Il Principe

di Leonardo Morlino

Il governo rischia di girare a vuoto

Qual è lo spazio di manovra di Lega e Fratelli d'Italia per realizzare le promesse elettorali - dal problema immigrazione alle riforme - aldilà dei proclami?

Leonardo Morlino
MORLINO

Le elezioni europee ci saranno all’inizio di giugno prossimo, fra circa nove mesi, ma i leader politici lanciano già i temi con i quali animarle e attirare i voti. Data la struttura ultradecennale del voto in Italia, si potrà cercare solo un riequilibrio all’interno delle forze della maggioranza di governo, soprattutto con Salvini e la Lega, e una ricomposizione a sinistra tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. D’altra parte, lo spazio dei partiti che vorrebbero attirare voti da entrambi gli schieramenti è molto ridotto e del tutto affidato alle capacità di appello del leader (Renzi?), che dovrà comunque superare la soglia di sbarramento (4%). In questo contesto, così rapidamente delineato, che possono fare i diversi partiti di maggioranza, presi dalla necessità di mantenere l’alleanza nel governo e le esigenze della competizione elettorale?

Se ci focalizziamo sul partito il cui leader è molto attivo e presente sui media, la Lega, alcuni aspetti problematici emergono subito. Alcuni anni fa, approfittando della debolezza di Fratelli d’Italia e dovendo tener conto delle conseguenze della crisi economica, Salvini ha spostato il suo partito verso destra mettendo da parte la domanda di forte decentramento, tradizionalmente tipica di quel partito. Ma alla fine, come si è costatato nelle elezioni dello scorso settembre, un’opinione che si era spostata a destra ha preferito l’originale (FdI) con una leadership forte, riconosciuta e affidabile, come quella della Meloni, a un possibile sosia che aveva le sue ambiguità passate e una volubilità recente.

Salvini ha dovuto fare di necessità virtù ed è tornato ai vecchi temi del decentramento oltre alle posizioni anti-immigratorie. Il punto è che le riforme necessarie per un efficace forte decentramento richiederebbero risorse che non ci sono e le posizioni anti-immigratorie rimangono fini a se stessi a fronte di un fenomeno epocale che durerà per diversi anni ancora e alle esigenze di manodopera delle nostre imprese. In breve, si sbandierano temi identitari quali ordine, decentramento e anti-immigrazione, che tali rimangono e su cui poco o nulla si può fare. Si gira a vuoto per mostrare che Salvini c’è e cerca voti per giugno.

Se pensiamo a tutti i problemi che sta avendo il governo nel fare il bilancio, che passerà poi il vaglio della Commissione Europea, e la ragionevole apparente decisione di contenere le spese, si capisce che lo spazio politico della stessa Meloni e del suo partito siano pressoché inesistenti. Le promesse fatte in campagna elettorale devono essere messe da parte e si può tornare solo ai tradizionali temi identitari che in sé non costano. In questa prospettiva, resta particolarmente decisivo mantenere quello zoccolo duro per cui la Fiamma è ancora importante, anche per non lasciare spazi all’estrema destra. In breve, anche qui si è costretti a girare in grande misura a vuoto e rinviare riforme e innovazione.

Lasciamo da parte l’analisi su Forza Italia, i cui elettori in buona misura si sposteranno sugli altri due partiti, secondo i sondaggi, dopo la perdita del loro egemonico leader e veniamo al punto centrale. Se la maggioranza di governo si trova costretta nella situazione appena tracciata, comunque, i problemi ci sono e premono per soluzioni che non arrivano. I due principali che si possono indicare sono la povertà relativa, che secondo l’Eurostat riguarda circa un quarto degli italiani, e l’immigrazione con le sue complessità di accoglienza e controllo. Ma si può fare effettivamente qualcosa?

Escludendo i miracoli, salvo prova contraria le politiche fin qui adottate con contenere e controllare l’emigrazione hanno avuto pochi effetti. Il fenomeno continua in modo imponente. Sull’altra politica, senza un reddito di cittadinanza, gli altri provvedimenti sono piccoli palliativi, dovuti in primo luogo alla mancanza di risorse. Possiamo sperare allora nell’impatto dei progetti formulati con il PNRR, sperando nelle conseguenze positive che ne possono derivare?

Pur volendo essere ottimisti, va capito un aspetto importante: ci sono problemi le cui soluzioni possono giungere solo nel medio o lungo periodo. Entrambi, povertà relativa e immigrazione, se visti in positivo e buona volontà, fanno parte di questo tipo di problemi. Ma preliminare è che ci sia un governo che abbia risorse per affrontarli o che almeno si predisponga per avere queste risorse in un tempo non troppo lontano. Ma rischiamo di dover aspettare la fine di questa legislatura e le prossime elezioni nazionali.

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