Tutte le stranezze del comportamento delle quotazioni del metallo, che è sempre stato considerato un asset difensivo, ma ora non più. E qualche ragione per pensare che ora sia un asset come gli altri
L’andamento delle quotazioni dell’oro, che ha festeggiato il picco storico, è l’ennesima dimostrazione che ci troviamo in tempi di rottura delle regole che si credevano assodate: il rally dei prezzi del metallo continua in contemporanea con un mercato che resta “bull” in borsa, mentre di solito la corsa all’acquisto dell’oro ha sempre coinciso con momenti di incertezza su altri tipi di investimento.
Sulla rottura del paradigma riflette Roberto Armstrong sul “FT” e offre interessanti suggerimenti.
La prima stranezza dell’andamento dell’oro si è registrata con il covid. Mentre iniziavano le misure espansive da parte dei governi per sostenere l’economia, l’oro è salito, ma poi non ha reagito all’ulteriore espansione monetaria né all’entrata in campo dell’inflazione. Solo dopo che la Fed ha iniziato la riduzione della liquidità, ha alzato i tassi e l’inflazione ha iniziato a frenare, l’oro è ripartito. Come mai questa attesa?
Seconda stranezza, la rottura della relazione tra oro e interessi reali: questi ultimi salgono, il primo scende. Evento che questa volta non si è prodotto. Come è apparsa incepparsi l’altra relazione infallibile, quella con il dollaro. Per buona parte di quest’anno entrambi si sono rafforzati, mentre di solito camminano in due direzioni opposte.
C’è poi il fatto che gli investitori non mostrano, nei confronti dei titoli delle società minerarie che estraggono l’oro, lo stesso entusiasmo che hanno per il metallo, nonostante gli alti margini di quelle.
Come si spiega tutto questo con il record di 2700 dollari l’oncia?
È vero che le banche centrali hanno fatto la loro parte, aumentando le riserve in oro nel 2022 e nel 2023. Ma la domanda che è venuta da questo tipo di acquirenti è stata piuttosto debole nel 2024, come segnala il World Gold Council. Anche la domanda di EFT, di monete per investimento, e persino di gioielleria è stata debole (grande frenata da Cina e India).
Certo, le guerre e le incertezze elettorali hanno la loro parte nello scenario. Ma allora, osserva Armstrong, anche le Borse dovrebbero risentirne e scendere. Cosa che non accade, come non si rileva una particolare volatilità dei bond.
La risposta da dare è che l’oro sta assumendo un valore diverso dal passato per chi investe. In un mondo in cui c’è grande abbondanza di liquidità, l’oro potrebbe essere diventato un asset a cui si ricorre quando la quantità di cash nel portafoglio è eccessiva. Insomma un asset come gli altri, altrettanto rischioso, e non più un elemento di protezione.
Ma c’è anche un’altra ipotesi. Quella che, agli occhi degli investitori, si stia materializzando un mondo in cui la spesa pubblica sarà destinata a salire, il tasso di interesse neutro sarà più alto dell’attuale, le banche centrali si troveranno sotto pressione, e le fiammate di inflazione saranno più frequenti. Insomma, uno scenario molto simile a quello appena dipinto dal Fondo monetario nel suo World economic outlook. E in questo scenario l’oro è destinato ad assumere un ruolo più importante. Chi può si è già messo al coperto, mentre Ubs prevede che la quotazione arrivi a 2850 dollari l’oncia entro la metà del 2025.