Il Principe

di Leonardo Morlino

La svolta della Polonia

Il perché dei risultati elettorali e il cammino della democrazia polacca verso i precedenti livelli di garanzia dei diritti

Leonardo Morlino
MORLINO

Molti commentatori hanno sostenuto in questi ultimi anni che ormai la Polonia non era più un regime democratico, ma un ibrido tra democrazia e autoritarismo. Effettivamente avevano le loro ragioni, sia per le modifiche al sistema giudiziario – in particolare alle modalità di nomina dei componenti della Corte Suprema – sia con la creazione della Camera Disciplinare, con cui il partito di governo degli ultimi 8 anni aveva cercato di togliere indipendenza alla magistratura, ma anche per i diversi modi per condizionare i media.

I risultati elettorali pubblicati ufficialmente il 17 ottobre smentiscono quei commentatori. Innanzi tutto, l’alta partecipazione elettorale di giovani e donne, secondo le prime rilevazioni ha fatto salire di circa dieci punti, al 74,4%, la precedente partecipazione del 2019. Poi, in un contesto in cui si vota con un sistema proporzionale e soglie di sbarramento al 5% per il partito e 8% per le coalizioni, Diritto e Giustizia (PiS) conferma di essere il primo partito con il 35,4% e 194 seggi, ma perde l’8,2% e 41 seggi. Mentre l’estrema destra Confederazione (7,2 %), con 18 seggi (+7), disponibile ad allearsi al PiS, non raggiunge la maggioranza minima richiesta nella Camera Bassa (Sejm), decisiva per la formazione del governo (231 seggi).

Dall’altra parte, la Coalizione civica di centro/centro-destra con la leadership di Tusk giunge al 30,7% (+3,3) e 157 seggi (+23). E la Terza via (14,4%), di centro destra, con 65 seggi (+65) insieme a Nuova sinistra (8,6%; – 4), social democratica, con 26 seggi (-23), hanno già dichiarato di essere disponibili a coalizzarsi con Coalizione civica per formare un governo con Tusk nuovamente primo ministro (lo era già stato dal 2007 al 2014, oltre che presidente del Consiglio Europeo dal 2014 al 2019). Infatti, le tre formazioni hanno raggiunto complessivamente il 53,7% per cento dei consensi e 248 seggi su 460.

Rispetto alle due precedenti campagne elettorali del 2015 e del 2019), questa è stata dominata dal tema dell’invasione russa dell’Ucraina, dei migranti e dei diritti delle donne.

A parte quello dell’immigrazione (un tema che aveva funzionato bene a favore del PiS nella campagna elettorale del 2015), gli altri temi non erano centrali per il PiS. Diritto e Giustizia ha mantenuto un messaggio spiccatamente nazionalista, ancora ancorato all’anti-immigrazione – che però secondo un sondaggio di questi giorni non era rilevante per la stragrande maggioranza dei polacchi – e che addirittura sul sostegno all’Ucraina è entrato in polemica con l’opposizione.

Come si spiega il risultato elettorale complessivo malgrado il sostegno completo della televisione pubblica al partito di governo?

In attesa di approfondimenti sul tema, le prime spiegazioni dell’insuccesso del PiS credo stiano, innanzi tutto, in una voglia di cambiare da parte soprattutto dei giovani e anche delle donne, stanchi del clima creato dal nuovo governo che aveva indebolito lo stato di diritto con i provvedimenti per controllare la magistratura e si era messo in rotta di collisione con l’Unione europea, che ha sospeso l’erogazione dei fondi per il PNRR.

A questo si aggiunga una campagna ben condotta da Tusk sia nei toni che nei contenuti tra i quali spicca l’impegno a riformare la legge sull’aborto, che sembra avere mobilitato notevolmente l’elettorato femminile.       

Il successo elettorale, malgrado le possibili attese, non porterà subito al passaggio dei poteri e alla formazione di un nuovo governo Tusk. Il presidente polacco Andrzej Duda, vicino al PiS, deve dare seguito ai risultati, affidando l’incarico di formare un nuovo esecutivo alla coalizione vincitrice, ma è ben difficile che non chieda innanzitutto al primo ministro uscente, Morawiecki, esponente del partito di maggioranza relativa, di fare un tentativo di formare un nuovo governo.

Magari questo darà ai leader del PiS il tempo di aggiustare questioni per loro rilevanti. Indubbiamente, se alla fine il governo passerà di mano, superare gli otto anni di governo PiS e far tornare la democrazia polacca ai precedenti livelli di garanzia dei diritti, di indipendenza della magistratura, di ruolo critico dei media, non sarà affatto semplice. Ma è possibile.