Il Principe

di Leonardo Morlino

L’impatto della pandemia sulla democrazia

La spinta sovranista. Le disparità economiche. La crescita dell'intervento pubblico. Su tutti questi fronti l'emergenza sanitaria avrà un effetto catalizzatore. In quale direzione?

Leonardo Morlino
MORLINO

Nelle attuali democrazie gli aspetti politico-istituzionali sui quali l’attuale emergenza sanitaria e la conseguente profonda crisi economica incideranno maggiormente sono quelli già caratterizzati da problematicità e intrinseche debolezze.

Come per ogni crisi recente, vi sarà un effetto catalizzatore, cioè saranno accelerati, aumentati ma anche trasformati – come avviene nella catalisi – fenomeni che già erano in corso di cambiamento, quelli che avevano già problemi ed erano instabili, quelli che l’innovazione tecnologica aveva già messo in dubbio, magari anche rimuovendo ostacoli esistenti.

È possibile esplicitare e chiarire questo fenomeno complesso? Cerchiamo di capire meglio, con qualche esempio negli ambiti per noi più rilevanti. 

A seguito della crisi economica del 2008, e dei conseguenti tagli in settori diversi, le disuguaglianze economiche e sociali all’interno dei paesi sono aumentate creando anche nuove povertà. A differenza di quanto si credeva in passato, in cui queste emergenze erano viste come ‘grandi livellatori’ di disparità, la pandemia accentua questo fenomeno già in essere, aumentando ulteriormente il problema della povertà.

Contemporaneamente, sparisce una terza disuguaglianza, che era stata posta al centro dell’agenda politica, ma la cui centralità era soprattutto il risultato di propaganda. Mi riferisco alla disuguaglianza etnica, che evidentemente si accentua ma diventa un fiume carsico che scompare del tutto dal dibattito politico.

La spinta cosiddetta ‘sovranista’, ovvero la tendenza a chiudere le frontiere all’immigrazione specie dall’Africa e dal Medio Oriente, esisteva già da qualche anno. In Polonia, il partito Diritto e Giustizia lo aveva posto al centro della campagna elettorale del 2015, vincendo nettamente quelle elezioni. Tendenze simili si erano sviluppare in Ungheria ed erano presenti in diversi altri paesi, Italia compresa con la nuova Lega e la leadership di Salvini. La pandemia dà un’accelerazione drammatica a questo fenomeno in tutta Europa.

A fine di marzo, in Ungheria Órban è riuscito ad avere dal parlamento i pieni poteri a tempo indeterminato accentuando quella deriva antidemocratica che aveva già imboccato da anni e che ormai ne fa un regime ibrido, che non rispetta più le caratteristiche minime necessarie per essere considerato democratico. La spinta sovranista dovrebbe risorgere più forte anche negli altri paesi? È probabile, e staremo a vedere.

Un terzo esempio. L’Italia entra nella crisi del 2008 con un debito pubblico già alto, proprio quando avrebbe bisogno di accrescere spese e conseguentemente debito per superare la crisi e sostenere la ripresa. Di fronte alla difficoltà di andare in questa direzione, alla crisi segue una fase di stagnazione con un debito cresciuto anche per l’abbassamento delle entrate. A questo punto, si inserisce l’emergenza sanitaria che induce nuovamente una crisi economica profonda, e per fare fronte a questa sarebbe necessario nuovo debito, che data la situazione precedente è praticamente impossibile. Insomma, la situazione si aggrava. Qui, solo soluzioni europee possono venire in aiuto con i relativi costi economici e politici. 

Ancora: gli anni Ottanta e quelli successivi, di fronte ai problemi di debito e riduzione di esso, hanno visto una serie di provvedimenti di uscita della gestione pubblica da diversi ambiti economici, servizi compresi. In breve, vi è stata una protratta spinte alle privatizzazioni.

Già in reazione alla crisi economica del 2008, e anche di fronte alla persistente delegittimazione della politica, prima, durante e dopo quella crisi, l’intervento pubblico aveva ripreso spazio. Ora, tutti gli interventi decisi dall’inizio della pandemia vedono un rinnovato ruolo enorme dell’iniziativa pubblica, che molto probabilmente rimarrà anche dopo e modificherà molto il rapporto tra cittadini e istituzioni politiche.

Questi esempi fanno vedere come l’effetto catalizzatore sia trasformativo, sempre a partire da situazioni problematiche già preesistenti. La domanda ulteriore che ci si pone è se le reazioni dovute alla pandemia potranno protrarsi e magari alla fine, per una sorta di eterogenesi, cambiare in meglio certi altri aspetti.

Anche qui qualche esempio è necessario. Mi limito a due. La tradizione italiana di scarsa efficienza burocratica è sia nota che sofferta dai cittadini. Lasciamo da parte le spiegazioni di un tema complesso che affonda nel passato. La forte necessità attuale potrebbe spingere verso una maggiore efficienza, magari con l’aiuto della tecnologia informatica, cioè di nuovo sfruttando effetti catalizzatori? Secondo esempio: la Grande Recessione del 2008 ha portato a un taglio delle spese per la salute e a un impoverimento dei servizi sanitari effettivamente offerti. La pandemia ha spostato su questi servizi, ma in modo squilibrato, molte risorse. Si riuscirà a ricostruire una buon servizio sanitario non solo centrato sulle terapie intensive ma anche sui diversi altri bisogni dei cittadini?

Per concludere, si deve ricordare che lo stesso effetto catalizzatore sarà tanto più trasformativo quanto più a lungo si protrarrà la pandemia. La politica, e non solo i cittadini, hanno un forte interesse a limitarne il tempo, gestendo le misure di contrasto con efficienza.