Libri

a cura di Filippo Cucuccio

Le cinque sfumature del capitalismo del XXI secolo

Werner Rügemer “Capitalisti del XXI secolo - I nuovi operatori Finanziari”, Castelvecchi, Roma, 2021, pagg.378, E.25,00

Il libro disegna una mappa del nuovo capitalismo: il modello BlackRock, i fondi di private equity, le banche, i “Cavalieri dell’Apocalisse” Google, Apple, Microsoft, Facebook, Amazon, e le grandi piattaforme digitali come Uber, Deliveroo, Netflix...

Filippo Cucuccio

È certamente originale e, in una certa misura, ambizioso l’obiettivo che si propone con questo libro Werner Rügemer, filosofo, giornalista e scrittore tedesco, che da tempo si occupa di tematiche legate all’economia internazionale, al lavoro, al mercato finanziario, al neo liberismo e alla corruzione. Tracciare un quadro sistematico, più correttamente una mappatura, dei nuovi operatori finanziari, interpreti autentici del capitalismo del XXI secolo, è certamente un’operazione non semplice, ideologicamente non priva di difficoltà e che richiede anche del coraggio. Infatti, l’A. non esita a fare nomi e cognomi di questi nuovi interpreti del capitalismo, adducendo prove comportamentali della loro attività difficilmente confutabili.

Lo stile agile e decisamente accattivante contribuisce, poi, a coinvolgere ancor più il lettore in un percorso che si dipana lungo le tappe principali, in cui si può declinare l’attuale visione geo politico – economica mondiale.

Si parte dall’individuazione dei nuovi capitalisti, articolati in 5 categorie fondamentali: le organizzazioni sul modello di BlackRock; i fondi di private equity, le cosiddette locuste del capitalismo di questo secolo, gli hedge funds e i venture capitalist; le banche di investimento, le nuove banche private e le grandi banche tradizionali; i cosiddetti 5 “Cavalieri dell’Apocalisse”, Google, Apple, Microsoft, Facebook, e Amazon; le imprese leader nell’uso di piattaforme digitali, Uber, Deliveroo, Netflix, Parship/Elite Partner, Upwork e Flixbus.

Una mappatura, che, secondo l’A., pur escludendo gli operatori finanziari minori e i moderni oligarchi, fotografa comunque in modo significativo e aderente alla realtà la fase del capitalismo di questo scorcio di secolo. Di ciascuna delle categorie prima ricordate è fornita un’analisi dettagliata dei principali aspetti operativi, dei relativi risultati e delle negative conseguenze da esse prodotte non solo nel mondo della finanza, ma anche nei rapporti di lavoro e nell’accentuazione del livello di diseguaglianze delle diverse classi sociali.

La seconda tappa del percorso delineato dall’A. riguarda il tema dei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa, facendo toccare con mano gli aspetti di una politica commerciale particolarmente aggressiva, condotta sotto l’insegna della dottrina del libero scambio da parte del gigante economico d’oltre Atlantico; a cui si contrappone una riposta, giudicata inadeguata dall’A., sia dei singoli Paesi Europei, sia della stessa Unione Europea. In questo contesto di squilibrio non manca, poi, il riferimento puntuale alla spregiudicatezza mostrata dagli Stati Uniti in campo fiscale, arrivata al rifiuto di aderire al sistema di reciproco scambio informativo, il Common Reporting Standard, elaborato in sede OCSE.

L’analisi della terza tappa di questo libro è incentrata sullo sviluppo del capitalismo di tipo comunista in Cina, mostrandone le principali caratteristiche; per poi configurare un parallelo con il modello statunitense, da cui il sistema proposto dal colosso Asiatico sembra uscirne in condizioni migliori per le modalità con cui si è sviluppata la sua penetrazione negli Stati dei diversi continenti. Ai fini di una completezza dell’analisi sarebbe stato, però,  auspicabile sottolineare anche il prezzo pagato dalla popolazione cinese e dai singoli imprenditori privati (il recente caso di Alibaba è illuminante) in termini di tutela dei diritti fondamentali personali e di grado di libertà di iniziativa imprenditoriale; aspetti che risultano, certamente, in posizione di sofferenza per gli innegabili tratti direttivi e autarchici che contraddistinguono il regime cinese.

Infine, il quadro conclusivo delineato dall’A., la cui analisi come si è visto è fondamentalmente giocata sulla valutazione del ruolo di tre attori, gli Stati Uniti, l’Europa e la Cina (la Russia rimane in secondo piano), offre comunque squarci di speranza rispetto ad uno scenario che potrebbe sembrare destinato  ad essere caratterizzato irreparabilmente da tinte negative. La maggiore consapevolezza dei cittadini, che emerge anche nelle manifestazioni di protesta e di rivendicazione dei propri diritti, potrebbe, in realtà, costituire la molla per avviarsi verso uno sviluppo diverso dell’Occidente, nel segno di una mitigazione delle diseguaglianze sociali, di un ridisegno in positivo della tutela dei diritti fondamentali e di una sostenibilità complessiva, finalmente concretizzata. Un messaggio, che non è solo di speranza, ma vuole rappresentare una presa d’atto che la partita economica tra mondo occidentale e Cina è ancora da scrivere, quanto ad esito finale.