Come valutare la conclusione dell'Opa di Monte dei Paschi su Mediobanca passando da una analisi strettamente finanziaria - che avrebbe ipotizzato un altro epilogo - a una non bancaria. Immaginando anche la potenziale efficacia futura dell'integrazione
L’operazione di offerta pubblica promossa dal Monte dei Paschi di Siena (BMPS) nei confronti di Mediobanca Banca di Credito Finanziario (MBBCF ) ha raggiunto i suoi obbiettivi. Si è trattato tecnicamente di una delle operazioni M&A tramite offerta pubblica di maggiore dimensione tra due istituzioni bancarie fra loro non troppo distanti sotto il profilo della dimensione, anche se la banca attrice dell’operazione aveva una dimensione degli asset under management maggiore ed una capitalizzazione di mercato superiore e storicamente più stabile.
Sempre sotto la guida dell’analisi finanziaria, l’analisi qualitativa premiava MBBCF per posizione di mercato, andamento tendenziale, robustezza e riconoscimento del management. Infine, BMPS, la banca più antica del mondo al netto delle trasformazioni storiche di alcuni Monti dei Pegni, trasformati in banche dopo il 1472, vantava una presenza sul mercato difficile per reputazione e capitalizzazione negli ultimi 15/20 anni.
Per contro MBBCF ha vissuto una situazione finanziaria stabilmente brillante, ma una profonda trasformazione strategica sempre negli ultimi anni, spostando la propria business combination dal wholesale al retail e cambiando, quindi la formazione prevalente del margine di contribuzione e la natura della propria attività, pur mantenendo un’immagine ancorata al passato.
Tuttavia, osservare con l’occhio del tecnico non consente di comprendere lo svolgersi degli eventi. Le risultanze contabili e finanziarie debbono prendere in considerazione anche altri fattori trasformandoli in decisioni finanziarie. Possiamo cercare di capire il perché dell’esito finale quantificando alcuni eventi:
Cambiando approccio nella valutazione, la storia delle offerte pubbliche evidenzia e dimostra che il risultato atteso è favorevole e scontato laddove si considera che un prezzo equo e un buon premio rispetto al prezzo di mercato sono le condizioni di base per il successo delle operazioni, se i governi non si oppongono o un azionista proveniente dall’esterno (il cavaliere bianco) non interviene.
Nel caso in oggetto, l’azionista di riferimento di Mps – di fatto il Governo qualora non fosse in discordia al proprio interno – era apertamente favorevole all’operazione e nessuno ha cercato di contrastarla. Anzi, si è formata un’alleanza fra i due azionisti” non banchieri”, il MEF ed altri soci indirettamente collegabili per ulteriori interessi industriali e finanziari.
Quanto fin qui esposto evidenzia le ragioni non bancarie del percorso dell’offerta pubblica. Per completare lo stato dell’arte che ha indotto a promuovere l’offerta e molti soggetti ad aderire, dobbiamo considerare alcune errate letture in ottica attuale della condizione e della posizione delle due banche, che hanno spinto verso letture non corrette della realtà corrente.
La lettura pubblica della situazione è fortemente condizionata dai due distinti “passati” di ciascun soggetto:
Questa rappresenta l’incognita principale. Da un lato, ciò rende difficile la valutazione per chi scrive. Più difficili sono anche le scelte per i soci. Non è per nulla certo che l’attuale coesione dei soci che hanno di fatto costruito e manovrato questa e altre operazioni venga mantenuta nel tempo.
Uno dei due soggetti industriali è guidata da un management forte ma che non è in prospettiva l’azionista forte del futuro (nella Delfin). Gli eredi di questa sono molti (otto), tutti uguali nel peso fra loro e non necessariamente coesi nella volontà della gestione dell’oggetto MedioMonte, oppure MonteMedio. Il posizionamento dei singoli futuri soci singoli potrebbe invertirsi al variare della composizione dell’azionariato dopo la ripartizione dell’eredità e le inevitabili scelte di rivendita (esterna e interna delle quote).
L’altro soggetto industriale Caltagirone è oggi in una situazione opposta, avendo un dominus indiscusso, ma anziano, e con uno status ereditario ancora da individuare (anche attraverso l’utilizzo della quota disponibile e le sconosciute scelte dei singoli eredi.
Ovviamente questo scenario muterebbe qualora il management e i soci del lato vincitore fossero in grado di attuare in tempi rapidi una propria strategia, imponendo una soluzione che condizionerebbe le future scelte con governance e prospettive di nuovo diverse.
Sospendo qui l’approfondimento che potrebbe coinvolgere l’intervento di banche terze (più grandi, omogenee o derivanti da una delle mosse ipotizzate da quei soci che attualmente hanno promosso questa ed altre offerte pubbliche).
Come potete osservare non ho citato le due grandi incognite, al momento latenti ma esistenti, e cioè Unicredit e Generali, all’interno delle quali Delfin e Caltagirone sono ulteriormente presenti.