VETRINA STARTUP / REALTA' AFFERMATE E NUOVE PROMESSE
Nelle praterie dell'Open banking vi guidiamo noi

Intervista a Bruno Natoli, CEO di Mia-FinTech*

Mia-FinTech si propone come uno dei principali acceleratori della trasformazione dell’ecosistema finanziario. Il suo ruolo: supportare banche, società fintech e istituzioni finanziarie a sviluppare e fornire servizi digitali veloci e scalabili, anche grazie ad acceleratori ready-to-use

Simona D'Amico

Dottor Natoli, la rivoluzione fintech delle banche è cominciata. Ci spiega in cosa consistono le tecnologie Open Banking che, secondo i dati del Financial Times, sono utilizzate dall’80% degli istituti bancari?

«Con Open Banking si intende la pratica degli istituti finanziari di condividere informazioni finanziarie dei clienti con società esterne. Naturalmente questa condivisione avviene seguendo dei rigidi parametri di sicurezza e privacy, che rendono la trasmissione e gestione di questi dati sicura e protetta. Le principali tecnologie che abilitano questa condivisione sono le API (Application Programming Interfaces): in particolare, in seguito all’entrata in vigore della PSD2 (la direttiva sui pagamenti digitali attiva nei Paesi dell’UE da settembre 2019), queste API bancarie relative alle movimentazioni dei conti correnti dei clienti sono state rese disponibili per promuovere l’innovazione tramite l’apertura a terze parti». 

Quali sono a suo avviso le prospettive di sviluppo dell’Open Banking nel nostro Paese?

«Personalmente sono molto ottimista sulle prospettive di evoluzione del sistema Italia. Sicuramente dovremo intraprendere delle azioni per colmare il gap con gli altri paesi europei in termini di strutturazione dell’offerta al fine di creare soluzioni integrate anche con altri player dell’ecosistema finanziario e di valore. Proprio per questo motivo in Mia-FinTech abbiamo deciso di puntare sulla creazione di un marketplace ricco di acceleratori di processo per supportare la trasformazione digitale di una banca tradizionale in una banca moderna». 

A suo avviso, come l’omnicanalità e l’Open-banking hanno cambiato il modo di fare business nel mondo della banca e della finanza?

«Se parliamo di omnicanalità, le banche hanno dovuto ampliare l’offerta di servizi al cliente su molteplici canali, perché la loro aspettativa era quella di fruire dei servizi offerti dal loro istituto di credito in modo rapido, efficiente, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Le banche hanno dovuto adattarsi per erogare servizi in ottica omnicanale, moltiplicando i touchpoint con i propri clienti, anche ristrutturando la propria architettura IT per rendere l’esperienza cliente sempre più positiva e fluida. 

L’Open Banking, invece, ha stimolato l’adozione dell’Open Innovation nel mondo finanziario. Banche e istituti finanziari possono avviare nuove partnership in modo più semplice e veloce e, di conseguenza, creare nuovi servizi digitali in collaborazione con partner terzi per rispondere tempestivamente alle esigenze del mercato e dei propri clienti». 

Fintech e digitale sono i pilastri della banca di domani. Non pensa che il digitale rischi di spersonalizzazione la relazione banca-cliente creando tra questi una maggiore distanza?

«È esattamente il contrario: l’Open Banking porterà ad una personalizzazione dei servizi rafforzando la relazione banca-cliente e quest’ultimo potrà fruire di servizi customizzati sulla base delle sue attività finanziarie. È questo il vero potenziale della rivoluzione fintech. Stiamo entrando in una nuova dimensione dove la comunicazione banca-cliente non diventa più univoca ma bidirezionale, a tutto vantaggio del cliente stesso, che potrà fruire senza nessun vincolo di tutte le informazioni relative alle proprie transazioni finanziarie. Pensiamo solamente allo sviluppo di soluzioni e servizi di account aggregation: l’istituto di credito mantiene la centralità della propria posizione nei confronti dei clienti offrendo, però, un servizio aggiuntivo e molto apprezzato. Ovviamente chi sarà in grado di fornire ai clienti il miglior pacchetto di servizi sarà avvantaggiato in futuro».

Venendo a Mia-FinTech, ci spiega come riesce a colmare il divario tra le istituzioni tradizionali e le realtà finanziarie digitali?

«Mia-FinTech vuole diventare uno dei principali acceleratori di questa trasformazione dell’ecosistema finanziario, supportando banche, società fintech e istituzioni finanziarie a sviluppare e fornire servizi digitali veloci e scalabili, anche grazie ad acceleratori ready-to-use progettati per rispondere in modo tempestivo a specifiche esigenze di business del settore finanziario (tra cui Smart Lending, KYC, Onboarding Financial Aggregation, Credit Assessment, Digital Payments, Banking as a Service, Embedded Finance per citarne alcune). Con questo approccio plug and play si riducono costi e tempi di sviluppo, si migliora l’interoperabilità del dato e si accelera l’integrazione di nuovi business partners per la creazione di bundle di servizi innovativi». 

*nella foto: Bruno Natoli