approfondimenti/regolazione
Il nuovo rapporto banca-impresa

Al Codice sulla crisi di impresa sta per aggiungersi un nuovo corpus di nome, quelle sull'erogazione e il monitoraggio del credito previste dall'Eba. Questo cambierà il rapporto tra banche e imprese, soprattutto quelle Piccole e Medie, innescando un processo innovativo su vertici, organizzazione e trasparenza delle informazioni

Eugenio Alaio, Mario Bowinkel
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Piccole e Medie Imprese e Banche si trovano a un punto di svolta. Il combinato effetto delle Linee guida della European Banking Authority (EBA) in materia di erogazione e monitoraggio del credito destinate a entrare in vigore a fine giugno 2021 da un lato, e gli obblighi già in vigore introdotti dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza dall’altro, pongono entrambe le categorie di operatori di mercato innanzi alla necessità di apportare un cambio di prospettiva radicale all’interno delle proprie strutture, così come nei rapporti con gli stakeholder. 

L’obiettivo di risultare adempienti in quanto alle normative citate non può prescindere da un processo evolutivo che coinvolga anche la controparte. Come potrebbero gli istituti di credito svolgere appieno i propri compiti in termini di monitoraggio se le imprese non fossero in grado di fornire le informazioni periodiche, infrannuali, necessarie?

D’altronde gli organi amministrativi delle imprese sono tenuti, già da numerosi mesi, ad istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, che permetta di rilevare tempestivamente i segnali di una potenziale crisi d’impresa all’orizzonte e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi tempestivamente al fine di adottare e attuare uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi stessa ed il recupero della continuità aziendale.

All’organo di controllo spetta la vigilanza su quanto concretamente predisposto ed adottato dall’azienda e su quanto effettivamente realizzato in termini di funzionamento operativo. Ciò ha chiaramente riflessi sui propri rapporti con le banche, che devono d’altro canto anch’esse strutturarsi adeguatamente al proprio interno.

Il nuovo rapporto Banca-Impresa che va delineandosi mostra palesi interrelazioni con il mondo dei Consulenti aziendali specializzati in Finanza Aziendale che – per quel che attiene in particolare agli adeguati assetti organizzativi, al monitoraggio periodico così come all’attività di pianificazione strategica ed economico-finanziaria – assumono sempre più un ruolo fondamentale nel supporto alla gestione di impresa, anche e soprattutto nell’attuale fase di emergenza e di incertezza, in vista altresì di quella successiva di rilancio e sviluppo delle attività.

Da parte delle imprese v’è da assimilare la consapevolezza di dover strutturare la propria funzione strategico-finanziaria con figure professionali che siano in grado di supportare il top management nelle attività di analisi, di pianificazione e di monitoraggio sulla cui base potere, da una parte, prendere decisioni ponderate e consapevoli e, dall’altra, realizzare una comunicazione finanziaria adeguata.

Da parte delle banche è indispensabile dotarsi di un presidio interno costituito da risorse in possesso di adeguate competenze e delle necessarie caratteristiche di dinamicità, che permetta sia di interloquire con efficacia e comprendere le specifiche peculiarità dei diversi business esaminati nell’attività di istruttoria, sia di accelerare il processo decisionale che porta alla concessione o al diniego del credito.

Piani d’impresa e Report di monitoraggio, al massimo trimestrali, sviluppati da Dottori Commercialisti specializzati ed indipendenti che garantiscano trasparenza devono divenire, da un punto di vista bancario, il fulcro del nuovo fascicolo informativo richiesto alle PMI, ma allo stesso tempo gli Istituti di credito devono impegnarsi nel formare i propri addetti e nel dare risposte tempestive e trasparenti, entro tempi certi.

Fondamentale, di nuovo, il ruolo dell’Advisor specializzato, il cui operare è a tutela sia dell’impresa da eventuali comportamenti speculativi, sia del corretto svolgimento del processo informativo che è alla base di qualsiasi attività istruttoria.

Tali best practice potrebbero determinare benefici per entrambe le parti in termini di Rating aziendale (processo di notching/override, nel passaggio dagli score al rating) e conseguenti accantonamenti bancari sul fronte dei requisiti patrimoniali (patrimonio di vigilanza), grazie alla maggiore trasparenza, alla disponibilità di dati aggiornati e non obsoleti, all’inclusione ed aggiornamento delle soft information (dati qualitativi) ed alla corretta comprensione e formalizzazione delle peculiarità degli specifici business e delle relative potenzialità, con un focus più attento sulle capacità manageriali al fine di premiare il merito dei vertici d’impresa che abbiano avviato concretamente un percorso virtuoso di evoluzione interna.

L’ottimizzazione del rapporto Banca-Impresa, inoltre, permetterebbe un più efficiente accesso al credito per le PMI, in termini di omogeneità della struttura finanziaria aziendale con le prospettive del proprio business, di affidamenti più in linea con il fabbisogno finanziario reale, di migliori condizioni negoziali e garanzie più adeguate. Nell’età dell’informazione, centrale è l’esigenza di abbattere l’asimmetria informativa che ancora sussiste tra le due categorie di operatori economici, dovendovi basare il rapporto su informazioni approfondite, attendibili e non obsolete, al fine di sviluppare un efficiente ed efficace dialogo tra l’impresa e la banca.

È opportuno sottolineare come un tale processo innovativo rappresenti non soltanto un adempimento normativo, bensì un’opportunità di sviluppo, un salto evolutivo in materia di Strategia, Finanza e Controllo quanto mai essenziale nell’attuale contesto economico e finanziario, sempre più dinamico e turbolento.

Le attuali evoluzioni macroeconomiche, il processo di radicale e repentino mutamento del contesto produttivo nazionale ed internazionale, acuito dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, le innovazioni in corso sia di tipo tecnologico che inerenti ai modelli di business delle imprese, che impattano con particolare intensità sulla gestione delle PMI italiane, e le frenetiche attività di riforma delle normative che regolano il sistema finanziario, non possono che imporre ai vertici delle imprese e degli istituti di credito una riflessione profonda sugli sviluppi futuri.

Entrando nel merito delle guidelines EBA – pubblicate il 29 maggio 2020 nella versione finale – esse andranno in vigore dal 30 giugno 2021 per quel che attiene ai prestiti generati a partire da quella data e dal 30 giugno 2022 per quelli oggetto di rinegoziazione dei termini o delle condizioni.

In quanto al monitoraggio, le nuove procedure dovranno essere recepite entro il 30 giugno 2024. Esse affrontano diversi aspetti del ciclo di vita del credito, con l’obiettivo di migliorare i processi di concessione e la governance delle Banche, attraverso la previsione di sistemi di erogazione prudenti e robusti che determinino una minore e più consapevole assunzione dei rischi e, soprattutto, una gestione ed un monitoraggio delle posizioni tali da contribuire alla riduzione del passaggio a deteriorato di parte del portafoglio crediti.

Tali linee guida seguono la pubblicazione di quelle sui non performing loans (NPLs), finalizzate alla gestione e riduzione dello stock di deteriorati. L’intento del legislatore è stato, quindi, quello di affrontare progressivamente la gestione del credito nella sua interezza, concentrando l’attenzione dapprima sul credito deteriorato che con maggiore urgenza necessitava di un deciso intervento e, poi, sulla gestione ordinaria del portafoglio in essere con particolare riferimento alle posizioni c.d. ad alto rischio, al fine di poter assicurare la stabilità del sistema finanziario.