media per i casi di maggiore partecipazione e del 9,4% per le imprese che non hanno cambiato tipologia di coinvolgimento nelle RPI; sul fronte opposto, le aziende che hanno registrato un minore coinvolgimento hanno mostrato una forte diminuzione dei volumi esportati (-10%).

La governance delle imprese sembra rappresentare un fattore influente della loro performance post-Covid: se per le imprese domestiche, in gran parte di piccola e media dimensione, una maggiore intensità di partecipazione alle RPI è emersa come fattore rilevante per la performance del loro export, per le imprese a controllo estero sembra aver giocato un ruolo importante (inizial­mente in senso negativo e successivamente in senso ampiamente positivo) la stabilità del posizionamento, dovuta alla forte interdipendenza con le strategie dei gruppi globali; per le multinazionali italiane sembra confermarsi una elevata resilienza e capacità di gestione della notevole articolazione merceologica e geografica della loro presenza sui mercati esteri.

In conclusione, le analisi presentate sembrano confermare e rafforzare, da un lato la rilevanza del sistema esportatore per la crescita dell’economia italia­na, dall’altro un’elevata capacità di reazione e adattamento delle imprese, an­che di piccole dimensioni, al contesto post-Covid, caratterizzato da una forte ripresa della domanda ma anche da ulteriori shock e perturbazioni.