LA MISSIONE DI UN LIBRO
Per non morire di debito pubblico

Siamo un Paese in "default fattuale". Come il debito pubblico avvelena la vita economica e civile, alimenta disuguaglianze e nega futuro ai giovani, in un libro che vuole creare consapevolezza su un problema collettivo. E aiutare a non credere a promesse ingannevoli, provenienti da una parte politica o dall’altra, sulle scelte che siamo chiamati a prendere oggi. Per non dovere assumere decisioni molto più dolorose domani

Michele Rinaldi
Michele-Rinaldi

Nelle tasche degli italiani”, il libro appena uscito per i tipi della Newton Compton, è dedicato a quello che, insieme ai Relatori e alle numerose personalità che hanno contribuito alla sua stesura, consideriamo il principale problema del paese, ovvero il Debito Pubblico, che ci espone al rischio di non riuscire a fronteggiare adeguatamente shock macroeconomici avversi o forti turbolenze nei mercati finanziari.

Ma non solo.

Al progetto, nato su iniziativa della Fondazione Ave Verum, Fondazione a cui ho dato vita a fine 2022, e realizzato in stretta collaborazione con l’Università Luiss e con il Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari della stessa Università tramite Giorgio Di Giorgio, Alessandro Pandimiglio e Guido Traficante, hanno partecipato anche sei economisti di spessore ovvero i Professori, Lilia Cavallari, Elsa Fornero, Paola Profeta, Giampaolo Galli, Gustavo Piga  e Stefano Micossi nonché, in rappresentanza del MISE il Dott. Ottavio Ricchi, e della Banca d’Italia Dott.ssa Alessandra Staderini.

Il libro è stato scritto con finalità divulgativa e quindi in modo comprensibile a chiunque, pur nel rigoroso rispetto scientifico della tematica.

L’elevato Debito Pubblico e l’onere del suo servizio in termini di spesa per interessi, prossima ai 100 miliardi all’anno, è purtroppo la causa anche di default fattuali presenti nel Paese, come il Prof Giorgio Di Giorgio nella sua Prefazione e io nella Postfazione abbiamo sottolineato. Basti pensare ai nostri giovani, che non trovano remunerazioni e sbocchi professionali adeguati nel mondo del lavoro e incontrano difficoltà crescenti per costituirsi una famiglia, ed emigrano in gran numero, in particolare quelli dotati di un livello di istruzione più elevata e di ambizioni, o alla carenza di risorse nel settore sanitario, nonostante il diritto alla salute sia costituzionalmente garantito.

L’Istat nel suo rapporto sulle migrazioni, ha quantificato in un milione circa i nostri connazionali espatriati tra il 2012 e il 2021. Un quarto dei quali aveva una laurea. Se incrociassimo le uscite annuali censite dall’Istituto di statistica con i laureati registrati dal ministero dell’Università scopriremmo di veder partire ogni anno il 5-8% dei nostri giovani altamente formati. 

Non sono solo le migliori opportunità offerte dai paesi esteri in termini di carriera ma anche la variabile retributiva che riconosce ai nostri medici e ai nostri giovani, molto di più di quanto viene loro corrisposto nel nostro paese. Ad un solo anno dal titolo di studio il guadagno è il 41,8% in più di quanto sarebbe in Italia con crescite che arrivano negli anni, a multipli.

Tuttavia, questi problemi non sono generalmente percepiti dai cittadini come conseguenza diretta dell’elevato Debito Pubblico. Anzi, il Debito per molti costituisce ancora una “panacea”, qualcosa che non tocca nessuno: in realtà, un elevato Debito Pubblico condiziona l’intera vita del Paese e dei cittadini ed è fonte di grande incertezza economica ed ingiustizia sociale, in quanto chi non può investirvi si ritrova solo con l’onere del debito da restituire e con servizi pubblici erogati spesso in modo insufficiente ed inefficiente.

Ritengo personalmente che il Patto di Stabilità e Crescita nella UE, che giudico molto positivamente, rappresenti solo un argine all’eventuale default finanziario, ma non consenta di rispondere in modo adeguato a ciò che abbiamo definito “default fattuale” del Paese ovvero la mancanza di risposte ai cittadini e ai giovani negli aspetti fondamentali della vita: lavoro, famiglia, sanità, denatalità, pensioni, giustizia, immigrazione e così via.

Come invertire la rotta?

Credo non si possa prescindere da una maggiore consapevolezza e senso di responsabilità, a tutti i livelli, ed è il primo obiettivo che ci siamo posti con questo lavoro e con quanto metteremo ancora in atto per divulgarlo il più possibile. Non ci possiamo più permettere rincorse al consenso da parte dei nostri politici con piani di breve periodo e senza alcuna visione strategica, che si contrappongono alle risposte urgenti che occorre mettere urgentemente in atto per contrastare il “default fattuale” del nostro Paese.

Gli economisti che hanno contribuito al libro con le proprie visioni e le proprie ricette sul Debito danno indicazioni chiare sulla strada da percorrere e questo rappresenta un ulteriore stimolo per l’approfondimento del libro anche da parte di chi ha responsabilità politiche e di governo.

Per questa ragione ci siamo attivati e abbiamo fatto pervenire una copia del libro a tutti i parlamentari nonché al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla Premier Giorgia Meloni.

L’obiettivo di una Europa più federata, a nostro giudizio imprescindibile per la stessa gestione del debito nel lungo termine, richiede una serietà maggiore da parte del nostro Paese.

Pertanto, spieghiamo ai cittadini – per riprendere la chiusura della Prefazione di Giorgio Di Giorgio – “come non credere a promesse ingannevoli provenienti da una parte politica o dall’altra in un contesto in cui è necessaria una diffusa consapevolezza delle scelte che come Paese, ma anche come europei, siamo chiamati a prendere oggi per non dovere assumere decisioni molto più dolorose domani”.

“Voglio pensare a questo lavoro sul Debito Pubblico come una risposta civica –  concludo nella mia Postfazione al libro – a difesa della cultura, del progresso, di una maggiore consapevolezza e responsabilità sociale, e dei nostri giovani, auspicando che riesca a richiamare l’attenzione di molti, sia al di fuori che all’interno delle stanze dei bottoni, sul delicatissimo tema”.