Governi ed aziende fronteggiano due pressioni di segno opposto: da un lato la necessità di far ricorso ai mercati dei capitali per ottenere le risorse per gli investimenti, dall'altro la maggiore prudenza a causa dell'evoluzione dei mercati obbligazionari. Ecco come il Global Debt Report dell’OCSE analizza questa sfida tra crescita e gestione del debito
La nuova edizione del Global Debt Report dell’OCSE analizza alcune delle sfide che i governi e le aziende sono chiamati ad affrontare alla luce dell’attuale condizione dei mercati obbligazionari. Attraverso questa pubblicazione, l’OCSE pone l’accento sull’interazione tra la necessità di urgenti investimenti da parte di governi ed aziende, e le considerazioni relative alla sostenibilità di lungo termine delle loro finanze. Il Report vuole quindi essere uno strumento per contribuire ad una politica economica lungimirante e responsabile.
Il Report parte dalla constatazione che sia i governi che le aziende hanno una forte necessità di maggiori investimenti per poter garantire una crescita economica sostenibile nel lungo termine. Questo punto viene illustrato attraverso l’esempio degli investimenti necessari per raggiungere il Net Zero. Ricordiamo ai lettori che raggiungere il Net Zero significa ridurre a zero il bilancio netto delle emissioni globali di gas serra. Si tenga però presente che questo è solo uno degli ambiti che necessitano ingenti investimenti insieme, ad esempio, alla digitalizzazione.
Il Report mostra che gli attuali livelli di investimento non sono sufficienti per raggiungere il Net Zero. Al contempo, finanziare i necessari investimenti attraverso il mercato obbligazionario implicherebbe un forte aumento dell’indebitamento. Ad esempio, viene stimato che se nelle economie avanzate fosse il settore pubblico a finanziare questi investimenti, il loro rapporto debito/PIL aumenterebbe di 25 punti percentuali entro il 2050. In alternativa, l’indebitamento delle aziende energetiche dovrebbe aumentare vertiginosamente, quadruplicando solo nelle economie emergenti, esclusa la Cina.
Se da un lato è quindi evidente la necessità di sviluppare i mercati dei capitali per facilitare gli investimenti, dall’altro lo stato dei mercati obbligazionari necessita un approccio strategico. Il Report, infatti, mostra che i mercati obbligazionari si caratterizzano oggi per alcune tendenze di medio e breve periodo che invitano alla prudenza. Ci soffermiamo su tre di queste tendenze: l’aumento dell’indebitamento, l’aumento dei costi legati all’indebitamento, e l’evoluzione del profilo degli investitori.
Prima tendenza: l’aumento dell’indebitamento. Il 2024 è stato un anno record per l’indebitamento obbligazionario. Il Report evidenzia che i governi e le imprese hanno emesso circa 25 mila miliardi di dollari in obbligazioni nel 2024, rispetto ai 22 emessi nel 2023. Si stima, inoltre, che il debito obbligazionario sovrano e societario abbia superato i 100 mila miliardi di dollari nel 2024, raggiungendo un livello paragonabile al PIL mondiale. Questo è largamente dovuto alle politiche anticicliche adottate per fronteggiare la crisi del 2008 e la pandemia di COVID-19.
Seconda tendenza: l’aumento dei costi legati all’indebitamento. L’aumento dell’indebitamento è stato accompagnato dal recente aumento dei tassi di mercato, che ha portato ad una crescita delle spese per interessi. Nell’area OCSE, la spesa per interessi sui Titoli di Stato è stata pari al 3.3% del PIL nel 2024, il livello più alto dal 2010. Questa spesa potrebbe aumentare sempre più man mano che il debito contratto in passato a tassi relativamente bassi verrà rifinanziato a tassi più elevati, assumendo che i tassi di mercato non cambino significativamente.
Terza tendenza: l’evoluzione del profilo degli investitori. Quando guardiamo ai Titoli di Stato dei paesi OCSE, osserviamo che si sta delineando una nuova base di investitori più attenta ai rendimenti offerti. Ciò è dovuto al ritiro delle banche centrali dai mercati obbligazionari, accompagnato da un ruolo più importante degli investitori domestici al dettaglio e degli investitori esteri. Ricordiamo che l’aumento di capitale che questi investitori destinano ai Titoli di Stato dei paesi OCSE potrebbe significare una minore allocazione verso le obbligazioni di paesi emergenti e aziende.
Riassumendo, ci troviamo in una congiuntura storica dove governi ed aziende devono fronteggiare due pressioni di segno opposto sulle loro finanze. Da un lato, le necessità d’investimento invitano al far ricorso ai mercati dei capitali per ottenere le risorse necessarie. Dall’altro, le attuali tendenze dei mercati obbligazionari invitano ad un approccio maggiormente cauto.
Cosa fare, quindi?
Le priorità evidenziate dal Report includono riforme strutturali per i paesi avanzati, lo sviluppo dei mercati dei capitali domestici per i paesi emergenti, e usare l’indebitamento delle aziende per aumentare la loro capacità produttiva, invece che per finanziare riacquisti di azioni proprie o pagamenti di dividendi.
Governi ed aziende debbono quindi perseguire un equilibrio tra la necessità d’investire per stimolare la crescita economica e quella di gestire le proprie finanze in modo che tale crescita sia sostenibile nel lungo termine. Ricordiamo, infatti, che un debito usato per investimenti produttivi può ripagare sé stesso.
In poche parole, come spesso accade, in medio stat virtus.