STRATEGIE/MERCER CONSIGLIA
Investimenti: siate dinamici e opportunistici

Come comportarsi nel nuovo contesto finanziario, tra inflazione persistente e borse in fase orso, per andare a caccia di rendimenti

Paola Pilati

Il bear market è qui per restare, l’inflazione pure. Per chi deve investire le prospettive sono molto diverse da quelle di un anno e mezzo fa e presentano un orizzonte tutt’altro che roseo. Ma l’industria del denaro non può fermarsi e deve escogitare sempre nuove strategie per portare a casa l’alfa, il rendimento che fa meglio del mercato. Le opportunità, insomma, ci sono sempre: basta individuarle senza mettere in pericolo la solidità del portafoglio.

Con questo messaggio in premessa, si apre l’ultimo paper di Mercer, la società di consulenza globale, dedicato alle strategie 2023 e intitolato Déjà New. Il perché di questo titolo è presto detto: il tempo presente assomiglia molto, osserva il paper, a quello vissuto negli anni Settanta, tra l’epidemia di influenza da virus chiamata Hong Kong e la crisi energetica seguita alla guerra di Yom Kippur, che portò il petrolio alle stelle e il mondo a stringere la cinghia dei consumi. Anche allora, come oggi, inflazione e decoupling furono la bestia nera di chi doveva investire.

Il buono che venne da quel periodo di crisi fu soprattutto lo sviluppo di tecnologie per il risparmio energetico. Ma anche una lezione di cui ci si può giovare oggi, quando disponiamo di ben più evoluti strumenti di investimento e la capacità di analisi dei dati e dei mercati. Come far fruttare la lezione in termini di strategie da seguire?

Uno dei primi messaggi di Mercer da tenere presente è non illudersi, con i prezzi di azioni e di bond in calo, di poter modellare il proprio portafoglio sullo schema 60/40, dove il 60 per cento va in azioni e il resto in obbligazioni. Serve una gestione molto più dinamica, che affronti la volatilità a cui siamo condannati. Una gestione che abbia però un pivot: non tanto la protezione dagli shock che serve a rispondere ai movimenti di prezzo di breve termine, quanto piuttosto la presenza di titoli che garantiscano profitti sensibili a un’inflazione a lungo termine. E quali sono? In borsa, sono i titoli legati alle risorse naturali (indipendentemente dall’andamento delle commodities sono sottostanti), che possono mitigare gli effetti delle esternalità negative. Sul fronte dei bond, la protezione da un’inflazione persistente deve rivolgersi ai titoli inflation-linked, che negli anni Settanta non erano disponibili come lo sono oggi.

L’altro consiglio strategico importante agli investitori è di puntare, nelle loro scelte d’investimento, sull’obiettivo della sostenibilità e della messa in pratica dei criteri ESG. Il tema del clima, delle tecnologie per combattere il riscaldamento globale e difendere le risorse del pianeta deve guidare la scelta dei titoli, senza abbandonare nello stesso tempo quelli sulle grandi major del petrolio e del gas, da cui molti degli investimenti per la transizione energetica provengono, e quelli sulle risorse minerarie, cui è legato lo sviluppo tecnologico futuro. Quindi, in concreto, scegliere fondi dedicati alla transizione energetica, fondi che investono sull’ambiente, fondi che investono sui metalli e sulle rinnovabili.

Fin qui, consigli di buon senso. Ma il messaggio più di rottura è un altro: i tempi in cui ci troviamo devono consentire ai gestori libertà di manovra. Un mandato troppo rigido da parte del cliente rischia di impedirgli di cogliere alcune opportunità: in quali direzioni? La prima che il rapporto Mercer indica è quella offerta dal private equity, mercato che si è arricchito di prodotti che garantiscono l’accesso a capitali pazienti su business di lungo termine ma innovativi e con forti rendimenti potenziali.

La seconda direzione da tenere a mente è che, quando le circostanze sono avverse, invece di fuggire dal mercato, rimanerci come fornitore di liquidità conviene: consente infatti di mettere in campo strategie opportunistiche di credito, di approfittare di investimenti dinamici sia nel global macro che nei dislocation fund, insomma in quelle forme di investimento attraverso le quali gli specialisti possono cavalcare la volatilità dei mercati e le occasioni del momento.

Sempre tenendo presente un ultimo ammonimento: come le crisi finanziare del passato hanno dimostrato, per recuperare le perdite sui maggiori mercati azionari ci vuole molto tempo. Bond e azioni non garantiscono il massimo della protezione in questo contesto. E la regola aurea di diversificare non basta. Occorre una diversificazione dinamica, in cui il mandato al gestore – meglio a più gestori- sia altrettanto dinamico, e occorre prendere in considerazione anche delle strategie di protezione in caso di ribasso dei titoli, tipicamente option su azioni o forme assicurative. Infine: imparare a monetizzare i guadagni.