BCE / LAGARDE SPIEGATA DAL SUO CAPO ECONOMISTA
L'irlandese che sussurra a Christine

Christine Lagarde non ha ancora trovato il feeling con i mercati. Così tocca a Philip Lane, l'irlandese che ricopre la carica di economista capo, di scendere in campo per raddrizzare le esternazioni della presidente. E chiarire la linea della Bce

Paola Pilati

A Christine Lagarde non è toccato quel periodo di luna di miele che si concede di solito agli esordienti. Mercati e commentatori, da quando è a capo della Bce, non le hanno risparmiato critiche e punzecchiature. Colmare il vuoto lasciato da Mario Draghi non è facile, ma Lagarde è stata anche molto sfortunata nell’incorrere, a pochi mesi dal suo insediamento, nel cataclisma sanitario-economico che fa impallidire la Grande crisi del 2008, ormai relegata a evento secondario. 

Il Covid-19, è ormai certo, farà più danni. Ma lei sembra non aver ancora imbracciato il suo bazooka. Anzi, ogni volta che esterna le borse scendono e gli spread si impennano, come è successo all’Italia.

Ma se la francese delude, c’è un irlandese pronto a darle una mano con una determinazione che fa pensare che sia lui il vero commander in chief. Philip Lane, economista in capo della Bce, membro del suo comitato esecutivo ed ex governatore della Banca centrale di Irlanda, è sceso in campo dopo l’ultima riunione di Francorte per puntualizzare, chiarire, argomentare, e in buona sostanza spiegare, quello che la presidente non è stata sufficientemente brava a comunicare, alimentando la speculazione sui mercati.

Nel suo blog, pubblicato il primo maggio sul sito della Bce (https://www.ecb.europa.eu/press/blog/date/2020/html/ecb.blog200501~a2d8f514a0.en.html), Lane dichiara innazitutto i suoi tre obiettivi: primo, argomentare sugli scenari macroeconomici che ci troviamo di fronte; secondo, spiegare la politica monetaria decisa dalla Bce; terzo, illustrare quale sarà la politica monetaria della banca centrale nel prossimo futuro. Se il primo punto rientra tra i compiti di un capoeconomista, sul secondo e terzo siamo proprio all’intervento di supplenza del ruolo della presidente.

Partiamo dagli scenari. Secondo il lavoro di Niccolò Battistini e Grigor Stoevsky (https://www.ecb.europa.eu/pub/economic-bulletin/focus/2020/html/ecb.ebbox202003_01~767f86ae95.en.html) citato da Lane, quello più moderato prevede la fine del lockdown durante il mese di maggio e il ritorno graduale all’attività; quello intermedio prevede invece che dopo la riapertura nel mese di maggo il ritorno alla normalità sia più lento per il permanere di restrizioni; il terzo scenario, quello più pesante per l’economia, si basa su un’uscita dal lockdown nel mese di giugno, ma senza aver raggiunto l’obiettivo di ridurre la diffusione del virus, che quindi potrebbe portare a nuovi interventi di contenimento delle attività, da cui solo l’arrivo di un vaccino potrebbe liberarci. Catastrofico.

In termini di perdita di Pil, i tre scenari si tradurrebbero in tre cifre: meno 5%, meno 8%, meno 12%. Quanto alla possibilità di ripresa, nel primo scenario la crescita ci riporterebbe ai livelli di fine 2019 a metà del 2021. Nel secondo e terzo, per ritornare a galla bisognerebbe guardare oltre i due anni di penitenza, cioè a partire dal 2023.

Per evitare che il rallentamento dei consumi e la perdita di capacità produttiva peggiorino ulteriormente le prospettive di recupero, conclude Lane, sarà fondamentale creare le condizioni per assicurare la fluidità del credito. Ruolo vitale svolto dalla Bce. Ecco il primo messaggio dell’irlandese: nessuno s’azzardi a dire che la Bce non ha fatto la sua parte, nessuno l’accusi di timidezza. Le misure assunte a partire da marzo lavorano come un pacchetto coerente per assicurare la trasmissione della nostra politica monetaria a tutti i segmenti del mercato. E, con il peggioramento del clima, ne sono arrivate altre: il taglio del tasso di interesse per le operazioni Tltro, più il lancio dei Peltro, le pandemic emergency long-term refinanciang operations, il nuovo canale di liquidità all’economia reale.

Una situzione, sottolinea Lane – ulteriore messaggio -, che caratterizza le condizioni finanziarie dell’area come risk-free da punto di vista dei tassi, che non sono mai stati così bassi. Una situazione molto lontana da quella che si presentava all’inizio della Grande crisi finanziaria.

Per questo motivo, se la spinta a risollevare i tassi reali verrà dalle emissioni di debito sovrano, afferma Lane, la Bce non esiterà a reagire. Sia con misure di QE, sia vigilando che i mercati non facciano i loro giochetti: cioè fughe verso titoli sovrani considerati più sicuri e stigma verso altri rendendoli illiquidi. Ebbene, se una volatilità degli spread dovesse compromettere la sua politica monetaria, la Bce non esiterebbe a intervenire. Forte e chiaro, il capoeconomista fa una svolta decisa rispetto all’affermazione della Lagarde che la Bce non ha tra i suoi compiti quello di chiudere gli spread. E si prende il ruolo di pompiere rispetto al nervosismo dei mercati.

E per il futuro? L’obiettivo è sempre quello di tutelare la stabilità dei prezzi, ricorda inflessibile Lane. Missione che anche nella situazione di emergenza che stiamo vivendo non va persa di vista. Questo comporterà un monitoraggio stretto e continuo delle misure prese, per calibrarle all’evolversi della situazione. Niente paura, ci sarà lui sulla tolda della nave, sembra promettere l’irlandese.

Unico dubbio: per la Lagarde sarà un fedele moschettiere, o un Richelieu?