Dopo un decennio di stagnazione, aperto dalla crisi finanziaria del 2007, l’Europa è in ripresa. A quali condizioni l’Italia può agganciare questo treno e non limitarsi soltanto a timidi riflessi congiunturali? Certo, occorrono riforme strutturali di fronte ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione, ma qual è il modo migliore per farle? Come superare le colonne d’Ercole del debito pubblico e di una burocrazia invasiva che bloccano l’uscita nel mare Oceano della nave Italia? Come risolvere il problema drammatico della disoccupazione giovanile e della bassa occupazione femminile e nelle regioni meridionali?
Economia Italiana nasce nel 1979, per iniziativa dell’illustre economista Mario Arcelli. Lo scopo originario della Rivista è sempre attuale: approfondire il dibattito sui problemi e i nodi strutturali dell’economia italiana, anche al fine di elaborare le opportune proposte strategiche e di policy. Editrice Minerva Bancaria ha rilevato la testata dal CER -Centro Europa Ricerche -con l’idea di farne non tanto una ennesima Rivista accademica, quanto appunto un veicolo fortemente focalizzato sui principali temi di politica economica rilevanti per il Paese nel contesto della sua partecipazione alla UE e all’Eurozona.
La Rivista è promossa dai due centri di ricerca intestati a Mario Arcelli, il CASMEF della LUISS Guido Carli e il CESPEM dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e mantiene un legame forte con il CER che aveva avviato l’opera di rilancio della testata. Il Comitato Scientifico della Rivista è guidato dai professori Giuseppe De Arcangelis, Enrico Giovannini e Fabiano Schivardi ed è formato da accademici e da professionals di alto livello. L’Advisory Board, presieduto dal professor Paolo Guerrieri, è composto da esponenti delle maggiori istituzioni economiche del Paese, di istituzioni internazionali o primari think tanks.
L’interazione degli editors con il Comitato Scientifico e con l’Advisory Board permetterà di mettere a fuoco i temi maggiormente rilevanti. Il numero unico 2017, di transizione, offre ai lettori alcune riflessioni importanti sul ruolo della politica fiscale, riconoscendo da un lato la necessità del proseguire nel consolidamento fiscale, sfatando il “mito” di una spesa pubblica capace di ridurre da sola il rapporto debito Pil attraverso effetti straordinariamente positivi sulla crescita.Il saggio, d’altronde, mette al tempo stesso in guardia contro cure troppo drastiche, che possono produrre l’avvitamento della crescita e il conseguente rimbalzo del rapporto debito/Pil, in periodi di grave recessione. Seguono interessanti contributi su diversi altri temi importanti, sia per un’evoluzione di servizi (assicurazioni) che rafforzi le capacità delle piccole imprese di affrontare eventi avversi, sia su alcuni settori (gioco e tabacchi) la cui regolazione ha rilevanti implicazioni, sia sociali e per la salute dei cittadini che in termini di adeguato contributo al gettito fiscale. Infine, una rubrica è dedicata ad uno degli interventi di maggiore rilevanza strategica dell’ultimo Governo, che mira esplicitamente a una profonda trasformazione dell’industria italiana: Industria 4.0 vuole essere il primo contributo di una nuova serie di approfondimenti attuali su queste ed altre sfide.
Il metodo, come detto, è quello del dibattito. Gli organi della Rivista hanno già messo a fuoco molti temi e ne hanno individuati due per il prossimo anno, le dinamiche e politiche dell’immigrazione e una valutazione della recente riforma del mercato del lavoro.Essi saranno approfonditi attraverso specifiche calls for papers, aperte a quanti vogliano offrire un contributo di idee sull’argomento, dando luogo ad approfondimenti a vasto raggio, che saranno quindi selezionati e poi pubblicati su Economia Italiana e discussi in specifici convegni organizzati dalla Rivista.
La prima Call 2018 – già lanciata e seguita in particolare dal prof. De Arcangelis – riguarda dunque il fenomeno dell’immigrazione e dell’emigrazione, con particolare attenzione alle sfide per l’Italia nel contesto dell’UE. Con una popolazione di extracomunitari che supera i 5 milioni nel nostro Paese e che è quadruplicata negli ultimi 15 anni è doveroso riflettere sul fenomeno, che è tanto più importante se si pensa al ridotto tasso di natalità in Italia e all’apporto, anche in termini di contributi pensionistici, di questi lavoratori. Dall’altra parte c’è una emigrazione preoccupante, che ha coinvolto quasi 250 mila persone nel 2016, soprattutto giovani con elevato grado di istruzione e che è proseguita nel 2017, con un esodo di laureati stimato nei primi 8 mesi dell’anno in oltre 60 mila persone.
Pensiamo che la Rivista possa contribuire, con le analisi, la discussione libera e fondata sul rigore metodologico, a un dibattito utile nel paese affinché i segnali incoraggianti della seconda parte del 2017 non siano una meteora di breve durata. Alla ripresa della crescita si sono accompagnati altri segnali positivi, quali la riduzione dei tempi dei processi civili e il diffondersi di meccanismi alternativi per la risoluzione delle controversie; il miglioramento delle condizioni del sistema bancario; il mantenimento di un avanzo primario nei saldi di bilancio; la politica industriale, finalmente, sembra efficace per il rilancio degli investimenti e dell’innovazione.Ma le sfide che rimangono da vincere sono ancora molte e richiedono impegno costante e capacità di visione e realizzazione di interventi adeguati.