Il Centro Arcelli della Luiss (Casmef) e Deloitte Financial Advisory hanno collaborato sulla ricerca Online Gaming per descrivere il settore del gioco online in Italia e le prospettive future, anche attraverso un confronto internazionale. Questo articolo ne rappresenta le riflessioni conclusive.
In questi anni di crisi economica, un settore che non ha conosciuto problemi di crescita è stato quello del gioco. A livello mondiale, il gioco ha raggiunto nel 2017 un volume di 897 miliardi di euro (era di 783 nel 2015), e parte di questa crescita è dovuto alla penetrazione del gioco online. Tanto promettente, che anche se oggi rappresenta solo il 10 per cento delle scommesse, la previsione è che diventerà questo il mezzo principale per lo sviluppo del settore.
Oggi quasi la metà del gioco online che si svolge nel mondo avviene in Europa, e in Europa i mercati principali sono Regno Unito e Italia.
Da noi il gioco online ha iniziato a svilupparsi dal 2012, e ha registrato negli ultimi anni tassi di crescita molto sostenuti: la raccolta è passata da circa 14 miliardi di euro del 2013 a circa 27 miliardi del 2017, e le entrate erariali ne hanno beneficiato passando da 183,5 milioni di euro a 305,0 milioni di euro, con un incremento del 66,3%.
Se si guarda all’impatto del settore nella sua totalità, sia online che offline, esso ha generato 9,806 miliardi di euro di entrate pubbliche nel 2017, con una crescita del 21,5% rispetto al 2015. Le entrate erariali relative al gioco online rappresentano dunque ad oggi solo il 3% rispetto al totale delle entrate generate dal settore dei giochi.
Un successo così rapido del segmento online è attribuibile a due fattori principali: in primo luogo, l’accesso al gioco è notevolmente facilitato in quanto i giocatori non devono rivolgersi ai punti vendita della rete fisica, ma possono giocare direttamente dal proprio PC, tablet, o smartphone. In secondo luogo, al gioco online viene garantito un payout decisamente più elevato rispetto a quello praticato su rete fisica, rendendo questa modalità di gioco decisamente più appetibile per i consumatori. Nel 2017 le vincite totali sono state 25,6 miliardi, con un payout medio del 94,9 per cento.
L’opportunità offerta da Internet per lo sviluppo del gioco, oltre ai tangibili effetti positivi a livello economico, ha anche messo in evidenza alcuni problemi. Per esempio, la diffusione del gioco illegale. Oggi gli operatori dello spazio economico europeo possono accettare scommesse di quanti risiedono in Italia solo se in possesso di una concessione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Chi non lo è, viene oscurato e inserito in una blacklist.
Questo non impedisce l’attività illegali di scommesse su piattaforme ubicate in mercati esteri, che operano attraverso dei centri di trasmissione dati (CDT) che si limitano a mettere in contatto il giocatore con il bookmaker estero. La Guardia di Finanza stima che il volume d’affari arrivi, nel gioco online, a quasi due miliardi di euro.
Eppure proprio le caratteristiche intrinseche del canale online, che favoriscono il monitoraggio dei dati degli utenti e dei flussi di scommesse (di ciascun giocatore l’Agenzia registra l’attività in termini di numero di giocate, soldi impiegati e vincite), è l’arma più efficace per facilitare il controllo.
Negli ultimi anni, gli utenti interessati al nuovo canale di distribuzione si sono potuti rivolgere ai siti legali, e l’attività dei cosiddetti CTD è stata resa meno attraente e quindi meno remunerativa. Ciò è stato possibile grazie ad una regolamentazione all’avanguardia.
A seguito delle liberalizzazioni avvenute nel mercato a partire dal 2006, il settore del gioco italiano si è presentato come un modello a livello internazionale per l’assetto istituzionale, l’omogeneità a livello fiscale e per la regolamentazione in materia di pubblicità. E in termini di attrattività economica. Gli investimenti effettuati dagli operatori sul territorio hanno avuto anche un impatto positivo intermini di valore aggiunto e occupazione.
Tuttavia, è importante essere consapevoli dei rischi. E tenere sotto controllo quelli che sono i potenziali danni che lo sviluppo del settore può avere sulla società e sulla salute dei giocatori: conoscere quali sono le fasce più deboli esposte, e come gestire il fenomeno del gioco problematico.
Su questo fronte occorre fare una riflessione. Generalmente, misure restrittive non coordinate, poco oculate e mirate fra loro, più che limitare i rischi connessi al gioco, possono finire non solo per essere impattanti a livello economico sul settore, ma anche per veicolare i giocatori (in particolare quelli problematici) sul segmento illegale.
Ad esempio, la nuova regolamentazione in termini di pubblicità contenuta nel c.d Decreto Dignità, andrebbe a stravolgere un mercato in cui gli operatori italiani nel 2016 hanno investito 71,6 milioni di euro (spese di pubblicità e marketing) e, nei primi 9 mesi del 2017, 45,8 milioni di euro.
Per governare al meglio il fenomeno del gioco illegale e problematico e massimizzare il beneficio economico derivante dal settore nel nostro Paese, risultano necessari una serie di interventi mirati, equilibrati e concreti. È inoltre auspicabile una condivisione degli intenti tra operatori pubblici e privati nell’affrontare le questioni più controverse.
L’intervento degli stakeholder pubblici e privati potrebbe articolarsi su quattro principali assi: (i) allineamento degli interessi dei singoli attori attraverso la redistribuzione delle entrate fiscali; (ii) creazione della consapevolezza degli utenti; (iii) prevenzione del gioco minorile; (iv) innovazione tecnologica. Ecco con quali proposte.
Tutti i proventi erariali derivanti dal settore dei giochi, oggi, confluiscono nelle casse dello Stato. Questo sistema fa sì che gli enti locali e le regioni si trovino a dover gestire esclusivamente gli impatti negativi derivanti dallo sviluppo del settore. Questo regime, inoltre, non permette che le entrate pubbliche derivanti dai giochi vengano reinvestite in maniera mirata e concreta nella lotta al gioco illegale e a quello problematico.
Canalizzare parte di queste entrate verso gli enti locali porterebbe ad un maggiore coinvolgimento di questi ultimi nello sviluppo di politiche attive mirate a prevenire il gioco problematico, l’illegalità, e a fornire supporto ai giocatori.
Inoltre, l’introduzione di un vincolo di destinazione sulle entrate, al fine di destinare parte di queste risorse in investimenti in attività collegate alla lotta al gioco problematico, potrebbe risultare utile nel ridurre gli impatti sociali negativi del settore.
Per contrastare il gioco problematico, può risultare utile aumentare la consapevolezza degli utenti sulle implicazioni negative che possono derivare da comportamenti di gioco irresponsabili. Gli sforzi degli operatori pubblici e privati nel promuovere campagne di sensibilizzazione sono risultati poco efficaci.
Occorrono campagne di gioco responsabile più coinvolgenti, meno generiche e più focalizzate. Ad esempio, si potrebbero ideare campagne specifiche sul tema del gioco problematico finanziate tramite un meccanismo che obblighi a reinvestire una parte degli introiti (sia dello Stato che degli operatori) in messaggi pubblicitari focalizzati sul gioco responsabile. Anche gli operatori di mercato trarrebbero giovamento da uno sviluppo sano del comparto che, allentando la tensione politica sul gioco, favorirebbe gli investimenti futuri.
Diversi studi dimostrano che quanto prima si inizia a giocare, tanto maggiore è la possibilità di sviluppare comportamenti problematici o patologie connesse al gioco. In Italia i giochi con vincite in denaro sono vietate ai minori, tuttavia risulta necessario rafforzare controlli e sanzioni per limitare l’accesso di questi ultimi ai giochi.
Sul fronte del gioco online i processi ad oggi esistenti, sebbene mirati alla specifica individuazione dell’utente, risultano inadeguati nel prevenire in maniera sistematica l’accesso dei minori alle piattaforme online. Mancano strumenti di verifica adeguati per identificare il reale utente che usufruisce di tali servizi: è necessario l’inasprimento del processo di verifica e identificazione tramite strumenti avanzati (e.g., riconoscimento facciale, verifica video, impronta, etc.).
Sul segmento offline è possibile arginare l’accesso dei minori al gioco attraverso un’attenta collocazione dei dispositivi di gioco nei locali e un’adeguata policy riguardante le distanze minime da luoghi sensibili.
Risultano inoltre necessarie iniziative di educazione mirate al target dei più giovani. Il segmento dei più giovani infatti tende ad essere più focalizzato sugli aspetti del gioco collegati alle vincite e alla possibilità di guadagni in tempi brevi. È fondamentale che si sviluppino anche qui delle campagne di sensibilizzazione, partendo ad esempio dalle scuole, in cui è più facile aumentare la consapevolezza fra i giovani dei rischi connessi al gioco.
Una delle principali difficoltà sta nell’identificazione e nella mappatura dei giocatori problematici. La diffusione del gioco online, data la facilità nella raccolta dati e l’obbligo di registrazione, potrebbe dare un’importante spinta verso questo obiettivo, offrendo la possibilità di tenere sotto controllo variabili (volumi delle giocate, tempo speso a giocare, grado di diversificazione nella scelta dei giochi, etc.) che, secondo alcuni studi scientifici, potrebbero essere direttamente correlate con il rischio di sviluppare un atteggiamento problematico nel gioco.
Un importante strumento in questa direzione sarebbe lo sviluppo di un sistema unico tra gli operatori offline in grado di mappare quelli che sono i comportamenti dei giocatori sul canale land-based.
La possibilità di sviluppare un database con i dati comportamentali dei giocatori permetterebbe di portare a termine delle strategie focalizzate per ogni tipologia di giocatore, dalle iniziative informative a quelle sanitarie e di sostegno.
Questo tipo di sistema favorirebbe anche la creazione di un registro unico per l’autoesclusione, anche sul segmento offline, permettendo così ai giocatori di escludersi dal gioco su tutti i canali possibili.
Al fine di sviluppare questa iniziativa unica a livello online e offline, risulta però cruciale uniformare la regolamentazione in materia di raccolta e mantenimento dei dati relativi agli utenti (oggi il mantenimento dei dati sul canale offline ha un limite massimo di due anni, mentre sul canale online di dieci anni).
L’adeguato monitoraggio dei comportamenti di gioco potrebbe anche portare allo sviluppo di un sistema grazie al quale si limitino i comportamenti problematici di particolari classi di giocatori, per esempio limiti di tempo o limite d’accesso a particolari giochi.
*Luiss
**Deloitte