Il toro non durerà per sempre. È l’ammonimento che da tempo si sente ripetere da analisti e operatori. La frenata delle Borse alla fine dello scorso anno ha fatto pensare che il momento fosse arrivato. Poi, con l’inizio dell’anno nuovo, le quotazioni si sono riprese. Le banche centrali, Fed in testa, hanno fatto capire che il momento del rialzo dei tassi è rinviato, e l’armageddon non è adesso.
Ma intanto i capitali si stanno organizzando. E stanno prendendo strade diverse dalle Borse. Quali? Quelle dei mercati privati. Il fenomeno non è nuovo, ma il suo peso è cresciuto in questi anni di crisi, ed è diventato rilevante. Lo certifica la Relazione annuale sul private market di McKinsey, appena pubblicata: il private market, dice, da strumento alternativo è diventato mainstream. Ha infatti calamitato ingenti capitali, e il numero dei deal ha sorpassato quelli del 2007, l’anno prima della grande crisi. Il valore dei deals ha raggiunto nel 2018 la cifra di 1,4 trilioni di dollari.
Il fenomeno non si è materializzato solo nell’ultimo anno. Il 2018, anzi, ha registrato una flessione dell’11 per cento nel flusso di risorse. Ma è il trend che conta. E il trend dice che l’interesse degli investitori negli strumenti del private market non è mai stato così vivo: i fondi chiusi che investono in private equity, nel real estate, nel private debt, nelle infrastrutture o nelle risorse naturali, e via dicendo (sono esclusi gli hedge fund) hanno visto crescere il valore netto degli asset del 18 percento l’anno appena trascorso. Dall’inizio di questo secolo, vuol dire un incremento di 7,5 volte. Una velocità doppia di quella della crescita della capitalizzazione delle borse.
Sono aumentati soprattutto i mega-deal, quelli da più di 5 miliardi di dollari l’uno: nel 2018 sono stati 19, contro i 15 del 2017 e i nove del 2016. A tirare sono stati in particolar modo gli investimenti in infrastrutture, settore che ha calamitato la spesa crescente sia privata che pubblica negli ultimi anni (con un più 4 per cento l’anno). Inoltre il McKinsey Global Institute prevede che di qui al 2035 saranno necessari ingenti capitali per tenere il passo della crescita economica. E di questi capitali, stimati dell’ordine di 4 trilioni di dollari all’anno, una bella fetta sarà appunto rappresentata dagli investitori dei mercati privati.