Massimo Livi Bacci “La geodemografia – Il peso dei popoli e i rapporti tra stati”, Il Mulino, Bologna, 2024 , pagg. 126, Euro 14,00
L’Autore supera l'ottica tradizionale di trattazione dello sviluppo demografico, come contrapposizione di Eros e Thanatos e di rapporto tra nascite e morti, e punta la propria attenzione sul Logos, quale elemento determinante nel controllo dell’istinto produttivo
C’è un filo rosso che unisce alcuni degli aspetti più delicati e, per certi versi, inquietanti, che caratterizzano l’epoca contemporanea – il declino dell’Europa nel contesto mondiale, il ruolo crescente dei Paesi Africani, i rilevanti cambiamenti nei flussi migratori, i livelli assai diversi di riproduttività dei Paesi e delle etnie – ed è la questione demografica.
Si tratta, così come ricordato lo scorso mese d’agosto in suo intervento pubblico dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, di una questione essenziale, uno snodo centrale nella comprensione delle diverse problematicità/criticità che ad essa si accompagnano: dalle misure politiche per sostenere e migliorare il tasso di fecondità nei Paesi dalle economie più rilevanti, alla gestione dei flussi migratori; dai conflitti etnici, agli aspetti di sostenibilità ambientale ed economica nell’utilizzo delle risorse del Pianeta.
In questo ambito si segnala, per l’approccio originale proposto, il recente agile libro scritto da uno dei più importanti cultori della disciplina demografica a livello nazionale ed internazionale, Massimo Livi Bacci, Emerito presso l’Università di Firenze.
L’A., invitando a superare l’ottica tradizionale di trattazione dello sviluppo demografico, in cui tradizionalmente si contrappongono i due elementi di Eros e Thanatos nell’ambito di una riflessione legata all’equilibrio vitale e al rapporto tra nascite e morti, punta la propria attenzione sul Logos, quale elemento attualmente determinante nel controllo dell’istinto produttivo.
L’articolazione della sua analisi si dipana in un percorso illustrativo dei tre principali fattori di incertezza legati alla dinamica del tasso di fecondità – il quanto, il quando e il quanto a lungo – e delle tre principali forze che entrano in gioco nella sua dinamica evolutiva: le diseguaglianze e i divari tra i diversi Paesi, quanto ad aspetti economici e di benessere e le attività di contrasto alla mobilità internazionale.
Si tratta di forze che hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo determinante, di segno positivo o negativo, sull’aspetto demografico, come testimoniano alcuni degli esempi storici citati dal Livi Bacci. Ad esse si debbono, poi, aggiungere gli effetti sortiti e in atto, prodotti dai conflitti migratori e dall’impatto del cambiamento climatico, che rendono ancor più complessa la lettura e l’interpretazione corretta della questione demografica.
Va subito aggiunto, a scanso di possibili timori inibitori che dovessero insorgere nei potenziali lettori, che lo stile semplice e chiaro dei capitoli, rendendo la loro lettura particolarmente godibile anche per coloro che si avvicinano da neofiti a questa intricata materia, caratterizza un percorso intellettuale finalizzato all’individuazione ed alla comprensione delle complessità che ruotano attorno al tema della demografia.
La rassegna di temi, oltre al supporto di una metodologia appropriata e solida, si avvale, pertanto, anche dell’indiscutibile fascino che promana dalle esemplificazioni di eventi storici, noti e meno noti, addotte dall’A., con un esito complessivo che attrae e cattura l’attenzione e l’interesse del lettore.
Reso, dunque, il doveroso riconoscimento ai meriti di sostanza e di stile di questo libro, rimane da sottolineare l’importanza dell’introduzione del suo approccio innovativo, ossia, quello evocato nel titolo del libro: la geodemografia. Un connubio tra geografia e demografia, utilizzato come nuovo, originale punto di osservazione, indispensabile, nella visione dell’A., per illustrare adeguatamente e comprendere “le connessioni tra le dinamiche delle popolazioni, le azioni dei vari attori geopolitici, le relazioni tra Stati, i conflitti di potere”.
Una chiave di lettura, in definitiva, che da un lato si rivela risolutiva nell’interpretazione e nella migliore comprensione dei “temi caldi”, analizzati, finora, con ottiche tradizionali, spesso di parte, frammentarie ed incomplete, quali: i confini, le etnie, le migrazioni, i conflitti migratori, l’impatto del fattore religioso e dei cambiamenti climatici. Dall’altro, schiude nuovi scenari di ricerca alla scienza demografica, utili a individuare risposte inedite e ancor più intriganti al basilare quesito, che coinvolge ognuno di noi, consapevolmente o inconsapevolmente, sul “dove stiamo andando”.