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BCE / LE PROSSIME MOSSE DI DRAGHI
Per le banche italiane il terzo TLTRO è vitale
Paola Pilati

Mentre spirano venti di recessione, l’economia rallenta in tutta Europa a cominciare dalla Germania, e gli indici di fiducia del mondo del business scendono, ci si comincia a chiedere quali azioni potrà dispiegare la Bce per contrastare una nuova crisi. Essendo imposibile usare la leva dei tassi, si guarda al lancio del terzo round di TLTRO, cioè le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations),destinate alle banche con l’obiettivo di rendere più agevole il credito al sistema.

Anche se molto dipenderà dalle condizioni delle nuove aste, che verranno comunicate nel mese di aprile, sulla efficacia del TLTRO III cominciano già a sorgere dei dubbi. Un’analisi viene da Ubs, che si chiede innazitutto se davvero un nuovo TLTRO sia necessario.

Dal punto di vista delle banche, osserva, la risposta potrebbe essere no. Le banche preferirebbero piuttosto un aumento dei tassi. Ma anche in assenza di questo, che la Bce ha chiarito non essere nell’aria, il ricorso al rifinanziamento promesso, previsto da settembre 2019 a marzo 2021 e a tasso variabile, è abbastanza attraente? E riscirebbe a ottenere i suoi effetti sull’economia?

Per rispondere, Ubs esamina quello che è accaduto con il programma di rifinanziamento precedente, il TLTRO II. Quattro aste, tra il giugno 2016 e il marzo 2017, hanno provveduto alle banche nuovi mezzi per 740 miliardi di euro (cifra che include anche il round del TLTRO I), oggi scesi a 719 per via di rimborsi anticipati.

Le prime utilizzatrici sono state la banche italiane (per il 33 per cento), poi quelle spagnole (per il 23 per cento), quindi quelle francesi (per il 16 per cento), seguite dalle tedesche al 12 per cento. Ma quali di queste banche hanno anche migliorato il proprio volume di prestiti, riuscendo in questo modo ad abbattere il tasso del prestito rispetto a quello di deposito?

Su questo fronte la graduatoria è diversa. A far crescere di più il credito (rispetto al benchmark europeo) sono state Belgio, Francia, Austria e Germania. In Spagna, Olanda, Grecia e Italia la crescita del credito, viceversa, è stata limitata. E chi ha fatto meglio è stato premiato in termini di tasso, che si è ridotto sotto lo zero. In pratica, è stata la Bce che ha pagato per prestare denaro all’economia di quei paesi.

Nonostante gli sforzi della Bce, sul clima generale del credito in Europa non spira l’aria migliore. Nella seconda metà del 2018 l’attività delle banche sul fronte dei prestiti si è ridotta, mentre è aumentato il costo della raccolta (misurata dai tassi delle emissioni obbligazionarie delle banche). È accaduto nel corso dello scorso anno soprattutto in Italia, Spagna, Irlanda e Germania. Da questo punto di vista il nuovo TLTRO, che inizierà a settembre, rischia di arrivare persino troppo tardi, osservano gli analisti di Ubs.

Altro aspetto cruciale sarà capire se il nuovo round di rifinanziamento potrà aggiungersi a quanto già prelevato dalle banche con i round precedenti, oppure no. Poiché l’ammontare prelevabile dipende dalla quantità di prestiti concessi a società non finanziarie e famiglie e fino al 30 per cento dello stock dei prestiti ritenuti idonei al 28 febbraio 2019, gli analisti di Ubs sottolineano che nel secondo caso saranno svantaggiate soprattutto le banche italiane e spagnole, quelle che hanno approfittato di più del TLTRO II. Nel complesso, comunque, resta che le banche hanno già in pancia 719 miliardi dei precedenti TLTRO, molti dei quali verranno trasferiti sulle nuove emissioni di prestiti. La nuova emissione non dovrebbe, insomma, fare sold out.

Le banche italiane e spagnole sono anche quelle che, avendo fatto un uso massiccio del TLTRO, si troverebbero più esposte in mancanza di una nuova emissione della facility della Bce. Una delle banche italiane più esposte in Europa sarebbe Bpm, che dovrebbe trovare come sostituire il 13 per cento di asset attualmente finanziati dal TLTRO II. E questo in un quadro in cui il rendimento netto delle banche continua a contrarsi. Isomma le banche più che di finanziamenti avrebbero bisogno di un aumento dei tassi, conclude l’analisi della banca svizzera. Ma su questo Mario Draghi è stato chiaro: per ora non se ne parla.