FINTECH
Moneezy: il sito per scegliere il prestito migliore si rinnova

Intervista a Emil Kjær, Amministratore Delegato di Intelligent Banker

Le nuove funzionalità permettono di mettere a confronto le offerte finanziarie di diverse banche, rendendo la scelta più semplice e le proposte più trasparenti

Simona D'Amico

Moneezy, nome noto nel settore della tecnologia finanziaria, ha annunciato il lancio di una serie di nuove funzionalità e strumenti innovativi che rendono il portale ancora più facile da usare. Ciò include l’aggiunta di una nuova sezione del blog, “Moneezy Approfondisce”, che presenta articoli informativi progettati per aiutare i clienti a comprendere il complesso mondo della finanza. 

Ascoltando le richieste e i feedback dei suoi utenti, Moneezy è diventato ancora più intuitivo e prezioso per loro. La visione è stata quella di rendere il mondo della finanza un’esperienza comprensibile e priva di stress, come spiega in questa intervista Emil Kjær, Amministratore Delegato di Intelligent Banker, la società dietro a Moneezy.

Dott. Kjær, di cosa si occupa Moneezy?

«Moneezy mira a educare il pubblico e garantire un percorso di prestito trasparente, assistendo i nostri utenti nel prendere le migliori decisioni in merito al prestito. Spesso ci descriviamo come i “trivago.it ” della finanza. Siamo un gruppo di venti esperti profondamente coinvolti nel settore FinTech dal 2009. Nel 2018 abbiamo lanciato Moneezy come la nostra nuova iniziativa di punta. Da allora, abbiamo assistito più di 850.000 persone in tutto il mondo con le loro esigenze finanziarie, erogando oltre 425 milioni di euro in prestiti».

Quali elementi distinguono Moneezy dalle altre società di tecnologia finanziaria?

«Osservando aziende come Tesla, vediamo che ricominciare da capo con un obiettivo chiaro può essere più efficace che cercare di aggiornare i vecchi metodi per soddisfare le esigenze odierne. Moneezy è di proprietà di Intelligent Banker, fondata nel 2009. Molto prima che termini come machine learning e intelligenza artificiale diventassero parole d’ordine, ci siamo impegnati a prendere decisioni basate sui dati per i nostri utenti. Tenendo questo in mente, abbiamo creato il nostro software per adattarlo a questa configurazione. Negli ultimi 14 anni, mentre altri istituti finanziari erano alle prese con le trasformazioni digitali, cercando di sovrapporre un approccio basato sui dati alle loro strutture esistenti, noi eravamo in anticipo sulla curva, costruendo prodotti fintech ancor prima che “fintech” fosse ampiamente riconosciuto come una categoria».

A suo avviso, a che punto oggi si trova l’Europa in tema di educazione finanziaria? 

«I livelli di educazione finanziaria variano ampiamente tra i paesi europei. La Commissione Europea ha condotto un sondaggio di Eurobarometro da cui è emerso che solo il 18% dei cittadini dell’UE ha un elevato livello di alfabetizzazione finanziaria. I paesi nordici come Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca hanno generalmente un livello più elevato di educazione finanziaria. D’altro canto, alcuni paesi dell’Europa meridionale e orientale hanno margini di miglioramento in questo ambito. Lo stesso sondaggio afferma che oltre il 50% dei cittadini dell’UE non sono sicuri di avere abbastanza soldi per vivere comodamente durante gli anni della pensione. Tutto ciò significa che abbiamo bisogno di molta più educazione finanziaria, non solo nei paesi nordici, ma in tutta Europa. Le banche sono ancora molto brave a creare prodotti finanziari complessi, che possono essere difficili da comprendere per il consumatore medio. Tuttavia, vedo una tendenza positiva: dopo il Covid-19 e la guerra in Ucraina, i consumatori vogliono comprendere meglio i fattori dell’economia mondiale, ad esempio l’inflazione».

L’attenzione al tema dell’alfabetizzazione finanziaria degli adulti e dei ragazzi è presente anche nel G20, tanto che il Financial Stability Board ha incluso l’educazione finanziaria tra i principi guida dello sviluppo sostenibile. Da ultimo, sia il Consiglio europeo che il Parlamento hanno incoraggiato gli Stati membri ad accrescere il proprio impegno nella diffusione dell’educazione finanziaria sul territorio dell’Unione. A suo avviso, a quali strumenti si potrebbe fare ricorso per rendere il risparmiatore sempre più consapevole delle sue scelte di investimento?

«Vedo molteplici strumenti che possono aiutare a migliorare la conoscenza e la consapevolezza sulle scelte di investimento. Innanzitutto, abbiamo bisogno di un linguaggio più semplificato e di un’informativa chiara sui diversi prodotti. Le istituzioni finanziarie dovrebbero essere incoraggiate a fornire al consumatore medio spiegazioni chiare, concise e prive di termini tecnici sui loro investimenti e prodotti finanziari. Combinare questo con campagne di sensibilizzazione pubblica, piattaforme di apprendimento digitale e piattaforme collaborative in cui gli utenti medi possono condividere esperienze, discutere strategie di investimento e imparare dalle esperienze dei colleghi può essere vantaggioso. L’utente medio deve comprendere l’incentivo che spinge un consulente finanziario, un consulente bancario o un consulente per gli investimenti a sentirsi a proprio agio nelle proprie decisioni finali».

A proposito della “libera” comparazione, le banche come considerano l’idea della trasparenza che viene dal sito?

«Siti web come Moneezy forniscono alle banche visibilità e utenti finali. Alcuni utenti fanno molto affidamento sui siti di confronto prima di prendere decisioni. Lo svantaggio per le banche è il fatto che richiediamo trasparenza per un determinato prodotto, il che rende il prodotto più semplice e migliore da confrontare per il consumatore. Ciò intensifica la concorrenza, che può portare a ridurre i margini di interesse o a ridurre le commissioni poiché le banche sono costrette a offrire prodotti più competitivi. Incontriamo ancora banche che non sono interessate a creare prodotti più semplici, ma più il consumatore medio è a conoscenza di siti come il nostro, più le banche sono disposte ad adattarsi alla domanda dei consumatori».