Il Principe
Molto rumore per nulla
Leonardo Morlino
MORLINO

Il progetto governativo sulla Assemblea delle Autonomie ha avuto reazioni diverse, ma tutte forti. Come mai? Perché è tecnicamente sbagliato, cioè incoerente rispetto agli stessi fini che si pone? Perché pone le basi di una deriva autoritaria?

Rispetto al primo punto, non sembra un progetto errato. Vi sono aspetti molto originali, almeno in chiave comparata, quali la presenza dei sindaci. Ma il punto decisivo è che non si tratta di una camera elettiva e, dunque, conterà abbastanza poco. Allora tanto vale abolirlo? No, perché alcune funzioni le ha già, e dalla discussione che ci sarà in vista dell’approvazione altre se ne potranno aggiungere, quali l’attribuzione di poteri di controllo sulle principali nomine governative.

Allora vi è una deriva autoritaria e, invece, avremmo bisogno di una avere una Camera di garanzia? Qui è il punto essenziale. Ormai le analisi sull’inefficienza e farraginosità del processo legislativo italiano concordano su un punto: esistono troppe procedure che danno spazio a poteri di veto e rendono inefficiente quel processo decisionale. In questa prospettiva il bicameralismo perfetto, quale quello che abbiamo in Italia, unica democrazia parlamentare al mondo, è proprio il meccanismo altrettanto perfetto per creare spazio politico ai poteri di veto e rendere inefficiente il processo decisionale.

Indebolendo notevolmente il senato ci priviamo di un’indispensabile Camera di Garanzia? Se ci togliamo, anche solo in parte, i paraocchi giuridici, sappiamo che nelle democrazie contemporanee le garanzie più forti e più sostanziali vengono non dalle leggi, che possono essere disattese e inapplicate, ma da una società civile informata e attenta ai propri interessi e diritti e da media non collusi con il potere politico (ed economico). Dunque, una seconda Camera di Garanzia non è necessaria. La prima è sufficiente (oltre che ovviamente necessaria). Qual è, però, il punto di fondo per capire le diverse reazioni scomposte di diversi studiosi importanti o addirittura la presentazione di un progetto alternativo in grado di dividere il PD e creare nuove alleanze a sinistra? Dopo due decenni di stallo e parole, l’eliminazione del bicameralismo perfetto è il passo decisivo per il passaggio a una democrazia maggioritaria, ancora di più dell’approvazione di una legge elettorale maggioritaria, come l’Italicum. Un fatto, quasi senza precedenti nella storia delle democrazie contemporanee. Ma una democrazia maggioritaria ci avvicina a un regime autoritario, come sta avvenendo in Ungheria? Qui sta il dubbio e la scommessa: no, se l’Italia ha una società civile e dei media in grado di svolgere a fondo le sue legittime funzioni di controllo democratico; sì, se si pensa che l’Italia ha ancora più bisogno oggi bisogno di “ingessature giuridiche” per proteggerla da se stessa, come negli anni quaranta e cinquanta. Ma questa è un altro tema su cui riflettere.