La democrazia non mantiene più le sue promesse
Leonardo Morlino
MORLINO

Se si fa attenzione, anche distrattamente, alle dichiarazioni e, talora, ai conseguenti avvenimenti di questi anni si rimane davvero interdetti e confusi.

Come è possibile che un leader, apparentemente avveduto, come David Cameron, abbia cacciato un intero grande paese con milioni di cittadini in una situazione tanto difficile e che alla fine farà perdere molto a tutti, come la Brexit?

Com’è possibile che nel contesto della maggiore crisi economica degli ultimi cento anni, conosciuta ormai come la Grande Recessione, di cui sentiamo ancora gli effetti, ci possa essere un leader, Matteo Renzi, che propone, personalizzandola nettamente, una complessa riforma costituzionale, che avrebbe attirato opposizioni da tutte le parti, e sottoporla anche a referendum nel 2016?

Ovvero come si può concepire di sfidare l’Europa e i mercati stando al governo di un paese tra i più indebitati al mondo, come ha fatto il governo Conte con la finanziaria, poi cambiata dopo le reazioni europee e dei mercati, che hanno fatto perdere diversi milioni di euro?

Com’è possibile avere una politica estera così altalenante da isolarsi, mettendo in pericolo anche i propri cittadini all’estero, come ha fatto Donald Trump in questi anni?

Potremmo continuare con domande simili anche a livello più elementare. Ad esempio, come si può sensatamente affermare che ci sarà un boom economico in Italia, mentre tutti i dati ci dicono il contrario? Insomma, che cosa sta succedendo ai nostri leader e alle nostre democrazie occidentali? L’antico proverbio era: Giove toglie il senno a chi vuole mandare in rovina. È questo il caso?

Se, sia pure semplificando, cerchiamo di andare oltre le apparenze, dobbiamo prendere atto di un fatto che ci sta sotto gli occhi, ma che stentiamo a vedere. I regimi politici che chiamiamo democrazie, per le loro stesse immodificabili caratteristiche, sembrano obbligati a subire le distorsioni civili, sociali, ed economiche dovute ad alcuni profondi mutamenti di questi anni, sia economici – principalmente la globalizzazione – sia tecnologici – principalmente le nuove modalità informatiche che condizionano l’informazione.

In breve, la democrazia che è rinata e si è reinventata dopo il 1945 sulla promessa ai cittadini di garantire le libertà essenziali e la rimozione degli ostacoli alle ineguaglianze attraverso il welfare non ce la fa più a mantenere le sue promesse. 

Numerosi dati raccolti da diverse ricerche su questi temi mostrano oltre ogni dubbio che in questo ultimo decennio, con la Grande Recessione in Europa, vi sono stati un arretramento delle libertà e un forte aumento delle disuguaglianze, tali da modificare i meccanismi democratici, innanzi tutto nella formazione delle opinioni.

A parte gli studiosi, anche i leader politici hanno da tempo piena consapevolezza di questa realtà e si comportano in maniera scomposta, seguendo il proprio ego e l’illusione da semidei che possano risolvere i problemi con qualche escamotage o facendo leva sulle paure e le incertezze dei cittadini. 

In questo momento, invece, ci vorrebbe un’attenta, disincantata analisi della realtà. Le sfide sono difficili e quello che ci sarebbe da fare non è semplice. Ad esempio, per citare i due problemi principali, come riuscire a garantire la privacy ai propri cittadini assicurando contemporaneamente la loro sicurezza. Ovvero come accogliere la sfida della riduzione della povertà in un paese così indebitato come l’Italia, cercando di realizzare una politica redistributiva, come il reddito di cittadinanza.

A questo fine, occorre ricordare che mentre attuare una tale politica se vi è crescita economica è relativamente più semplice, in assenza di crescita economica qualunque politica redistributiva comporta che a fronte di diversi che hanno di più uscendo dall’indigenza altri saranno economicamente penalizzati e reagiranno. Insomma, anche questa è una scommessa non da poco che richiederebbe serietà, lavoro ed alcuni anni per mettere a punto adeguatamente i relativi strumenti.