POTERI GLOBALI
La scalata di Blackrock

Larry Fink, il capo del più grande fondo d'investimento al mondo, è diventato il consigliere preferito della Federal Reserve. Ma i rapporti molto stretti tra lui, Powell e il segretario al Tesoro, che emergono da email e telefonate, sollevano molte critiche

Paola Pilati

Larry Fink, il capo di Blackrock, il più grande gruppo di gestione del risparmio al mondo, è diventato troppo potente? La questione, sollevata dal New York Times, non riguarda tanto alla mole di denaro – 9 mila miliardi di dollari – che Fink ha sotto il suo controllo, quanto al ruolo di Blackrock nella politica finanziaria del governo Biden e della Federal Reserve.

Un ruolo da protagonista e interlocutore privilegiato, anzi braccio armato sui mercati, in cui Blackrock opera su mandato della Fed. Un ruolo che, pur avendo i crismi dell’ufficialità, sta sollevando diversi interrogativi tra gli osservatori. Qual è il potere di influenza di Fink sul governatore Jay Powell e su Steven Mnuchin, il segretario al Tesoro? E quali sono i vantaggi invisibili che ne ricava la sua gestione?

L’occasione per accendere i riflettori sulla questione è stata la pubblicazione di una serie di email e di contatti telefonici che rivelano la fitta rete di consultazioni in cui Fink fa la parte del leone. In particolare, i contatti che Mnuchin ha avuto durante il week end del 21-22 marzo del 2020, alla vigilia dell’annuncio, il lunedì 23, del pacchetto di misure messo in campo dalla Fed con la decisione inedita di acquisto sul mercato di corporate bond e ETF corporate per 750 miliardi di dollari, titoli che nessuno in quel momento comprava. Con l’inizio della pandemia e l’incertezza sull’economia, il clima era infatti avverso a investimenti, e tutti puntavano invece a convertire i propri in cash.

In quel week end convulso il ministro del Tesoro ha chiamato nove volte Jay Powell, ed è logico, ma perché il suo secondo interlocutore, con 5 telefonate, è stato Fink, più delle tre volte con Donald Trump? C’è da dire che già nella Grande crisi del 2008 Fink aveva avuto un ruolo come esperto del mercato e consigliere su come intervenire per salvare i risparmi dal disastro, e questo gli è valso un posto di prima fila quando si è trattato di decidere nuove strategie.

La nuova occasione che si è presentata nell’anno del Covid gli ha assicurato una mole di informazioni e contatti che senz’altro fanno invidia a molti suoi concorrenti, ma soprattutto alle banche, che sono sotto la vigilanza della Fed mentre Blackrock, come gestore patrimoniale non lo è, nonostante la sua stazza “sistemica”.

Ma la domanda centrale è: l’attività del gruppo ne ha avuto anche dei benefici finanziari diretti? Formalmente il braccio di Blackrock che offre la consulenza è separato da quello che fa la gestione degli asset, e i dipendenti che se ne occupano hanno firmato un impegno alla riservatezza. Non sfugge però la sua crescita straordinaria, passata da 1,3 trilioni di dollari di asset gestiti dell’inizio del 2009 ai nove trilioni di oggi, con un parallelo aumento dell’attività di lobbying e finanziamenti alle campagne elettorali (nel 2020 per l’80 per cento a vantaggio dei Democratici).

Non sfugge, soprattutto, che l’intervento deciso dalla Fed ha tolto dai guai Blackrock per quanto riguarda il settore degli ETF, che sarebbero stati danneggiati dalla crisi dei corporate bond, e che la Fed ha incluso nei suoi nuovi acquisti.

Viene poi indicato come chiave del suo potere sempre più penetrante il fatto che Fink abbia molti suoi “ex-dipendenti” in posizioni di comando: quella di direttore del Consiglio economico del presidente Biden, occupata da Brian Deese, che in Blackrock aveva diretto gli investimenti sostenibili; quella del vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo (ex capo staff di Fink); quella del consigliere economico della vice di Biden, Kamala Harris, Michael Pyle, ex Global Chief Investment Strategist di Blackrock.

La creatura di Fink ha insomma pian piano occupato il ruolo che nell’establishment aveva Goldman Sachs, ma con una penetrazione ancora più forte a livello globale, come colosso di risparmio. In questa veste infatti si sta muovendo con molta decisione per orientare il più grande trasferimento di investimenti mai visto, quello verso gli obiettivi ESG, di cui Fink ha fatto la sua bandiera. E di cui si prepara a diventare il grande sacerdote.