DIBATTITO/ AUSTERITY E SPESA PUBBLICA
Investimenti in deficit? È fuori della realtà
Paola Pilati

«Se l’Italia imbocca una politica prociclica, rischia la sua credibilità». Per Pietro Reichlin, docente di economia alla Luiss, il dibattito austerità/allentamento è quasi un nonsenso. «Finora dobbiamo ammettere che i vincoli europei non ci sono mai stati imposti davvero alla lettera, e che l’Europa ci ha concesso molta flessibilità. Ma ora che non siamo più in recessione, resta il problema che il nostro paese ha un passo di crescita insoddisfacente, che non ha più la dinamicità del passato, e i nostri partner temono il nostro disavanzo eccessivo. Se non imbocchiamo un sentiero di attivo anticiclico, per mettere fieno in cascina quando le cose andranno meglio, mettiamo anche a rischio il cammino di molti progetti europei, come la banking union».

Invece oggi tutti promettono tutto. Promettendo che gli investimenti in più finiranno per ripagarsi.

«Attenzione: l’idea di fare più investimenti in deficit, perché questi investimenti sono più produttivi, è rischiosa per un paese che ha il debito al 130 per cento del Pil. E non è una questione di paradigma cambiato, di Keynes o non Keynes: la verità è che l’approccio di fondo è fuori della realtà. Come si tiene un aumento della spesa pubblica con tassi di interesse che si pretendono invariati con l’idea che l’aumento di spesa produca un aumento del reddito? È irrealistico».

Perché?

«Perché se il debito pubblico aumenta i tassi schizzano, lo si è già visto durante la crisi del debito sovrano. A quel punto da chi li prendi i soldi? La verità è che gli strumenti di politica economica sono limitati, e che potremmo stare tranquilli solo se ci fosse un bilancio federale e la Ue nel suo insieme fosse capace di emettere strumenti finanziari sicuri per gli investitori. Ma non ce l’abbiamo».

Sono stati fatti errori di un eccesso di austerity?

«Certamente è stata sottovalutata la pesantezza della crisi, certe politiche del governo Monti dovevano essere rimandate, ma ciò che ha innescato la crisi non sono state le politiche restrittive ma un altro fenomeno: il fatto di essere arrivati al 2008con undisavanzo enorme delle partite correnti. Oggi sono tutti bravi a dire che occorre fare una politica espansiva, ma quando poi vai sul mercato e devi garantire tassi al 7 per cento, quanto duri?».

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