L’idea in base alla quale la riduzione della spesa pubblica volta ad abbassare la pressione fiscale sia la via obbligata da percorrere in un periodo di crisi continua ad essere al centro dei dibattiti di politica economica in Italia. Tuttavia, le analisi sui livelli di spesa in Europa dicono che il Paese non ha una spesa primaria in rapporto al PIL elevata. In particolare, la spesa pro-capite primaria dell’Italia è notevolmente più bassa di quella della Francia, della Germania e del Regno Unito. Le regole fissate dal Patto di Stabilità Interno e la riduzione progressiva dei trasferimenti dallo Stato agli enti territoriali ed ai ministeri hanno provocato effetti largamente disfunzionali e degenerativi, riducendo le risorse disponibili per la spesa e non generando un effettivo ridimensionamento del fabbisogno di spesa.
Dal 2008 ad oggi sono trascorsi otto anni di crisi ed il refrain sulla necessità di ridurre la spesa pubblica per riuscire parallelamente ad abbassare la pressione fiscale continua ad occupare il centro del dibattito, a fronte di risultati sempre non entusiasmanti.
Ora, dopo cinque commissari comparsi fugacemente sulla scena e con una pressione fiscale cresciuta nel frattempo di due punti di PIL, nonostante i reiterati e irrazionali tagli lineari, è doveroso affrontare il tema partendo da una diagnosi profonda.
Le analisi sui livelli di spesa in Europa (MEF, La spesa pubblica in Europa 2000-2013) dicono che l’Italia non ha una spesa primaria in rapporto al PIL elevata. Ci collochiamo al di sotto della media della UE di circa 1 p.p. e siamo in linea con la media dell’area Euro.
Secondo la classificazione COFOG (Classification of Function of Government) su 28 paesi UE nei servizi generali siamo al decimo posto, nella difesa siamo all’ottavo posto, nell’ordine pubblico siamo al decimo, negli affari economici al ventiduesimo, nell’istruzione al ventitreesimo, nella protezione sociale al settimo.
Anche le rilevazioni in termini assoluti conducono alle stesse conclusioni: la nostra spesa pro-capite primaria (11.632 euro) è notevolmente più bassa di quella della Francia (17.161 euro), della Germania (14.178 euro) del Regno Unito (13.069 euro), mentre è più alta di quella della Spagna (9.228 euro).
Se osserviamo l’andamento della spesa primaria pro-capite dal 2000 al 2013, rileviamo che l’Italia ha avuto un incremento di 3.300 euro, la Francia di 5.400 euro, la Spagna di 3.600 euro, il Regno Unito di 3.800 Euro e la Germania di 3.700 euro.
Peraltro nella UE siamo l’unico grande paese insieme alla Germania ad aver un livello di entrate pro-capite superiore al livello di spesa primariapro-capite (+578 euro l’Italia, +724 euro la Germania – anno 2013) mentre ben 19 paesi hanno saldi negativi.
Gli strumenti maggiormente utilizzati per contenere la spesa pubblica nel nostro paese sono stati le regole fissate dal Patto di Stabilità Interno e la riduzione progressiva dei trasferimenti dallo Stato agli enti territoriali ed ai ministeri (i cosiddetti tagli lineari). Questi provvedimenti attuati prevalentemente per gestire le emergenze e senza un’attenta e oculata programmazione economico-finanziaria, hanno prodotto una pura riduzione di risorse disponibili per la spesa e non un effettivo ridimensionamento del fabbisogno di spesa. Per questo hanno finito per provocare effetti largamente disfunzionali e degenerativi quali:
Occorre peraltro tenere ben presenti alcuni principi e aspetti macroeconomici basilari.
In definitiva:
Altrimenti fra altri otto anni le litanie dei canti e dei controcanti convenzionali sul tema, continueranno a occupare le discussioni mentre il paese persevera a dibattersi vanamente nelle sue contraddizioni croniche.