Il Principe

di Leonardo Morlino

La palla torna al centro?

Il governo Draghi sta mostrando come si possa governare efficacemente al centro con politiche moderate e non volutamente conflittuali. Ecco con quali conseguenze per destra e sinistra 

MORLINO

Con una metafora, che ancora risente dei recenti campionati europei di calcio, dobbiamo chiederci se questo sarà il futuro che ci aspetta nel dopo-Draghi, appena i partiti torneranno in campo e la tregua imposta dal Covid sarà finita. 

In una situazione così incerta e complessa, in cui gli effetti diretti e indiretti del Covid ci accompagneranno per diverso tempo, non è semplice prevedere se effettivamente sarà proprio questo lo scenario che caratterizzerà non solo il governo Draghi, ma anche l’elezione del successore di Mattarella e le elezioni del 2023 e in seguito. Però, alcuni indizi in questa direzione ci sono, e sembrano sostanziosi. Vediamoli. 

Dai primi anni Novanta del secolo scorso vi è stato un tentativo di trasformare il sistema italiano in un assetto a due poli.  Anche a seguito della nuova legge elettorale (1993), i primi anni di Berlusconi e il periodo successivo, compreso il primo decennio del nuovo secolo, sia pure con dubbi e problemi, hanno visto un assetto partitico diventato sostanzialmente bipolare.

Specie dal 2013, l’emergere e il successo del movimento 5 Stelle hanno spostato l’assetto in senso tripolare con accentuata radicalizzazione almeno nelle dichiarazioni dei leader e con lo spostamento a destra della Lega di Salvini. L’insuccesso nel 2016 del tentativo di Renzi ha diverse ragioni, ma tra le più pregnanti vi è proprio la polarizzazione di quegli anni, la scomparsa delle posizioni e del voto moderato, confermato poi dalle elezioni del 2018.

Come abbiamo già sostenuto, la pandemia cambia notevolmente la situazione. Di fronte a problemi forti e pressanti sia economici che riguardanti la salute, tornano sia la domanda di governo che le posizioni moderate. 

Il governo Draghi è il risultato anche di questo. Ma sta facendo qualcosa di più. Sta mostrando come si possa governare efficacemente al centro con politiche moderate e non volutamente conflittuali. 

In attesa che finisca questo periodo di sospensione della competizione e nella prospettiva sia dell’elezione del Capo dello Stato, delle elezioni generali e della successiva fase politica, alcuni leader partitici (Berlusconi, Renzi e Salvini) hanno ritenuto di cogliere questa novità e di sfruttarla a proprio vantaggio.

Semplificando, quali sono le conseguenze più rilevanti di questo stare e governare al centro? Sostanzialmente due. La prima e più rilevante: se la Meloni ha successo, tutta la politica di Salvini di conversione a destra, che tanti frutti gli ha dato, va a farsi benedire. Per Salvini sarebbe una débacle inaccettabile che ne decreterebbe la fine. Mentre questo spostamento al centro ha come conseguenza più importante proprio l’emarginazione della Meloni e di FdI. Com’è finita la partita delle nomine RAI, con l’estromissione del rappresentante di FdI, anticipa un trend che potrebbe ripetersi in futuro e diventare prassi.

La seconda: Berlusconi e Renzi possono recuperare un ruolo centrale a cui aspirano fortemente e che altrimenti non avrebbero. Letta e il PD, o capiscono questo gioco e si inseriscono, anche sparigliando e spostando gli equilibri, o sono destinati a rimanere spettatori marginali. 

Insomma, si sta giocando una partita cruciale. Da parte nostra, potremmo sederci in poltrona e stare a guardarla tranquillamente come se fosse un quarto di finale del campionato europeo con due squadre straniere, se non fosse che il tutto ci riguarda direttamente rispetto alle politiche che si faranno, specie dopo il 2023.