Il prestito senza rimborso era caduto in disuso, ma il bond perpetuo appena proposto da Banca Intesa ha avuto un grande successo. Allora, perché non provare anche con i titoli del Tesoro? Ecco come si potrebbe realizzare
Il mondo non aveva mai conosciuto una crisi così radicale come quella causata dal Coronavirus. In poche settimane tutti i paesi hanno dovuto adottare soluzioni di emergenza per bloccare la diffusione del virus. In parte l’operazione è riuscita, a costo però di enormi danni per il sistema produttivo: il blocco di tutte le attività (con eccezione di quelle indispensabili) ha generato il crollo del PIL in tutto il mondo, fallimenti, disoccupazione.
Ovunque sono stati adottati provvedimenti di sostegno dell’economia, ma sono stati risolti solo una parte dei problemi; con specifico riguardo all’Italia, le delibere a sostegno delle aziende e delle famiglie non risolvono (anzi, aggravano) il problema drammatico della spropositata entità del debito pubblico, che si avvia a superare il 170% del PIL entro fine anno!
Tutta la manovra finanziaria messa a punto, infatti, si basa su nuovo indebitamento; è vero che l’Europa ha sospeso il “patto di stabilità”, ma è altrettanto vero che prima o poi si tornerà a parlarne…
E allora proviamo ad avanzare una proposta alternativa mirante a contenere o addirittura ridurre il debito, pur raggiungendo l’obiettivo della raccolta di capitali da erogare ad aziende e famiglie.
Adottiamo la soluzione del 1935, quando, in piena “grande depressione” l’Italia emise un prestito irredimibile (cioè senza obbligo di rimborso), che pagava ai possessori una rendita perpetua pari al 5%. Nel corso degli anni questa modalità è andata apparentemente in disuso, ma recentemente molte banche hanno emesso titoli irredimibili con grande successo (ultimo esempio Intesa San Paolo che ad agosto ha offerto750 milioni di titoli ricevendo richieste per 6,5 miliardi di euro!).
L’idea è già stata accennata da Stefano Micossi, direttore generale Assonime, e proposta anche dal professor Paolo Savona, Presidente della Consob.
Vediamo di approfondire le caratteristiche che potrebbe avere oggi un prestito simile che potremmo definire “Rendita Tricolore” (sull’argomento vedi: https://mirror.fchub.it/bond-patriottico/).
Il tasso, anzitutto. Poiché un prestito irredimibile presenta un rischio superiore a quello di un prestito a scadenza (non avendo il “salvagente” del ricupero ad una data futura del valore nominale), e poiché attualmente il rendimento dei titoli di Stato di lunghissima scadenza è oscillante intorno al 2,5% annuo lordo, si potrebbe ipotizzare un’emissione di bond perpetui al 4% annuo, con un premio consistente (50% in più) ma ragionevole a compenso del maggior rischio.
Per evitare difficoltà di collocamento presso gli investitori più timorosi e per fronteggiare il rischio d’inflazione che eroderebbe il valore reale dei titoli, sarebbe opportuno prevedere una doppia tranche di “Rendita Tricolore”: una a tasso fisso, come sopra indicato, ed una a tasso variabile, con base Euribor + uno spread che potrebbe collocarsi sull’1%.
In questo modo, nel caso di crescita dell’inflazione e di rialzo dei tassi la tranche a tasso variabile potrebbe coprire il rischio di oscillazione del tasso, mantenendo fra l’altro la quotazione su livelli intorno alla parità nominale.
La modularità del tasso ricalcherebbe in sostanza la strada seguita per decenni dallo Stato, con l’emissione in parallelo di BTP e CCT che, con le loro caratteristiche “opposte”, potevano soddisfare diverse esigenze degli investitori.
Un secondo punto da realizzare riguarda aspetti di marketing a sostegno della Rendita (specie in occasione delle prime emissioni). In presenza di giudizi non certo positivi delle società di rating un progetto di collocamento di titoli particolari come la Rendita dovrà essere preceduto ed accompagnato da una “campagna promozionale” utilizzando tutti gli strumenti di marketing a disposizione, dalla pubblicità sui media, all’utilizzo dei social, alla mobilitazione di testimonial importanti e conosciuti. In una parola, usando un termine diventato un po’ desueto, occorrerà stimolare “l’amor patrio” facendo capire ai risparmiatori italiani che in questa fase storica occorre che tutti contribuiscano con convinzione a fornire allo Stato i mezzi finanziari indispensabili per sostenere l’enorme sforzo di aiutare chi è in difficoltà e porre le basi per un vero rilancio della produzione e dell’economia.
Quali gli effetti del lancio di un prestito irredimibile?
Innanzitutto il miglioramento della tesoreria, grazie al fatto che gli esborsi programmati si riducono al solo pagamento d’interessi. Se nel breve termine non si riscontrano miglioramenti rispetto ad un prestito tradizionale (ad esempio un BTP decennale) sul lungo termine l’effetto è notevole.
In secondo luogo si avrebbe una riduzione del rapporto debito/PIL, poiché la Rendita (non avendo scadenza) non costituisce un debito di capitale. E ciò avrebbe positivi riflessi sul rating.
In terzo luogo si potrebbero mobilitare risorse a beneficio dello Stato, generando una forma di “patrimoniale volontaria” (e non forzosa, aspetto estremamente importante). Naturalmente occorre che la gestione delle risorse sia efficiente e produca effetti visibili, generando fiducia nel pubblico e spingendo verso ulteriori sottoscrizioni nel tempo. Punto sul quale occorre un preciso impegno da parte delle forze politiche nel loro complesso.
Ma perché investire in queste obbligazioni? Il motivo fondamentale è legato al rendimento: le obbligazioni irredimibili hanno cedole elevate. Quindi investire in queste obbligazioni significa assicurarsi un flusso di denaro molto più alto rispetto alle tradizionali obbligazioni.
La possibilità di percepire una rendita perpetua (abbinata peraltro alla facilità di ricuperare in qualunque momento il capitale attraverso la Borsa) è interessante: si pensi che chi oggi cerca una soluzione simile può trovare solo polizze assicurative, che hanno l’enorme difetto di sottrarre per sempre il capitale all’assicurato ed ai suoi eredi e di bloccare i pagamenti al momento della morte dell’assicurato.
In conclusione, una soluzione semplice, realizzabile rapidamente: auguriamoci che i responsabili della politica economica prendano in considerazione questa proposta e la concretizzino in tempi brevi: l’Italia non può attendere!
(*) Consulente finanziario, giornalista e scrittore