Tra costi in calo e ottimo raccolto, nel 2024 l'Italia ha conquistato la leadership del settore in Europa. E una radiografia del settore svela che le cause del successo sono anche altre: l'uso delle nuove tecnologie, AI inclusa, una razionalizzazione del tessuto imprenditoriale e lo sviluppo delle imprese a guida femminile
Dopo un 2024 da record, il settore agroalimentare italiano si trova ad affrontare nuove sfide: da un lato l’invecchiamento del tessuto imprenditoriale agricolo; dall’altro, l’avanzamento tecnologico, e in particolare l’applicazione di modelli IA alle soluzioni agritech. Nella ricerca su “L’economia agroalimentare 2025” condotta dall’Ufficio Studi, Ricerche e Innovazione di BPER Banca, ne analizziamo i dettagli.
Costi in calo e prezzi di vendita in crescita determinano l’ottima annata per l’agroindustria
Dopo diversi anni altalenanti, la filiera agroalimentare (settore primario e industria alimentare, alcol e tabacco) chiude il 2024 con un incremento notevole della produzione, in controtendenza rispetto alla timida congiuntura economica italiana ed europea. Con un valore aggiunto agricolo al livello record di €44,4 miliardi, l’Italia ha conquistato la leadership europea del settore, grazie anche ad un sostenuto calo dei costi intermedi e alla pessima annata nei campi francesi. Se a questo si aggiungono i €37 miliardi derivanti dal comparto della trasformazione, ne esce un quadro di assoluto rilievo per il comparto italiano.
Dall’indagine emerge come la realizzazione di tali risultati sia condizionata da dinamiche interne al Paese e certamente anche dal contesto internazionale
Da un lato, gli sviluppi interni del mercato hanno rappresentato un freno lo scorso anno, con vendite alimentari in calo di -0,8%; il dato rileva ancor più se si considera che il peso degli alimentari nella spesa totale delle famiglie è sceso al 18% nel 2024 (dal 21% del 2020), segnale della stagnazione del potere d’acquisto.
D’altro canto, l’export ha continuato a supportare il settore nel 2024; in prospettiva, le dinamiche esterne meno favorevoli per le incertezze legate ai dazi americani potrebbero pesare sul commercio dei beni alimentari “made in Italy”; ma aprire anche a nuovi mercati.
Meno imprese agricole e alimentari, ma più produttive
Nell’ultimo decennio il tessuto imprenditoriale è stato soggetto ad una notevole diminuzione del numero delle imprese attive, in calo del -10,4% per il comparto agricolo e del -5,2% per la componente industriale. Per contro, nello stesso periodo, si osserva una crescita del valore aggiunto del +34% per l’agricoltura e di +43,4% per il comparto industriale, segno di razionalizzazione e crescita dimensionale del tessuto imprenditoriale: un processo in atto già da tempo, guidato da fusioni di imprese, una maggiore capacità competitiva e crescenti investimenti, specie in multifunzionalità (agriturismo e produzione di energia).
L’inverno demografico preoccupa: le imprese agricole guidate da “under 35” sono appena 50mila, il 7,5% del totale. Ma le ottime performance dei giovani imprenditori, se coadiuvate, fanno ben sperare, anche alla luce delle ampie possibilità di avanzamento tecnologico nell’intera filiera
La classe di imprese “under 35” risulta essere la più produttiva, generando il 15% del valore economico dell’agricoltura italiana e presentando una stima media per impresa giovanile di €82.500, superiore alla media di €50.000 euro dell’intero settore. Inoltre, dette imprese sono caratterizzare da un’altissima incidenza di capi azienda laureati e dalla capacità di concentrazione in produzioni a maggior valore aggiunto.
Gli investimenti in soluzione di Agricoltura 4.0 e nell’applicazione dell’IA alla robotica e la sensoristica potrebbero favorire ulteriormente la razionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese del settore, aumentandone la produttività
Gli investimenti in tecnologia nel 2024 sono stati pari a 2,3 miliardi di euro registrando un calo dell’8% rispetto al 2023. La decrescita, secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, è il risultato di diversi fattori, tra cui il calo delle rese agricole causate dagli eventi climatici estremi, la crisi geopolitica che ha frenato gli investimenti, minori incentivi pubblici, ma soprattutto un’evoluzione del settore che ha visto l’espandersi delle soluzioni software (meno costose) in contrapposizione a un calo della componente hardware.
Tale cambiamento nell’utilizzo della tecnologia dimostra che il settore è in una fase più matura del processo di innovazione, in cui le aziende agricole gestiscono i propri processi operativi e strategici grazie alla disponibilità di soluzioni più accessibili e facilmente integrabili.
Un ruolo importante in tal senso è svolto dall’Intelligenza Artificiale, che in breve tempo è passata da una quota dell’11% al 33% delle tecnologie adottate. Anche le startup del settore mostrano un incremento del 22% nell’ultimo anno nell’utilizzo di AI e Machine Learning nelle loro soluzioni.
Queste innovazioni consentono di ottimizzare l’uso di input (quantità d’acqua, fertilizzanti, fitofarmaci), aumentare le rese unitarie riducendo i costi e automatizzare operazioni agricole come irrigazione, semina e raccolta, grazie all’integrazione con sensori e robotica.
Inoltre, continuano ad emergere nuove aree di applicazione, come l’agri-fintech (soluzioni finanziarie e assicurative a supporto del comparto agricolo) e il carbon farming (un modo nuovo di fare agricoltura per catturare l’anidride carbonica che viene emessa nell’ atmosfera).
Imprese femminili: un segmento in controtendenza
Le imprese agricole e alimentari femminili continuano a rappresentare una componente vitale e crescente della filiera: valorizzare il ruolo delle donne imprenditrici in questo settore significa non solo contrastare il trend di riduzione delle imprese in generale, ma anche rafforzare la competitività complessiva del settore.
Le imprese femminili, dove è presente un forte incidenza di titolari laureate, mostrano infatti caratteristiche distintive che ne fanno un potenziale volano di sviluppo, in particolare al sud, dove sono fortemente radicate. Se adeguatamente sostenuto da politiche mirate e percorsi di innovazione, questo segmento può diventare un acceleratore di crescita per tutto il comparto, contribuendo a rafforzare la produttività, l’attrattività internazionale e la sostenibilità sociale dell’agroalimentare italiano.
In conclusione, considerando l’ampio margine di avanzamento tecnologico della filiera agroalimentare, la liquidità in eccesso delle imprese, il potenziale del segmento femminile e giovanile e, non da ultimo il calo dei tassi di interesse negli ultimi 12 mesi favorevole agli investimenti, la filiera italiana agroalimentare si presenta come un’ottima candidata per contribuire anche in futuro alla crescita economica del paese.