Libri

a cura di Filippo Cucuccio

I rischi della disuguaglianza

E. Occorsio e S. Scarpetta, Un mondo diviso. Come l’Occidente ha perso crescita e coesione sociale. Con una prefazione di Ignazio Visco. Laterza, 2022, pp. XVIII, 167, 18 euro. 

Giovanni Parrillo

Il volume di Eugenio Occorsio e Stefano Scarpetta – giornalista economico di lungo corso il primo e  direttore per il Lavoro, l’occupazione e le politiche sociali dell’OCSE il secondo – fa il punto su un fenomeno la cui percezione è forte nella società, soprattutto quella italiana, colpita da un ristagno trentennale, e punta l’indice sui gravi rischi che la crescita delle disuguaglianze può avere per i valori occidentali.  

In effetti, nelle ultime tre decadi le disuguaglianze nella distribuzione del reddito sono molto aumentate nei paesi industrializzati, minando la coesione sociale e generando fenomeni di populismo. Nei paesi OCSE, “se in media negli anni ’80 il reddito disponibile del 10% più ricco era in media 7 volte quello del 10% più povero… nell’ultimo decennio si è avvicinato al 10 a 1”. 

Un’altra evidenza è che la pandemia ha reso più acute le differenze sociali, soprattutto per gli ambienti più svantaggiati. “La crisi ha colpito i più vulnerabili in maniera sproporzionata, dall’accesso all’istruzione e alla formazione, alla salute e al mercato del lavoro”. La crisi sanitaria si è inserita in uno scenario in cui – come nota Ignazio Visco nella sua Prefazione –  “Progresso tecnologico e globalizzazione se offrono grandi opportunità di sviluppo presentano nel breve-medio periodo indubbi costi in termini di disponibilità di lavoro e rischi per l’equilibrio nella distribuzione di redditi e ricchezza, nonché per la stessa coesione sociale”. 

A tali fenomeni vanno date dunque risposte istituzionali e politiche. Gli interventi emergenziali attuati dalla UE hanno sicuramente contenuto fortemente gli effetti della crisi sanitaria, mostrando anche che molto, e in molte direzioni, può e deve ancora fare l’intervento pubblico, in particolare utilizzando al meglio l’occasione storica del PNRR.                                                                                                                  

Nei vari capitoli del libro, partendo da “le disuguaglianze in aumento” (cap. 1),  gli autori mostrano la catena di cause ed effetti con logica lineare e drammatica conseguenzialità: “l’ascensore sociale si è guastato” (cap. 2), ciò costituisce “un freno alla crescita” (cap. 3), che mette “la classe media in affanno”(cap.4)  e  genera  necessità di “redistribuzione e accesso alle opportunità”(cap. 5); per conseguire tali obiettivi “la formazione è la chiave di volta” (cap.6). Occorre dunque rimediare all’ “effetto cicatrice  prodotto sulla generazione covid”(cap. 7) con un miliardo e mezzo di studenti lasciati fuori dalle aule nel 2020 in 188 Paesi, e intervenire sul “gender gap” (cap.8) (misurato dal Word Economici Forum, il Global Gender Index nel 2020 vede l’Italia al 63° posto nel mondo) per “cogliere le opportunità del futuro … per chi ne avrà gli strumenti” (cap. 9). 

ll volume documenta con dovizia di analisi il fenomeno e propone numerose indicazioni per uscire da questa situazione. “Non c’è nulla di inevitabile nell’aumento delle disuguaglianze” chiariscono gli Autori. Se i megatrend (globalizzazione, progresso tecnico e invecchiamento della popolazione) contribuiscono ad allargare il gap, “l’esperienza dei Paesi industrializzati ci insegna che si può rispondere a queste sfide globali con istituzioni e politiche pubbliche adeguate  che permettano di rafforzare i benefici proprio dei trend globali di cui sopra” …. “I governi hanno principalmente due strumenti per rispondere alla sfida delle disuguaglianze: la redistribuzione dei ‘risultati di mercato’ attraverso tasse e trasferimenti e le politiche pubbliche che favoriscono l’accesso alle opportunità per chi sta in basso: scuola, università, salute pubblica, mercato del lavoro, casa”.  

Ma la politica redistributiva spesso non basta,  essa è quantitativamente in calo, la sua efficacia si è ridotta negli anni, ed è sempre più di difficile attuazione. Allora, secondo gli Autori, se è vero che le disuguaglianze hanno spesso radici profonde, occorre affrontare a monte queste determinanti e accrescere le opportunità di chi sta in basso.                 

Fra i tanti temi toccati dagli Autori, vogliamo qui menzionare quello, di estrema attualità,  degli effetti dell’innovazione tecnologica sul lavoro. Indubbiamente la pandemia, come tutte le crisi, ha aperto prospettive nuove, dando una spinta formidabile nell’uso delle tecnologie digitali. A questo fattore, certamente positivo, si associa però sia una perdita di posti di lavoro, sia una accentuazione del fenomeno della polarizzazione del lavoro, già messo in luce per il mercato USA nel 2006 da David Autor et al., con i lavoratori che si spostano dalle produzioni a reddito medio in due direzioni opposte: sia verso occupazioni più altamente qualificate, sia verso servizi con basse qualifiche e bassi salari, dove le attività manuali richiedono un grado di flessibilità e adattabilità che le rende poco informatizzabili. 

Di poco conforto sono alcune stime, anch’esse di fonte USA (Moretti), secondo cui per ogni lavoro high tech si creano 5 posti di lavoro tradizionali. Questo “moltiplicatore” potrebbe in effetti creare ulteriore polarizzazione del lavoro. Stime importati danno indicazioni quantitativamente diverse ma tutte dello stesso segno. I posti di lavoro a rischio con l’automazione vanno dal 47%  per gli Stati Uniti (Frey e Osborne) al 14% per l’area OCSE  (Nedelkoska e Quintini). 

Quello che sembra certo è che un’alta percentuale di lavoratori cambierà le proprie mansioni nel futuro per l’irruzione dell’Intelligenza artificiale (IA), anch’essa tendenzialmente divaricante sulle disuguaglianze. Se dà grandi opportunità, l’(IA) crea anche grandi rischi secondo gli Autori: “l’automazione e l’IA richiedono un maggiore intervento pubblico fatto di regole appropriate e oculate per accompagnare il processo e garantire che tutti possano trarne beneficio senza la creazione di ulteriori perniciose disuguaglianze strutturali”. 

In conclusione, il libro di Occorsio e Scarpetta costituisce un importante punto di rifermento per chiunque voglia interrogarsi sul futuro dell’occupazione e del lavoro e sulle ricadute fondamentali che le disuguaglianze e gli sviluppi tecnologici hanno creato e ancor più produrranno in futuro. “Rispetto al passato anche recente la consapevolezza è oggi universale; il gap … mina l’economia globale, la sua sostenibilità economica, sociale e ambientale”. 

Se la situazione non è positiva, vi sono però i rimedi. Primo fra tutti l’intervento pubblico, come accennato all’inizio, e soprattutto l’occasione che il PNRR venga utilizzato per creare un ambiente più inclusivo, investendo nel digitale e nella crescita sostenibile, ma permettendo anche “di investire nell’accesso all’istruzione e formazione, alla sanità al lavoro di qualità  e di ridurre se non chiudere il gap nei nostri sistemi di protezione sociale”.